Cos’è successo ai rave party in Italia

Per un periodo se ne sono fatti molti meno: ora qualcosa sta cambiando, nonostante la dura repressione del governo e delle forze dell'ordine

Il rave di capodanno 2025 a Bologna
Il rave di capodanno 2025 a Bologna
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La sera di venerdì 2 maggio a Comano Terme, un piccolo comune in provincia di Trento, circa 250 persone stavano smontando bancarelle, tendoni, attrezzature e impianti audio che erano serviti ad allestire una festa non autorizzata cominciata la sera prima. L’ordine di interrompere la festa era arrivato dalla polizia e dai carabinieri. La musica era stata spenta, gli impianti staccati. Le forze dell’ordine, arrivate per assicurarsi che gli organizzatori avrebbero sbaraccato tutto, avrebbero voluto mandare tutti via già quella sera: quasi nessuno, però, se la sentiva di tornare a casa di notte.

In breve tempo e in maniera inaspettata la situazione è degenerata. Una ventina di agenti della polizia in tenuta antisommossa ha imboccato la discesa che dalla strada portava allo spiazzo erboso, alla ricerca dell’impianto audio usato per la musica, nel punto in cui erano radunate le persone che stavano smontando strutture e attrezzature.

Un gruppo di persone si è messo di traverso per impedire il passaggio degli agenti e sono iniziati gli scontri, con manganellate contro le persone e botte e lanci di oggetti contro la polizia. Subito dopo la polizia ha iniziato a disperdere la folla lanciando gas lacrimogeni. Il prato era delimitato dai boschi e da un torrente; l’unica via d’uscita era presidiata da tre camionette e una decina di automobili delle forze dell’ordine.

«Hanno lanciato così tanti lacrimogeni che coi bossoli raccolti da terra ci abbiamo riempito due sacchi della spazzatura di quelli grossi, e molti erano già stati raccolti e portati via dagli agenti», racconta un ragazzo di Bologna che ha partecipato alla festa e preferisce rimanere anonimo. Anche secondo altre testimonianze di persone presenti l’intervento della polizia a Comano Terme è stato goffo e disordinato, e le cariche e il lancio prolungato di gas lacrimogeni, al buio e a festa finita, hanno soltanto creato molto spavento e confusione. A causa degli scontri, anche otto agenti hanno riportato ferite. La questura di Trento ha preferito non rispondere alla richiesta da parte del Post di commentare i fatti accaduti la sera del 2 maggio durante lo sgombero del rave.

In Italia l’uso di gas lacrimogeni per sgomberare un rave è un fatto piuttosto eccezionale. Di recente però è successo più di una volta che le forze dell’ordine usassero metodi più aggressivi rispetto al passato, nei confronti di un tipo di manifestazione contro cui il governo Meloni promuove ormai da più di due anni una notevole repressione.

È possibile che l’aumento dell’aggressività delle forze dell’ordine sia dovuto al fatto che negli ultimi mesi si stanno ricominciando a organizzare più rave, dopo un periodo di grande difficoltà per tutto il movimento.

Era l’autunno del 2022, e dopo un grande free party – come vengono spesso chiamati i rave da chi li frequenta – organizzato poco fuori Modena il governo introdusse un nuovo reato per chi organizza o promuove raduni musicali in proprietà private altrui, punito con la reclusione da tre a sei anni e una multa da mille a 10mila euro, pene eccezionalmente severe rispetto agli altri paesi europei.

L’effetto immediato fu una drastica riduzione del numero e delle dimensioni dei rave, cosa che mise in grande difficoltà il movimento e le cosiddette crew, cioè i gruppi che si occupano di investire tempo e denaro nella loro organizzazione. «Fu a quel punto che molte delle crew più anziane fecero capire che avrebbero smesso di fare rave», dice uno degli organizzatori della festa del 2022 di Modena, secondo cui il decreto del governo arrivò in un momento particolarmente delicato per il movimento, ostacolando il ricambio generazionale tra le crew.

Secondo Elisa Fornero, assistente sociale di Neutravel, che presenzia ai free party con banchetti in cui viene applicata la strategia della riduzione del danno in relazione alle sostanze stupefacenti, prima del cosiddetto “decreto anti-rave” nel Nord Italia c’era almeno una grossa festa al mese. «Dopo la nuova legge per almeno un anno è rimasto quasi tutto fermo: chi voleva andare a una festa si è spostato in Francia, Spagna, Portogallo, dove in questi anni ci sono stati eventi anche molto grandi», dice Fornero.

