Il pasticcio della Regione Calabria nel processo sul naufragio di Cutro
Prima si era costituita parte civile, poi ci ha ripensato: alcuni hanno incolpato Salvini, altri lo hanno ringraziato

Sta facendo molto discutere la decisione della Regione Calabria di depositare e poi ritirare la richiesta di costituirsi parte civile nel procedimento in corso al tribunale di Crotone sul naufragio di Cutro, avvenuto fra il 25 e il 26 febbraio del 2023 al largo della Calabria. In quel naufragio morirono 94 persone migranti, fra cui 35 minori. La richiesta era stata depositata lunedì mattina durante l’udienza preliminare in cui sono state presentate in tutto 113 richieste di costituzione di parte civile tra familiari delle persone morte, superstiti e associazioni. Nella serata dello stesso giorno, però, la Calabria ha fatto sapere che l’avrebbe ritirata dicendo sostanzialmente che c’era stato un errore, in modo molto maldestro e sospetto.
Nel procedimento, che adesso è alla fase delle udienze preliminari, sono imputati quattro militari della Guardia di finanza e due ufficiali della Guardia costiera con le accuse di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Secondo la procura ci fu una mancanza di coordinamento e scambio di informazioni tra la Guardia di finanza e la Guardia costiera, che causò ritardi nelle operazioni di salvataggio. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei sei imputati: la decisione della giudice per l’udienza preliminare è attesa per il prossimo 9 giugno.
Il coinvolgimento di Guardia di finanza e Guardia costiera è al centro delle ragioni per cui si discute, perché la prima dipende dal ministero dell’Economia e la seconda dal ministero dei Trasporti: chi critica la decisione della Calabria sospetta in sostanza che abbia ritirato la costituzione di parte civile per via di pressioni politiche o per una forma di autocensura, visto che la Regione è guidata da una giunta di centrodestra, la stessa parte politica del governo nazionale (e quindi dei due ministeri coinvolti nel processo tramite Guardia di finanza e Guardia costiera).
La sezione calabrese del Partito Democratico ha accusato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto di Forza Italia, di sudditanza verso Matteo Salvini, cioè il ministro dei Trasporti. La Rete 26 febbraio, che rappresenta i familiari delle persone morte nel naufragio di Cutro, ha parlato di un «tradimento istituzionale nei confronti delle 94 vittime».
Queste accuse e sospetti sono state in qualche modo avvalorate da un comunicato dell’Unione Sindacale Italiana Marina (USIM), cioè il sindacato che rappresenta la Marina, di cui fa parte anche la Guardia costiera, secondo cui sulla decisione della Calabria avrebbe in qualche modo influito Salvini. Inizialmente l’USIM si era molto lamentata della costituzione come parte civile, poi però aveva scritto che Salvini era stato informato della vicenda dal segretario nazionale dell’organizzazione, Paolo Fedele, ed era quindi intervenuto per far ritirare la costituzione di parte civile. Occhiuto non ha commentato le parole dell’USIM.
L’avvocata dell’ARCI Francesca Pesce ha raccontato che il legale della Regione era davanti a lei in aula lunedì mattina e lo ha visto depositare la costituzione di parte civile come hanno fatto tutti gli altri. La sera stessa la Regione ha fatto sapere che aveva cambiato idea in un comunicato.
Nel testo si dice che la giunta regionale aveva approvato una delibera per costituirsi parte civile dopo che gli uffici regionali avevano proposto la cosa come «un atto conseguente a una precedente decisione intrapresa dal nostro ente contro gli scafisti». Il riferimento è a un altro processo sul naufragio di Cutro, in cui effettivamente erano imputati membri dell’equipaggio dell’imbarcazione che naufragò (chiamati “scafisti” secondo una definizione vaga e molto problematica). In quel processo la Regione Calabria si era appunto costituita parte civile.
Il comunicato prosegue dicendo che quando la giunta ha realizzato che le persone accusate adesso sono i sei militari ha deciso di ritirare la richiesta di costituzione di parte civile per rispetto «nei confronti di chi indossa una divisa e quotidianamente lavora per garantire la sicurezza nel nostro paese».
Al di là del tono un po’ ossequioso, molte cose non tornano. Innanzitutto la delibera non è disponibile sul sito della Regione, e quindi non è possibile sapere nel dettaglio perché inizialmente la giunta avesse deciso di costituirsi parte civile (e se ci sono incongruenze con quanto sostenuto dopo). Il portavoce del presidente Roberto Occhiuto fa sapere che la delibera è stata ritirata e quindi non è più pubblica.
In un comunicato della giunta dell’8 maggio si esplicitava comunque che la costituzione come parte civile era stata proposta da Occhiuto e aveva come obiettivo la richiesta di «risarcimento dei danni subiti a causa delle condotte ascrivibili agli imputati». La Regione insomma sembrava almeno in parte convinta di essere stata danneggiata dal comportamento dei militari della Guardia di finanza e della Guardia costiera.
Non solo: nel decreto con cui l’avvocatura di Regione Calabria assegnava all’avvocato Massimiliano Manna l’incarico di formalizzare la richiesta di costituzione di parte civile al tribunale di Crotone i riferimenti al procedimento penale erano chiari e non confondibili con quelli del processo agli scafisti. I reati citati sono quelli di cui sono accusati i sei militari, anche se gli imputati non vengono citati per nome: come succede di solito, il numero del fascicolo è accompagnato solo dalle iniziali del primo imputato, in questo caso G. G., cioè Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del comando provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia. In più è nominata l’udienza preliminare fissata per il 12 maggio.
Non è chiaro quindi come la regione possa sostenere che ci sia stata della confusione, dal momento che i riferimenti al fascicolo del procedimento in corso sono corretti.
L’altro processo, peraltro, si era chiuso in primo grado a dicembre, quando tre persone erano state condannate a diversi anni di carcere per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e morte in conseguenza del favoreggiamento. La prima sentenza di questo filone era stata emessa a febbraio del 2024.
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