Le elezioni comunali più importanti di cui non avete sentito parlare

A Giugliano, il terzo comune più grande della Campania, c'è stata una gara a non candidarsi: colpa di una mancata decisione del governo

Giugliano durante la tradizionale festa del "Volo dell'angelo" nel 2022
(ANSA/CESARE ABBATE)
Giugliano durante la tradizionale festa del "Volo dell'angelo" nel 2022 (ANSA/CESARE ABBATE)
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A Giugliano, città di ben 125mila abitanti a nord di Napoli, molti politici locali pensavano che il governo avrebbe sciolto l’amministrazione comunale per infiltrazioni della camorra prima delle elezioni comunali del 25 e del 26 maggio. Per questo non c’è stato il consueto affollamento di candidature, come invece era accaduto in passato in un comune che elegge 40 consiglieri, visto il numero di abitanti. Lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata nell’amministrazione di un comune comporta un commissariamento di almeno 18 mesi, durante i quali non possono tenersi elezioni. A sorpresa, il governo non ha commissariato il comune prima delle elezioni.

Formalmente comunque Giugliano è già commissariato da marzo. Nei mesi scorsi ci sono state diverse indagini giudiziarie sui rapporti tra la camorra e la politica locale, che hanno coinvolto gli ultimi due sindaci, un ex assessore all’Ambiente e alcuni consiglieri. A fine febbraio 19 consiglieri della maggioranza di centrosinistra si erano dimessi, facendo cadere la giunta, e il governo aveva deciso il commissariamento fino alla data naturale delle elezioni (cioè cinque anni dopo l’inizio del mandato). Nel frattempo aveva inviato tre ispettori per valutare se scioglierlo per infiltrazioni camorristiche. Quando è stato il momento di presentare le liste elettorali, molti ex amministratori e consiglieri comunali non si sono presentati, con ogni probabilità perché convinti che ci sarebbe stato un ulteriore commissariamento.

Si è ritirato il sindaco uscente Nicola Pirozzi, del Partito Democratico, indagato a ottobre scorso per l’assegnazione di un appalto sulla gestione dei rifiuti. Non si è candidato neppure il suo predecessore Antonio Poziello, un ex militante di Rifondazione comunista poi passato nel centrosinistra, indagato insieme a Pirozzi e arrestato a febbraio in un’altra indagine sui rapporti con il clan Mallardo, affiliato all’organizzazione camorristica “Alleanza di Secondigliano”. Non si sono ripresentati neppure 13 consiglieri uscenti e il Movimento 5 Stelle, da anni il partito di gran lunga più votato in città, ha ritirato il proprio simbolo.

Più in generale, rispetto alle elezioni del 2020 le candidature si sono quasi dimezzate: da 700 a 400.

Giugliano è la terza città della Campania per numero di abitanti dopo Napoli e Salerno. Ha un territorio vasto e vario, con campagne molto ampie, l’area protetta del lago di Patria e 2,5 chilometri di spiagge che si trovano a 25 chilometri dal centro cittadino. È anche una di quelle con più problemi ambientali e sociali irrisolti, dai rifiuti interrati o per strada alla presenza della camorra, alla gestione di alcuni campi dove persone di etnia rom vivono in condizioni molto precarie.

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Dal 2007 a Taverna del Re sono stati accumulati 6 milioni di tonnellate di ecoballe, grossi blocchi di rifiuti compattati, raccolti durante l’emergenza a Napoli e che ora la Regione Campania sta smaltendo. Nella zona industriale sono state sotterrate migliaia di tonnellate di scorie industriali che dovranno essere bonificate dal governo e nelle campagne ci sono tuttora decine di discariche abusive che periodicamente vengono incendiate.

Alla fine di aprile 450 persone rom che da alcuni anni occupavano i terreni di un imprenditore agricolo sono state trasferite in alcune piazzole di proprietà della Regione Campania e affidate alla Città metropolitana di Napoli. Secondo l’associazione 21 luglio, che si occupa di tutela dei diritti umani in Italia, il campo era «uno dei più crudi esempi della segregazione e dell’emarginazione che colpiscono le comunità relegate in questi insediamenti»: sono 450 persone, metà delle quali minorenni, «costrette a vivere in condizioni disumane, senza acqua, senza corrente elettrica, circondate dai rifiuti e lontane da ogni servizio». Il comune è stato condannato dal tribunale a bonificare i terreni.

