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  • Martedì 20 maggio 2025

La destra australiana si è presa una pausa di riflessione

L’alleanza storica tra il Partito Nazionale e quello Liberale si è rotta dopo il risultato deludente alle elezioni, anche per divergenze ideologiche

Il leader del Partito Nazionale, David Littleproud, durante la conferenza stampa del 20 maggio a Canberra
Il leader del Partito Nazionale, David Littleproud, durante la conferenza stampa del 20 maggio a Canberra (EPA/LUKAS COCH)
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In Australia si è sfaldata la coalizione di destra tra il Partito Liberale e quello Nazionale che, con rare interruzioni, reggeva dal 1949. È un effetto delle elezioni di due settimane fa, vinte dai Laburisti. La coalizione aveva ottenuto un risultato deludente, dissipando il vantaggio nei sondaggi che aveva manutenuto per quasi tutto lo scorso mandato (anche per fattori esterni alla politica australiana). Martedì David Littleproud, leader del Partito Nazionale, lo ha quindi ritirato dall’alleanza, dicendo che spera comunque che possa ricomporsi prima delle prossime elezioni.

Le ragioni principali sono le idee diverse sul programma comune e il fatto che il Partito Nazionale, anche se è il più piccolo tra i due, è andato meglio dei suoi alleati storici alle elezioni: i suoi dirigenti, quindi, ritengono sia una fase politica positiva, di cui approfittare.

Per giorni Liberali e Nazionali hanno discusso sulle condizioni per rinnovare l’alleanza. Per i Liberali era irricevibile la richiesta degli alleati di lasciare libertà di voto in parlamento ai ministri del governo ombra (quello nominato dall’opposizione, privo di poteri, in contrapposizione al governo in carica, di cui riproduce la scansione in ministeri). I Nazionali volevano margini di autonomia, che secondo i Liberali avrebbero indebolito l’efficacia dell’opposizione.

Questa questione era probabilmente un pretesto, ma c’è stato anche uno scontro ideologico. I partiti infatti non la pensano allo stesso modo sull’energia nucleare, uno dei temi principali della campagna elettorale. L’ex leader dei Liberali, e della coalizione, Peter Dutton (che non è stato neppure rieletto in parlamento) aveva proposto un piano per costruire sette nuove centrali atomiche. L’Australia infatti non ne ha nonostante sia il paese con le maggiori riserve di uranio.

La nuova leader dei Liberali, e dell'opposizione, Sussan Ley, il 13 maggio a Canberra (

La nuova leader dei Liberali, e dell’opposizione, Sussan Ley, il 13 maggio a Canberra (Hilary Wardhaugh/Getty Images)

Il Partito Nazionale, a differenza dei Liberali, è contrario tanto all’utilizzo delle fonti rinnovabili quanto ai piani per le “emissioni zero”, ed esprime scetticismo sul cambiamento climatico. I Liberali sono indecisi sulla proposta di Dutton, che vedono come parte di un programma fallimentare e spostato a destra. Un pezzo del partito vorrebbe ritirarla, un altro ridimensionarla, un altro ancora espanderla. Tra l’altro hanno appena cambiato leader e quella nuova, Sussan Ley, è fautrice di un approccio più centrista di Dutton.

Anche questo era probabilmente un motivo d’attrito coi Nazionali, che sono il partito più conservatore dei due. Littleproud infatti ha raccontato che i Liberali hanno intrapreso «un viaggio per ritrovare se stessi», in cui il suo partito non vuole interferire, presentando l’uscita dalla coalizione come una specie di pausa di riflessione.

C’entra poi il risultato delle scorse elezioni. Erano dei Liberali quasi tutti i seggi persi dalla coalizione, mentre il Partito Nazionale è riuscito grossomodo a conservare i suoi (9 su 10).

David Littleproud stringe la mano all'allora leader dei Liberali, Peter Dutton, in parlamento, nell'ottobre del 2022

David Littleproud stringe la mano all’allora leader dei Liberali, Peter Dutton, in parlamento, nell’ottobre del 2022 (Martin Ollman/Getty Images)

Entrambi i partiti si sono incolpati del tracollo nei consensi. La capogruppo al Senato dei Nazionali, Bridget McKenzie, ha detto: «Non abbiamo lasciato il Partito Liberale, è il Partito Liberale che ha lasciato noi». I Liberali invece pensano che sia stata l’alleanza a danneggiarli: fanno risalire alle posizioni conservatrici dei Nazionali (radicati soprattutto nelle zone rurali) i voti che hanno perso nelle città (dove invece sono forti loro), a vantaggio di candidati indipendenti più progressisti.

Tutto questo è complicato dal fatto che nel Queensland, il terzo stato più popoloso, dal 2008 i due partiti sono fusi in un Partito Liberale Nazionale (LNP). Nel Queensland il centrodestra va molto forte. Littleproud ha sostenuto che la scissione non avrà conseguenze su questo partito unico, che tra l’altro è quello con cui è stato eletto lui. Insomma, nel Queensland, Partito Nazionale e Liberale non si separeranno.

Sia Littleproud sia Ley hanno detto che collaboreranno in parlamento e che si impegneranno per riformare l’alleanza entro le prossime elezioni. Littleproud comunque ha sostenuto che il suo partito è pronto a presentarsi da solo (una cosa che lo penalizzerebbe in un sistema elettorale bipolare, con preferenze multiple trasferibili che avvantaggiano gli schieramenti più grandi). I rapporti tra ex alleati sono però piuttosto deteriorati: Littleproud li ha avvisati che si ritirava dall’alleanza con un preavviso di soli trenta minuti sull’annuncio.

Michelle Grattan, una professoressa dell’università di Canberra, ha scritto che la scissione rischia di aumentare l’instabilità all’interno del Partito Liberale, che come detto è diviso tra correnti più centriste e altre più conservatrici. Non è la prima volta che i due partiti di destra litigano. L’ultima fu quasi quarant’anni fa: nel 1987 si separarono per pochi mesi. Il precedente più simile fu dopo la sconfitta alle elezioni del 1972, vinte anche allora dai Laburisti: fecero pace entro quelle successive (del 1974), perdendole.

Queste divisioni avvantaggiano i Laburisti. Il ministro del Tesoro, Jim Chalmers, ha detto che nell’opposizione è in corso una «fusione nucleare», ironizzando sulle idee diverse sull’energia nucleare.

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