I più grandi 45 minuti nella storia dello sport
Nei quali novant’anni fa il 21enne Jesse Owens fece quattro record del mondo, o forse addirittura sei

Lo statunitense Jesse Owens è ricordato soprattutto per le Olimpiadi di Berlino del 1936, dove davanti ad Adolf Hitler vinse quattro medaglie d’oro in sette giorni. Owens era nero e quelle vittorie a un evento organizzato per mostrare al mondo la potenza del nazismo ebbero una grande rilevanza storica, oltre che sportiva.
Circa un anno prima, il 25 maggio del 1935, Owens fece però qualcosa di ancora più grande in termini sportivi; qualcosa che ancora oggi, novant’anni dopo, non ha paragoni nella storia dello sport. Quel giorno, in meno di un’ora, Owens batté tre record del mondo, ne eguagliò un quarto e verosimilmente ne fece altri due. Secondo una nota definizione di Sports Illustrated quelli furono «i più grandi 45 minuti nella storia dello sport».
Quei 45 minuti si verificarono al Big Ten Championships, un evento annuale interuniversitario organizzato ad Ann Arbor, in Michigan. Figlio di un mezzadro dell’Alabama, Owens aveva 21 anni e gareggiava come studente dell’università statale dell’Ohio, in cui era riuscito a entrare per meriti sportivi. Proprio nel dormitorio di quell’università, cinque giorni prima del Big Ten Championships, Owens era caduto dalle scale: motivo per cui – come avrebbe raccontato lui in seguito – la sua partecipazione restò in dubbio fino a pochi minuti prima della prima gara.
Davanti ad alcune migliaia di persone e con indosso una canottiera rossa e con “OHIO” scritto sul petto, alle 15:15 Owens partecipò alla sua prima gara, sulla distanza di 100 yard (pari a 91 metri e 44 centimetri). Prima di essere quasi del tutto sostituite dai 100 metri, le 100 yard erano parecchio popolari, non solo negli Stati Uniti (dove la yard è tuttora usata come unità di misura per la lunghezza).
Partito più lento di alcuni avversari, Owens recuperò in fretta e concluse la gara in 9 secondi e 4 decimi, eguagliando il record del mondo. Allora i tempi erano ancora presi a mano da una serie di giudici. Circa la metà di loro fermò il cronometro a 9,4 secondi, gli altri a 9,3: le regole prevedevano però di andare cauti e attribuire il tempo più alto. È quindi probabile che oltre a eguagliare il record, Owens lo migliorò.
Alle 15:25 Owens fece il suo unico tentativo di giornata nel salto in lungo: un po’ perché era solito fare così per non sprecare energie che preferiva usare nella corsa, un po’ perché il programma del pomeriggio non gli permetteva di farne di più. Un salto fu comunque più che sufficiente: Owens atterrò a 8 metri e 13 centimetri. Nessuno mai, prima di quel giorno, aveva fatto registrare un salto più lungo di 8 metri.
Meno di dieci minuti dopo quel salto, ci fu la gara sulle 220 yard, che stava ai 200 metri piani così come le 100 yard stanno ai 100 metri. Owens vinse in 20,3 secondi, migliorando di 3 decimi il record del mondo. Nella foto scattata al traguardo Owens sembra correre solo: gli altri erano talmente indietro da non entrare nemmeno nell’inquadratura.

La foto scattata al traguardo della gara sulle 220 yard, 25 maggio 1935 (Bettmann/Getty Images)
Verso le 16 Owens stabilì un nuovo record del mondo nelle 220 yard a ostacoli, distanza che corse in 22 secondi e 6 decimi. Da allora è cambiata la distanza ed è aumentata l’altezza degli ostacoli, ma il record è significativo: nessuno aveva mai corso quella distanza in meno di 23 secondi. Owens, che non era un grande ostacolista, riusciva a sopperire grazie alla velocità. Altri saltavano meglio, ma lui era troppo più veloce.
Oggi può sembrare che alcune di quelle distanze siano marginali, secondarie. Ma nel 1935 erano distanze di riferimento, e ci sono ottimi argomenti per sostenere che Owens fece anche i record mondiali nei 200 metri piani e nei 200 ostacoli: 220 yard sono infatti pari a poco più di 201 metri.
Quindi: un record del mondo eguagliato (ma forse battuto), più tre record certi, più altri due parecchio probabili (quelli sui 200 metri piani e sui 200 a ostacoli). Fece quattro gare in 45 minuti, a 21 anni, correndo su piste rudimentali ricavate dalla cenere, senza l’ausilio dei blocchi di partenza, davanti a cronometristi dei quali il New York Times scrisse che erano «noti per essere tra i più prudenti in circolazione».
Dopo novant’anni, ancora è difficile trovare qualcosa di davvero paragonabile a quanto fece Owens quel giorno in meno di un’ora. Un ulteriore segno dell’eccezionalità di quel giorno sta in quanto resistettero alcuni di quei record. Solo nel 1948 qualcuno corse le 100 yard in 9,3 secondi, e ancora oggi nessuno è sceso sotto il tempo di 9 secondi.
Il record mondiale nel salto in lungo fu migliorato solo nel 1960. Con il suo salto di 8 metri e 13 centimetri Owens sarebbe arrivato sesto nella finale olimpica di salto in lungo alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Quei 45 minuti di quel 25 maggio del 1935 sono rimasti nella storia anche perché poco dopo le Olimpiadi di Berlino del 1936 Owens si ritirò. Per qualche anno partecipò a eventi di vario genere, in alcuni dei quali corse contro dei cavalli (a chi lo criticava, rispondeva che «le medaglie d’oro non ti danno da mangiare»), poi ebbe una fortunata carriera come oratore, consulente e imprenditore. In un evento organizzato per un anniversario di quei 45 minuti disse che furono «la più grande emozione» della sua carriera.



