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  • Martedì 28 novembre 2023

Le violente proteste di Dublino hanno sorpreso l’Irlanda

La rivolta anti immigrazione della settimana scorsa dimostra l'ascesa dell'estrema destra in uno dei paesi più tolleranti d'Europa

Polizia nel centro di Dublino, in Irlanda, il 24 novembre 2023 (AP Photo/Peter Morrisson)
Polizia nel centro di Dublino, in Irlanda, il 24 novembre 2023 (AP Photo/Peter Morrisson)
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Le violente proteste della settimana scorsa a Dublino, la capitale dell’Irlanda, sono state un fatto piuttosto sorprendente: sono state incitate e condotte da centinaia di attivisti di estrema destra e anti-immigrazione, in un paese considerato uno dei più tolleranti e aperti ai migranti all’interno dell’Unione Europea. Le proteste sono cominciate dopo che giovedì della scorsa settimana una persona aveva accoltellato quattro persone nel centro di Dublino, e si sono diffuse quando sui social network si è cominciato a parlare di un attentato terroristico commesso da una persona straniera: in realtà al momento la sua identità e nazionalità non sono pubbliche e la polizia ha espresso grossi dubbi sul fatto che l’attacco avesse una motivazione ideologica o religiosa.

I grossi scontri con la polizia hanno reso evidente quanto sia cresciuta la percezione, da parte di molti irlandesi, che gli stranieri siano responsabili di un aumento della criminalità e di altri problemi, percezione che almeno fino alla settimana scorsa era stata oggetto di sporadiche proteste e manifestazioni perlopiù pacifiche.

L’accoltellamento da cui sono nate le proteste è stato compiuto intorno all’ora di pranzo di giovedì scorso, di fronte a una scuola elementare di Parnell Square, nel centro di Dublino. Le persone accoltellate erano due bambine di 5 e 6 anni, un bambino di 5 e una donna di circa 30 anni: la donna e una delle bambine sono attualmente ricoverate in ospedale. L’uomo sospettato di aver compiuto l’attacco, ferito, è stato arrestato: si ritiene sia un cittadino irlandese, forse di origini straniere.

Le proteste sono iniziate nella notte tra giovedì e venerdì, quando centinaia di persone hanno preso d’assalto il centro, con slogan e cori anti immigrazione: ci sono stati grossi scontri con la polizia, lanci di bottiglie, vetrine rotte, fuochi d’artificio e veicoli in fiamme. Il primo ministro Leo Varadkar ha detto che alla protesta hanno partecipato circa 500 persone e 34 sono state arrestate: sono ora accusate di diversi reati contro l’ordine pubblico e di alcuni furti.

La protesta nel centro di Dublino era stata incitata nelle ore precedenti da diversi account su social e gruppi online, alcuni dei quali apertamente razzisti e xenofobi, con inviti molto espliciti alla violenza. Tra i contenuti più circolati online ci sono una serie di messaggi apparsi in una chat chiamata Kill All Immigrants, Uccidere tutti gli immigrati, in cui si invitavano i membri a protestare uccidendo «ogni cazzo di zingaro, straniero, chiunque». Nelle ore successive alla protesta la polizia ha attribuito la responsabilità dei disordini e della diffusione delle notizie false a «una fazione di hooligans squilibrati» di estrema destra.

Le proteste non hanno poi effettivamente colpito persone straniere, e hanno più che altro portato alla distruzione di negozi e all’incendio di automobili e veicoli. Allo stesso tempo gli scontri hanno provocato forti preoccupazioni nelle comunità di persone straniere che vivono a Dublino e nel resto dell’Irlanda. La Muslim Sisters of Eire, organizzazione di donne irlandesi e musulmane, ha sospeso la distribuzione di cibo per le persone senza fissa dimora, una delle sue principali attività. L’ambasciata algerina (una delle ipotesi sul sospettato dell’accoltellamento è che sia di origine algerina) ha invece invitato i cittadini algerini residenti in Irlanda a non uscire di casa per evitare violenze.

Le proteste anti immigrazione della settimana scorsa sono una relativa novità per l’Irlanda, che è un paese storicamente piuttosto tollerante con i migranti e dove negli ultimi anni il sentimento anti-immigrazione si era espresso in modo poco evidente e finora in forme pacifiche, sporadiche e piuttosto limitate.

Gli irlandesi hanno una storia di emigrazione sistematica abbastanza unica nella storia contemporanea, alla quale si è accompagnata anche una storia relativamente recente di discriminazioni e umiliazioni, che hanno reso la popolazione irlandese piuttosto sensibile sulla questione. A oggi un quinto della popolazione totale irlandese è nata fuori dall’Irlanda: nonostante questo, e a differenza di molti altri paesi europei, finora l’immigrazione non è mai diventata un tema particolarmente divisivo nella politica interna irlandese. Anche per questo l’Irlanda è tradizionalmente vista un po’ come un’eccezione, e gli irlandesi hanno guadagnato la fama di essere un popolo di persone «naturalmente accoglienti».

Questa attitudine si vede sia nella cultura popolare (un celebre detto gaelico, molto presente in Irlanda, è céad míle fáilte, che significa «centomila volte benvenuto») sia nei sondaggi: l’Irlanda è quasi sempre nelle classifiche dei paesi più accoglienti e meglio integrati dell’Unione Europea.

Negli ultimi anni però le cose hanno iniziato a cambiare: gruppi di attivisti di estrema destra hanno iniziato a sfruttare sempre più frequentemente l’immigrazione per presentarla come causa principale di molti problemi legati soprattutto all’aumento del costo della vita e alla crisi abitativa, un problema che in Irlanda riguarda migliaia di persone. Le proteste pacifiche contro i centri di accoglienza, già esistenti o in procinto di essere costruiti, sono piuttosto frequenti, e nel 2019 un hotel nella contea di Leitrim, nel nord dell’Irlanda, che era in lista per ospitare i richiedenti asilo è stato incendiato due volte.

Gli attivisti anti immigrazione hanno anche sfruttato casi di cronaca giudiziaria che hanno coinvolto persone straniere per creare allarmismo e presentare l’immigrazione come una minaccia alla sicurezza: un caso recente è stato la condanna nel 2022 di un uomo slovacco, Jozef Puska, accusato di aver ucciso un’insegnante, Ashling Murphy. Il capo della polizia irlandese, Drew Harris, ha detto al Guardian di ritenere che l’estrema destra e la sua radicalizzazione rappresentino un pericolo per la società irlandese e di presumere che ci saranno altre violente proteste come quelle della settimana scorsa.

Le proteste della settimana scorsa sono state anche duramente condannate da gran parte dell’opinione pubblica irlandese, e ha avuto particolare successo una raccolta fondi organizzata per un uomo straniero, un cittadino brasiliano, Caio Benicio, che giovedì scorso ha fermato l’aggressore che ha accoltellato le quattro persone davanti alla scuola elementare. La raccolta fondi, intitolata “Paga una birra a Caio Benicio”, ha già raccolto oltre 300mila euro.

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