– Leggi anche: Cosa sono davvero i rave

Conoscere con precisione quanti rave si tengono in Italia ogni anno è praticamente impossibile: quasi sempre vengono organizzati di nascosto, nella maggior parte dei casi in luoghi relativamente isolati in modo da attirare meno attenzioni possibili da parte delle autorità. L’esistenza di una festa e le informazioni su come arrivarci vengono comunicate con molta cautela, tramite passaparola o attraverso gruppi social, spesso privati o comunque in teoria molto controllati.

Vari indizi e testimonianze, comunque, suggeriscono che di recente il numero di feste non autorizzate sia aumentato, a distanza di più di due anni dal provvedimento del governo.

«Negli ultimi mesi le feste stanno un po’ ripartendo, anche se non direi che si fossero fermate proprio del tutto: erano semplicemente molto diminuite», dice un ragazzo di Modena che frequenta questo tipo di eventi ormai da molti anni, e che preferisce rimanere anonimo. Secondo alcune testimonianze raccolte dal Post, a Bologna tra il 2024 e il 2025 ci sono stati almeno tre grossi free party con centinaia di persone, e negli ultimi sei mesi ce ne sono stati altri in Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Trentino e Veneto.

«Ormai è un continuo, se volessi potrei andare a una festa a settimana», racconta un ragazzo di Ferrara, che solitamente viene a conoscenza degli eventi grazie ad alcuni gruppi sui social. Anche lui preferisce parlarne in forma anonima. Nei gruppi, spiega, non viene specificato il luogo della festa: vengono offerti solo dei passaggi in macchina in direzione di una meta molto vaga, una città o addirittura una regione. Se si vuole andare alla festa bisogna accettare il passaggio e proseguire verso la direzione indicata; man mano, poi, vengono diffuse altre informazioni, mentre il luogo preciso viene comunicato solo intorno a mezzanotte.

Il rave più grande degli ultimi due anni è stato quello di capodanno 2025 a Bologna, organizzato in un ex stabilimento industriale abbandonato in via Stalingrado, molto vicino al centro città. Circa quattromila persone si sono accampate come potevano, anche in modi abbastanza improvvisati. La festa è durata tre giorni e due notti: «per riposare c’era chi si metteva in macchina o in camper, alcuni semplicemente non hanno dormito», racconta il ragazzo di Ferrara. «Io avevo una tenda, ma l’ho montata dentro al capannone dove c’era la musica: quando mi sdraiavo sentivo solo le vibrazioni del sound system, che erano potentissime».

Seppur molto grande, la festa di capodanno 2025 a Bologna, così come quella del 2022 a Modena, non riescono comunque a reggere il confronto con le dimensioni dei teknival: grandi rave party dove vengono montati anche più di dieci sound system, e che fino a qualche anno fa venivano organizzati anche in Italia, attirando migliaia di giovani appassionati di musica tekno – il sottogenere di musica techno che si suona prevalentemente ai rave – provenienti da tutta Europa.

Tra gli ultimi ci furono i cosiddetti “space travel”: il primo fu organizzato nel 2018 nelle Marche; il secondo nel 2021 a Valentano, in provincia di Viterbo; mentre il più grosso di tutti fu il teknival di Pinerolo, vicino a Torino, del 2007, che secondo alcune stime attrasse circa 30mila persone.

«Adesso in Italia non si parla più di teknival, i gruppi che li organizzano hanno troppa paura perché con le nuove leggi non sanno bene che cosa gli potrebbe succedere», racconta una donna di Firenze che da quasi dieci anni organizza mercatini e performance artistiche all’interno delle feste, e che preferisce rimanere anonima.

Nonostante l’aumento delle feste, infatti, al momento la scena rave italiana continua a essere assai frammentata, e in molti preferiscono organizzare piccoli eventi, fatti al massimo da qualche centinaio di persone. «Prima si riusciva a organizzare almeno un grosso rave al mese. Quelle che si fanno ora sono delle festicciole con al massimo qualche centinaio di persone», dice un membro di una crew. Anche lui, come quasi tutte le persone che il Post ha sentito per questo articolo, preferisce parlare in forma anonima per timore di ripercussioni legali.

I rave che si organizzano adesso tendono anche a essere più politicizzati rispetto al passato recente. Tra le persone che partecipano a queste feste si è creata una rete che mette insieme diverse lotte politiche, come per esempio quelle contro le condizioni di detenzione nelle carceri e le politiche migratorie del governo. «Nella festa a Moncalieri c’erano degli striscioni contro i CPR (i Centri di Permanenza per i Rimpatri), una cosa abbastanza insolita per un free party», spiega Massimo Lazzarino, assistente sociale di Neutravel.