Ad aprile i tre ispettori inviati dal governo per valutare le eventuali infiltrazioni della camorra avevano consegnato una relazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e lo scioglimento del comune sembrava imminente. Nel Consiglio dei ministri del 19 maggio però, l’ultimo prima delle elezioni, la situazione di Giugliano non è stata discussa: se ne riparlerà dopo il voto.

In teoria il governo non ha ancora deciso se commissariare Giugliano: in pratica il fatto di non decidere è già di per sé una decisione rilevante, che sta avendo conseguenze grosse sulla politica locale e forse ne avrà anche su quella regionale, visto che in Campania si vota in autunno e Giugliano come detto ha un peso non trascurabile. Il rischio è che si decida il commissariamento dopo le elezioni, rendendole vane: una possibilità che certo non incentiva la popolazione ad andare a votare. A Giugliano l’affluenza potrebbe insomma essere molto bassa.

Il clima di incertezza legato alle indagini giudiziarie e al possibile scioglimento del comune ha condizionato molto la campagna elettorale. Il 10 maggio, presentando la sua candidatura a sindaco per il centrosinistra, l’ex capogruppo del Partito Democratico in comune Diego D’Alterio ha rivolto un appello ai cittadini perché vadano a votare, dicendo di comprendere il clima di sfiducia verso le forze politiche che hanno governato la città negli ultimi decenni.

Il Movimento 5 Stelle, che cinque anni fa sostenne il sindaco Pirozzi, ha invece deciso di non presentare nessuna lista con il suo simbolo, nonostante sia stato il partito più votato e da qui provengano la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone e il coordinatore regionale del partito Salvatore Micillo. L’ex presidente della Camera dei deputati Roberto Fico ha confermato che la decisione aveva a che fare con il possibile scioglimento del comune. Un ex consigliere del M5S, Salvatore Pezzella, ha però presentato una propria lista civica alternativa ai due schieramenti principali.

Il centrodestra si è affidato invece a un veterano della politica locale, Giovanni Pianese, che fu eletto per la prima volta in consiglio comunale nel 1978 con la Democrazia Cristiana ed è stato più volte sindaco e consigliere regionale. Pianese ha quasi 80 anni e si vanta di non aver mai perso un’elezione nella sua lunga carriera politica. «All’inizio non volevo candidarmi per questioni di età, poi ho fatto una panoramica e ho visto che papa Francesco è arrivato alla soglia dei 90 anni e governava la Chiesa mondiale, il presidente americano Trump ha la mia età e governa una popolazione di 435 milioni di abitanti [in realtà sono 341 milioni, ndr] e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha quattro anni più di me», ha detto il giorno della presentazione delle liste.

Nel 2023 il tribunale di Napoli ha dichiarato prescritta un’indagine che riguardava episodi di corruzione nel periodo in cui era sindaco, nel 2011, e gli ha restituito numerosi beni che gli erano stati sequestrati.

Pianese è sostenuto da tutta la destra. Una sua vittoria potrebbe quindi mettere in imbarazzo il governo di Giorgia Meloni, perché dovrebbe decidere se lasciarlo in carica oppure commissariare un’amministrazione della sua stessa parte politica. D’altra parte, se si decidesse il commissariamento dopo la vittoria di un candidato dell’area politica opposta, il governo potrebbe essere accusato di averlo fatto per ragioni politiche.

In qualsiasi caso, la situazione di Giugliano resta piuttosto grave: non si sa se il voto in una città di 125mila abitanti servirà a qualcosa, cioè a eleggere effettivamente un nuovo sindaco; e se anche così dovesse essere, resterà il dubbio che la mancanza di chiarezza del governo abbia tolto dalla corsa altri candidati.