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  • Giovedì 8 febbraio 2024

La prima sentenza per il naufragio di Cutro

Il tribunale di Crotone ha condannato a 20 anni di carcere un 29enne turco, accusato di essere uno degli "scafisti" della barca su cui morirono 94 persone migranti

I resti della barca naufragata vicino a Cutro, in provincia di Crotone, il 26 febbraio del 2023
I resti della barca naufragata vicino a Cutro, in provincia di Crotone, il 26 febbraio del 2023 (ANSA/ Giuseppe Pipita)
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Mercoledì il tribunale di Crotone ha condannato a 20 anni di carcere e a una multa di 3 milioni di euro Gun Ufuk, un 29enne turco accusato di aver fatto parte dell’equipaggio dell’imbarcazione naufragata il 26 febbraio del 2023 vicino a Cutro, al largo della Calabria. Ufuk è la prima persona condannata per il naufragio di Cutro, in cui morirono 94 persone, tra cui 35 minori, ed è stato giudicato colpevole di tutti i reati di cui era stato accusato: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo, morte come conseguenza di altro delitto.

Durante l’interrogatorio Ufuk aveva detto di non aver mai guidato la barca naufragata, e che si era pagato il viaggio accettando di fare il meccanico a bordo. Per il suo avvocato, Salvatore Falcone, Ufuk «è un capro espiatorio di chi doveva intervenire» per impedire il naufragio.

Ufuk era stato accusato di essere uno dei quattro “scafisti” dell’imbarcazione, un termine piuttosto ampio che si usa per definire chi guida le barche o i gommoni su cui i migranti arrivano in Italia, e che spesso c’entrano poco o nulla con i gruppi criminali che organizzano i viaggi. Era stato l’unico a chiedere il giudizio con rito abbreviato. La giudice per l’udienza preliminare, Elisa Marchetto, ha accettato la richiesta del pubblico ministero Pasquale Festa, che aveva chiesto 20 anni di carcere e ha aumentato la sanzione pecuniaria dai 2,1 milioni di euro chiesti dalla procura a 3.

A Ufuk non sono state riconosciute attenuanti. Negli interrogatori il 29enne turco aveva detto che alla guida dell’imbarcazione c’era Gulem Byram, che ha definito come «un amico che aveva già fatto altri viaggi», e che era morto nel naufragio. «Quella notte ho sentito che l’imbarcazione aveva toccato qualcosa e ho visto Byram che cercava di virare: ha dato gas ma il motore si è spento», scrive ANSA riportando le parole di Ufuk. Ha poi aggiunto di essersi «tuffato perché la barca era inclinata» e di aver nuotato mezz’ora per poi arrivare sulla spiaggia: Byram invece non aveva «abbandonato la barca».

Oltre a sostenere di non aver mai guidato la barca, Ufuk aveva detto di essere un perseguitato politico nel suo paese, perché accusato di aver fatto parte del movimento che nel 2016 aveva organizzato il tentativo di colpo di stato contro il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Nel 2019 era stato in carcere per otto mesi per aver criticato il presidente turco e le sue politiche, ha detto.

Falcone, il suo avvocato, citato da Repubblica, ha sostenuto che se nel momento del naufragio «ci fosse stata la barca di soccorso non ci sarebbero stati tutti questi morti», e ha contestato i reati di cui è stato riconosciuto colpevole Ufuk. Per Falcone resta ancora da chiarire come mai dopo l’avvistamento della barca da parte di Frontex, cioè l’agenzia di frontiera dell’Unione Europea, non ci fossero stati interventi di soccorso da parte delle autorità italiane.

– Leggi anche: Chi sono i cosiddetti “scafisti”