Per fare lo stadio della Roma bisogna decidere se questo è un bosco

Si trova nell'area data in concessione alla squadra, nel quartiere di Pietralata, e gli abitanti chiedono che venga riconosciuto e protetto

di Angelo Mastrandrea

(Angelo Mastrandrea/il Post)
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Imboccando via degli Aromi, nel quartiere di Pietralata a Roma, dopo pochi metri ci si trova ai piedi di una collinetta con alberi e prati fioriti. Sembra di stare in piena campagna, anche se a poche centinaia di metri ci sono palazzi e strade trafficate. Il Comune la considera un’area abbandonata e per riqualificarla l’ha concessa alla squadra di calcio della Roma per farci il suo nuovo stadio. Per gli abitanti invece è l’unica area verde del quartiere, e chiedono che sia riconosciuta come bosco urbano e protetta.

L’area concessa dal Comune è ben più ampia. Si estende su 140mila metri quadrati dove ci sono prati incolti e qualche rivendita di autoricambi: ma è sul pezzo di terra con molta vegetazione, grande circa 15.000 metri quadrati, che si decide in gran parte la costruzione dello stadio. Poi c’è la questione delle spese. Secondo i piani, l’opera dovrebbe costare alla Roma tra i 500 milioni e il miliardo di euro. La società non ha però ancora presentato il progetto definitivo e sono state sollevate perplessità sul fatto che sia in grado di sostenere un investimento tanto oneroso.

A pochi minuti a piedi dall’area individuata per lo stadio ci sono la stazione ferroviaria Tiburtina e quella della metropolitana. Proseguendo su una stradina sterrata si passa accanto a recinzioni di legno che delimitano campi incolti e ad alcuni container di zinco, probabilmente utilizzati come deposito di arnesi per l’agricoltura. Poco più avanti ci sono quattro casette nascoste tra gli alberi. I terreni su cui sono costruite furono concessi negli anni Venti del Novecento ad alcuni reduci della Prima guerra mondiale perché li coltivassero, e gli abitanti pagavano un affitto al Comune. Ora però sui portoni d’ingresso ci sono i sigilli del Comune, che il 7 agosto del 2024 ha sfrattato gli abitanti dopo una lunga battaglia legale, proprio perché i terreni erano stati dati in concessione alla Roma pochi mesi prima (con una delibera di gennaio).

I terreni dati alla Roma coprono circa 140mila metri quadrati: potrà starci per 90 anni, pagando 40 milioni di euro di «contributi di concessione e canone concessorio». La Roma vuole farci uno stadio da 55mila posti, estendibili fino a 62mila, costruito sul modello di quelli inglesi: il piano prevede di realizzare all’interno e attorno della struttura bar, ristoranti, un museo della squadra, un negozio per i tifosi, un centro fitness, un centro medico, un asilo e un centro sportivo, oltre a un parcheggio multipiano e alcune strade per raggiungere le stazioni della metro Bologna e Tiburtina.

L’investimento previsto per la costruzione dell’impianto e delle opere connesse è di 360 milioni di euro. In più, la delibera comunale prevede altri 160 milioni di non meglio precisate «somme a disposizione». Lo stadio sarebbe privato: vuol dire che la società incasserebbe tutti i ricavi, dalla vendita di biglietti a quella degli spazi pubblicitari, fino all’eventuale affitto della struttura ad esempio per i concerti. Allo Stato e al Comune la Roma pagherebbe le tasse.

Protesta contro l’abbattimento del bosco di Pietralata, 12 maggio 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)

Su questi terreni doveva essere costruito il Sistema direzionale orientale (SDO), un quartiere degli affari dove si sarebbe dovuta spostare una parte dei servizi e delle sedi istituzionali che si trovano nel centro della città. L’idea nacque negli anni Cinquanta ma non fu mai attuata, e il progetto fu abbandonato alla fine degli anni Novanta. «Il bosco fu lasciato come compensazione per la costruzione del quartiere», ricorda Flavio Fianco, uno dei 60 abitanti che ancora vivono ai margini della zona boschiva e temono di essere sfrattati per far posto allo stadio.

Il Comune all’epoca si era rivolto all’architetto Paolo Portoghesi per trasformarlo in un parco, ma il progetto non fu poi inserito nel piano regolatore approvato nel 2003 dalla giunta guidata da Walter Veltroni: da allora il bosco fu dimenticato, e finora non era mai stato necessario né importante definire esattamente cosa fosse dal punto di vista burocratico-amministrativo.

Assemblea del comitato contro l’abbattimento degli alberi nel bosco di Pietralata, 12 maggio 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)

Gli abitanti hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma, sostenendo che per autorizzare la costruzione dello stadio l’area sia stata presentata come «abbandonata e degradata» nonostante per loro non lo sia, e chiedendo di verificare se nella concessione siano state commesse irregolarità. I residenti hanno anche consegnato all’amministrazione comunale una relazione di un agronomo che certifica l’esistenza di un’area di circa 15.000 metri quadrati che «rientra nella definizione di bosco o aree ad esso assimilate», l’unica in una zona altrimenti molto urbanizzata come Pietralata.

Il Comune ha disposto una «verifica», inviando a sua volta un agronomo che ha ammesso che l’area alberata effettivamente c’è, ma ha fatto sapere che da un punto di vista burocratico il bosco non è mai stato riconosciuto. Ora bisognerà stabilire se ci sono degli alberi di pregio da tutelare o se invece possono tutti essere abbattuti per far spazio allo stadio.

