Le strane regole del M5S stanno creando dei candidati abusivi

Ancora non si è capito cosa succederà al limite dei due mandati, ma intanto ci sono già candidati che provano a violarlo

Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, affiancato da Roberto Fico e Paola Taverna durante una manifestazione a Roma, 17 giugno 2023 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, affiancato da Roberto Fico e Paola Taverna durante una manifestazione a Roma, 17 giugno 2023 (ANSA/FABIO FRUSTACI)
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Quando parlano del loro collega Emiliano Fenu, alcuni deputati del Movimento 5 Stelle lo definiscono «l’abusivo». Lo dicono scherzando, ma in questo scherzo c’è effettivamente un dato piuttosto bizzarro che riguarda il deputato sardo che è il candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni amministrative di Nuoro dell’8 e del 9 giugno prossimi. Stando alle norme interne in vigore del M5S, Fenu infatti non  potrebbe affatto concorrere come sindaco.

Lo Statuto e il Codice etico del M5S prevedono tuttora il limite dei due mandati: chi ha già ricoperto per due volte cariche elettive non può più ricandidarsi. È vero che nel novembre scorso l’Assemblea costituente ha votato per il superamento di questo vincolo, ma la nuova regola non è stata mai recepita, né si sa ancora in che modo e con quali criteri verrà concesso a chi ha già ricoperto due mandati di proseguire la propria carriera politica elettiva.

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L’assemblea doveva essere seguita da un nuovo voto degli iscritti che definisse nel dettaglio queste modifiche, e consentisse dunque di redigere i nuovi regolamenti. Giuseppe Conte aveva detto che il tutto si sarebbe risolto «in tempi rapidi» e «in assoluta trasparenza»: ma sono passati già sei mesi e ancora non si sa quando finirà questo contorto processo costituente.

La questione per ora riguarda Fenu, ma a breve potrà estendersi anche a casi più rilevanti. L’ex presidente della Camera Roberto Fico, infatti, già due volte deputato tra il 2013 e il 2022, è la persona che tanti dirigenti di PD e M5S indicano come la più adatta per guidare la coalizione di centrosinistra alle regionali della Campania di novembre: al momento però neppure lui potrebbe candidarsi.

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La questione è tecnica, dunque, ma anche politica. L’assemblea del M5S aveva infatti dato un’indicazione abbastanza chiara: il limite dei due mandati va abolito. Ma ci sono dubbi sul come. Tra le proposte approvate dagli iscritti, infatti, erano indicate diverse possibili soluzioni, e tra loro non troppo compatibili. Il 67 per cento aveva per esempio votato per elevare da due a tre mandati il limite; il 79 per cento aveva suggerito di introdurre una deroga per una candidatura a sindaco o a presidente di regione; per il 55 per cento, il limite andava applicato «limitatamente a ciascun livello istituzionale» (dunque due mandati da parlamentare, poi due da consigliere regionale, poi due da europarlamentare, eccetera).

Le risposte ai quesiti sul limite dei due mandati votate dagli iscritti all’Assemblea costituente lo scorso novembre

Queste preferenze consentirebbero a Fenu, o eventualmente a Fico, di candidarsi subito. Ma il 70 per cento degli iscritti aveva anche votato per consentire un terzo mandato solo dopo una pausa di cinque anni: e se fosse questa la formulazione introdotta nel nuovo Statuto e nel nuovo Codice etico, nessuno dei due potrebbe farlo. Se invece si decidesse di sottoporre le eventuali deroghe al voto dell’assemblea, come a novembre propose di fare il 75 per cento degli iscritti, bisognerebbe autorizzarli con una apposita consultazione tra i militanti del Movimento.

Insomma, tutto sta a capire come verrà modificata questa parte dei regolamenti, e con che tempi verrà sottoposta al voto degli iscritti. A deciderlo, nello specifico, dovrebbe essere il Comitato di garanzia, un organismo composto dall’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, l’ex senatrice Laura Bottici e lo stesso Fico, che dunque si ritroverebbe in una situazione di conflitto d’interessi. Il comitato dovrebbe poi proporre la formulazione scelta al Consiglio nazionale (un organo collegiale molto più ampio): solo a quel punto si potrebbe convocare il voto degli iscritti.

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Sulle tempistiche però non c’è alcuna certezza. Tempo fa fonti vicine a Conte fecero emergere la notizia secondo cui il tutto si sarebbe compiuto entro aprile. Poi, si era ipotizzato di indire le votazioni per la prima metà di maggio: anche qui nulla di fatto. Questa attesa sta generando grossa frustrazione anche tra i parlamentari. La scorsa settimana i deputati del M5S si sono riuniti in videoconferenza per una riunione in cui si è discusso anche di questo: molti hanno lamentato il fatto che questo prolungarsi dell’incertezza genera grosse incognite sul proprio futuro.

Nel frattempo, comunque, Fenu si è candidato. Ha concordato la cosa con Conte, che lo ha incoraggiato anche a dispetto delle ambiguità regolamentari da risolvere, e poi coi responsabili locali e nazionali di PD e Alleanza Verdi e Sinistra. E così lui, pur essendo stato senatore tra il 2018 e il 2022, per poi essere rieletto alla Camera nel 2022, ed essendo dunque già stato eletto due volte, è ora il leader della coalizione progressista con sette liste che sostengono la sua candidatura. Il 15 maggio ha aperto la sede del suo comitato elettorale.