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  • Giovedì 12 giugno 2025

Cos’hanno di nuovo, e cosa no, le rivolte in Irlanda del Nord

Sono in corso da tre giorni, aizzate da gruppi di estrema destra contro gli immigrati: una cosa già vista di recente sia in Irlanda che nel Regno Unito

Due protestanti davanti ai veicoli della polizia, a Ballymena, Irlanda del Nord, 11 giugno
Due protestanti davanti ai veicoli della polizia, a Ballymena, Irlanda del Nord, 11 giugno (AP Photo/Peter Morrison)
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Per il terzo giorno consecutivo ci sono state rivolte antimigranti a Ballymena, in Irlanda del Nord. Sono iniziate lunedì e mercoledì sera si sono allargate a Larne, dove è stato incendiato un centro sportivo. Ci sono stati disordini più contenuti anche a Carrickfergus, a Newtownabbey e nella zona nord di Belfast. Negli scontri con le forze dell’ordine sono stati feriti 32 agenti, ma l’ultima comunicazione della polizia si riferisce a martedì. Sono stati arrestati almeno 5 rivoltosi.

L’Irlanda del Nord non è nuova alle rivolte, che però storicamente hanno avuto motivazioni politiche legate alla storia della regione: unionisti contro nazionalisti. L’elemento di novità di queste ultime è il movente razziale, o meglio razzista, che le accomuna ad altre degli ultimi anni sia in Irlanda sia nel Regno Unito.

Anzitutto, il motivo. Le proteste sono cominciate in reazione a un caso di presunte molestie sessuali a una ragazza, sabato a Clonavon Terrace, un quartiere di Ballymena. Lunedì, per quel caso, in tribunale sono stati interrogati in videocollegamento due 14enni: parlavano romeno, hanno avuto bisogno di un interprete, e hanno negato le accuse. Quel giorno, sui social, è circolato un post che convocava una veglia pacifica per lunedì sera stesso. L’obiettivo era «mostrare la nostra rabbia per ciò che non può e non sarà accettato in questa città».

Una barricata a Ballymena, l'11 giugno

Una barricata a Ballymena, l’11 giugno (AP Photo/Peter Morrison)

Dopo una breve marcia a Clonavon Terrace, la manifestazione è degenerata. Sono iniziati gli scontri con la polizia, che poi si sono ripetuti martedì e mercoledì sera. Gruppi di giovani a volto coperto hanno eretto barricate; hanno tirato agli agenti bottiglie, mattoni e molotov. Hanno incendiato auto e sfasciato le finestre delle case, con obiettivo quelle delle persone immigrate. Su alcune sono comparsi adesivi con scritto «casa britannica» o la nazionalità degli inquilini: non è chiaro se appiccicati dai rivoltosi o da chi, così, sperava di scampare la violenza.

La polizia è intervenuta con squadre cinofile e cannoni ad acqua. Sono stati chiesti rinforzi ad altre parti del Regno Unito. Il Police Service of Northern Ireland (PSNI) l’ha definita «violenza politica mirata contro le minoranze etniche e la polizia». Fin dall’inizio, infatti, la narrazione dei rivoltosi ha cercato di stabilire un collegamento diretto tra il presunto caso di molestie e l’immigrazione, che da quelle parti è inferiore rispetto ad altre zone del Regno Unito.

Un dispiegamento di polizia cerca di impedire ai rivoltosi di raggiungere la zona di Clonavon Terrace, l'11 giugno

Un dispiegamento di polizia cerca di impedire ai rivoltosi di raggiungere la zona di Clonavon Terrace, l’11 giugno (Charles McQuillan/Getty Images)

Jim Allister, un deputato al parlamento nordirlandese del più radicale partito unionista (Traditional Unionist Voice), ha parzialmente giustificato le rivolte sostenendo che dipendevano dalla frustrazione per «l’immigrazione incontrollata». L’Irlanda del Nord è la nazione più bianca, ed etnicamente omogenea, del Regno Unito: solo il 3,4% della sua popolazione appartiene a una minoranza etnica (contro il 18,3% di Inghilterra e Galles e il 12,9% della Scozia). Secondo il censimento del 2021 a Ballymena, che ha circa 31mila abitanti, la più nutrita comunità di origine straniera è quella romena, a cui appartengono i due 14enni accusati.

Nell’aizzare e poi celebrare le rivolte hanno avuto un ruolo anche gli attivisti e gli influencer di estrema destra: due categorie che si sovrappongono, come si era visto per le rivolte nel Regno Unito della scorsa estate.

Ballymena, l'11 giugno

Ballymena, l’11 giugno (Charles McQuillan/Getty Images)

I gruppi di estrema destra hanno amplificato la notizia del presunto caso di molestie già prima che i due 14enni venissero interrogati in tribunale (la prossima udienza sarà a luglio). Come fu dopo il pluriomicidio di Southport e per l’accoltellamento di Dublino, causa rispettivamente delle rivolte in Inghilterra dell’estate scorsa e di quelle di Dublino nel 2023, i gruppi di estrema destra hanno fatto disinformazione online sostenendo che i presunti molestatori fossero immigrati illegali. Non era così né per Southport né per Dublino; del caso di Ballymena ancora si sa troppo poco.

Il mese scorso il report di un’associazione per i diritti umani (il Committee on the Administration of Justice) aveva analizzato alcune precedenti proteste antimigranti in Irlanda del Nord. Ha concluso che le «narrazioni falsificate» sui social media, spesso alimentate da attivisti che non vivono in Irlanda del Nord, si erano innestate su «un preoccupante pattern locale di attivismo razzista e antimigranti».

Oltre agli slogan, un altro parallelismo con le rivolte dell’estate scorsa è infine il loro contesto sociale: sono iniziate in una zona abitata dalla working class e prevalentemente bianca. «Queste modalità di disordini non sono locali. Ciò che accadde a Dublino accelerò gli eventi dell’estate scorsa in Inghilterra, mentre la permeabilità dei social media è sembrata mettere il turbo alle tensioni su entrambe le sponde del mare» d’Irlanda, ha scritto il settimanale New Statesman.

La politica locale e nazionale ha condannato in modo unanime le rivolte. Mercoledì Emma Little-Pengelly, la vice prima ministra nordirlandese, è stata in visita a Ballymena. La famiglia della ragazza del caso di presunte molestie ha fatto sapere che non tollera le violenze e che si aspetta invece che «la giustizia venga fatta nel modo appropriato».

– Leggi anche: L’estrema destra che ha aizzato le rivolte antimigranti nel Regno Unito