In base alle testimonianze sentite dal Post, pare che lo spirito dei free party stia anche un po’ cambiando e che in certi casi la musica e il muro di casse del sound system non siano le uniche attrazioni per chi viene a questi eventi.

Prima dell’inizio di una festa può capitare che venga proiettato un film o un documentario, seguito da un dibattito. Cose che si aggiungono ad altre attività abitualmente presenti a queste feste, come performance artistiche, spettacoli di giocoleria, banchetti per vendere cibo, liquori e altre piccole produzioni artigianali. La musica tekno suonata da potenti sistemi di casse e amplificatori rimane comunque l’aspetto più importante della festa.

I volantini del rave di capodanno 2025 a Bologna e del Teknival del 2021 a Valentano.

I volantini del rave di capodanno 2025 a Bologna e del teknival del 2021 a Valentano.

Non è l’unico cambiamento che ha riguardato i rave negli ultimi anni. L’uso dei social network ha aumentato la visibilità di questi eventi, che vengono pubblicizzati in vario modo, a volte prestando meno attenzione alla riservatezza garantita un tempo dal passaparola e dai volantini cartacei. «Le nuove tecnologie non hanno fatto bene al movimento. La gente condivide storie e post anche durante la festa e questo aiuta la polizia a individuare la posizione», dice la donna di Firenze, secondo cui il passaparola riusciva a limitare o ritardare l’intervento delle forze dell’ordine.

Ora capita che le forze dell’ordine arrivino sul posto anche prima dell’inizio di un free party: decine di agenti circondano il luogo della festa bloccando le vie d’entrata e di uscita, in modo da fermare e identificare chiunque provi a passare. «Tu fai festa e sai che fuori ci sono sempre degli agenti della polizia, e questo crea abbastanza disagio», dice la donna. Le feste più piccole peraltro sono quelle in cui gli interventi sono più semplici: bastano pochi agenti per smantellarle.

Solitamente, secondo una prassi abbastanza consolidata, dopo aver raggiunto il luogo del free party le forze dell’ordine iniziano a trattare con gli organizzatori, anche appoggiandosi alla mediazione delle persone che partecipano alla festa. Chiedono l’interruzione anticipata della festa, che spesso viene ottenuta in cambio di uno sgombero pacifico e ordinato, senza troppe ripercussioni per i partecipanti.

Ultimamente, però, capita spesso che durante lo sgombero dei rave le forze dell’ordine cerchino di confiscare i sound system con molta più assiduità. La confisca dell’attrezzatura è prevista, infatti, nel cosiddetto decreto “rave”. Talvolta lo fanno attraverso minacce di violenza o direttamente attraverso l’uso della forza: non è chiaro se in base a un’indicazione arrivata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in passato ha parlato dei rave in termini molto duri.

Anche per questo negli ultimi tempi le trattative avvengono in un clima di tensione: assai di rado gli organizzatori vogliono consegnare un’attrezzatura che può arrivare a costare diverse migliaia di euro. Peraltro, iniziative violente da parte delle forze dell’ordine rischiano di interrompere un canale comunicativo tra il mondo dei rave e le autorità che in passato aveva più o meno sempre retto: «c’è il rischio che gli sgomberi dei rave si trasformino in situazioni di scontri e costante conflitto, un po’ come succede in Francia», dice Lazzarino.

Oltre a Comano Terme le forze dell’ordine sono intervenute con violenza anche ai recenti free party a La Cassa e a Moncalieri, due feste non autorizzate organizzate vicino a Torino. Secondo una ricostruzione del Manifesto, a La Cassa, dopo non essere riusciti a ottenere la confisca delle attrezzature tramite le trattative, carabinieri in tenuta antisommossa hanno deciso di caricare in modo molto violento alcuni ragazzi radunati fuori dal capannone, spaccando anche specchietti e finestrini delle automobili di quelli che provavano ad andare via. Secondo una testimonianza raccolta dal Post, invece, a Moncalieri gli agenti hanno caricato i ragazzi mentre provavano a ostacolare la confisca dell’attrezzatura.

Le forze dell’ordine intervengono in questo modo soprattutto alle feste più piccole, nonostante siano le meno vistose, anche da un punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico. «Capisco che vogliano confiscare il sound system, ma le scene di violenza che si vedono in queste situazioni davvero non si spiegano», dice il ragazzo di Ferrara. «Più che portare ordine a me sembra che portino scontri e caos. Sembra un modo per demoralizzare le persone e togliere la voglia di fare queste feste».