Sono quasi 15 anni che la Roma, che attualmente gioca le partite in casa nello stadio Olimpico alternandosi con l’altra squadra romana, la Lazio, prova a ottenere dal Comune una concessione per costruire uno stadio di sua proprietà. La storia di questi tentativi è piuttosto travagliata. Nel 2012 il presidente James Pallotta chiese all’amministrazione di destra guidata da Gianni Alemanno di poterlo fare a Tor di Valle, su terreni di proprietà del costruttore Luca Parnasi dove c’era un ippodromo, chiuso proprio in quel periodo. Due anni dopo la giunta di centrosinistra guidata da Ignazio Marino approvò lo studio di fattibilità, che fu confermato dalla successiva sindaca Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, nonostante quando era all’opposizione avesse contestato il nuovo stadio.

La decisione provocò molte polemiche e le dimissioni dell’assessore ai Lavori pubblici, l’urbanista Paolo Berdini. Nel 2018, la procura della Repubblica di Roma arrestò nove persone, che furono indagate per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione nell’ambito del progetto per lo stadio a Tor di Valle. Tra questi c’erano il costruttore Parnasi e politici del Partito Democratico, di Forza Italia e del M5S. La società non fu coinvolta, ma il progetto si fermò e nel 2022 fu definitivamente bloccato.

(Angelo Mastrandrea/il Post)

Nel frattempo la Roma fu acquistata dall’imprenditore e produttore cinematografico statunitense Dan Friedkin e da suo figlio Ryan. I nuovi proprietari provarono a fare lo stadio prima nella zona di Tor Vergata, all’estrema periferia orientale, e poi in quella dei Magazzini Generali del quartiere Ostiense, a sud. Nel 2022 cominciarono a puntare su Pietralata. Il giorno della presentazione dello studio di fattibilità al sindaco Gualtieri, Ryan Friedkin disse che l’impianto sarebbe stato ispirato all’architettura romana classica, con dei colonnati all’esterno e con «la curva sud più grande d’Europa» (all’Olimpico la curva sud è quella storicamente occupata dai tifosi della Roma, contrapposta alla nord della Lazio).

La realizzazione del nuovo impianto è stata affidata allo studio Populous, specializzato nella progettazione di centri sportivi e stadi, come lo Yankee Stadium di New York e il Da Luz di Lisbona (quello del Benfica). La società sostiene che la costruzione dell’impianto e delle opere collegate sarà un intervento di «rigenerazione urbana», e la pensano allo stesso modo il comitato pro-stadio e molti commercianti della zona.

L’inaugurazione dello stadio, prevista inizialmente nel 2027 per il centenario dalla nascita della squadra, è stata posticipata al 2028. Nel frattempo i costi complessivi sono raddoppiati, a causa dell’inflazione e per le opere richieste dal comune di Roma, come la costruzione di alcune strade e di due ponti ciclopedonali, e in città molti hanno dubbi sul fatto che i proprietari della società vogliano davvero fare un investimento così costoso. Il comitato che si oppone alla costruzione dello stadio sostiene che la società non sia in grado di sostenerlo, perché ha debiti per 700 milioni di euro e continua a perdere quasi 340 milioni di euro.

Intanto la mattina del 12 maggio la Roma ha inviato alcuni operai a Pietralata per recintare l’area in vista degli scavi archeologici, che sono necessari prima di cominciare i lavori di costruzione. Gli abitanti hanno protestato e a loro si sono uniti alcuni attivisti, che si sono sdraiati a terra per impedire il passaggio dei camion. La polizia ha tentato di rimuovere il blocco ma alla fine gli operai hanno desistito e sono andati via.

Il giorno dopo sono tornati e sono entrati senza incontrare resistenza, perché nel frattempo il comitato in difesa del parco di Pietralata stava incontrando l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia e Albino Ruberti, delegato del sindaco Roberto Gualtieri, del Partito Democratico. «Stavamo chiedendo la presenza di un agronomo durante gli scavi per evitare che fossero tagliati alberi antichi o di pregio, ma non ne abbiamo avuto il tempo», dice Vito Scalisi, presidente dell’associazione Arci Roma.

Proteste contro l’inizio degli scavi archeologici nel bosco di Pietralata, 12 maggio 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)

Attivisti bloccano il passaggio dei camion con gli operai a Pietralata, 12 maggio 2025 (Angelo Mastrandrea/il Post)

Gualtieri ha detto che lo stadio si farà perché «è un progetto importantissimo che riqualifica un intero quadrante che si trova in condizioni di degrado», e ha assicurato che il bosco «sarà integrato in un grande parco fruibile, che offrirà ai cittadini aree verdi curate e accessibili, a differenza di quanto succede ora».

Secondo il Comune di Roma nei prossimi anni il quartiere di Pietralata cambierà molto: è prevista la costruzione di 6.500 nuovi appartamenti per circa 20mila abitanti, di un polo tecnologico finanziato con i fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), di alcune strutture delle Ferrovie dello Stato, della sede dell’Istat e del nuovo campus dell’università La Sapienza. La trasformazione è stata avviata con la costruzione della nuova stazione Tiburtina. Vicino, un edificio a vetrate lungo 230 metri ospita gli uffici della Banca nazionale del lavoro (BNL) ed è quasi ultimata una residenza universitaria da 450 posti, con mensa e biblioteca.