La nuova diga del porto di Genova costerà più del previsto

Ma è solo uno dei problemi di un’opera enorme, su cui indaga anche la procura europea

I lavori per la costruzione della nuova diga di Genova
I lavori per la costruzione della nuova diga di Genova (ANSA/LUCA ZENNARO)
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La nuova diga del porto di Genova, l’opera più costosa pagata con i soldi del PNRR, costerà più del previsto. Sabato Marco Bucci, il presidente della Liguria e commissario straordinario del progetto, ha annunciato di aver ottenuto dal governo altri 300 milioni di euro che si aggiungeranno agli 1,3 miliardi previsti inizialmente (un aumento di oltre il 20 per cento). Solo poche settimane fa lo stesso Bucci aveva assicurato che non ci sarebbero stati costi aggiuntivi.

L’aumento dei costi è solo uno dei problemi di questo progetto enorme, tra i più complicati in Italia, contestato già fin dalla gestione delle gare d’appalto e per questo al centro di rilievi della Corte dei conti, dell’autorità anticorruzione e di un’indagine della procura europea.

È anche una delle opere citate nelle intercettazioni dell’inchiesta che un anno fa portò agli arresti dell’allora presidente della Liguria Giovanni Toti, dell’imprenditore Aldo Spinelli e di Paolo Emilio Signorini, che fino a quando rimase presidente dell’autorità portuale gestì le procedure per la costruzione della diga. Signorini ha patteggiato una pena di tre anni, cinque mesi e 28 giorni, Spinelli una di tre anni e tre mesi, Toti una pena di due anni e tre mesi, convertita in 1.620 ore di lavori di pubblica utilità.

Il progetto della nuova diga è stato finanziato per permettere alle grandi navi portacontainer di entrare nel porto di Genova con più facilità. La diga attuale dista 550 metri dalla costa, mentre quella nuova sarà a una distanza di 800 metri per permettere anche alle navi più grandi di ruotare su loro stesse in caso di manovra.

Dei primi 1,3 miliardi di euro, 500 milioni sono stati stanziati dal fondo complementare del PNRR finanziato con risorse nazionali, 100 milioni di euro dal fondo per le infrastrutture portuali, 264 milioni dalla Banca europea degli investimenti (BEI) e 86 milioni di euro dall’autorità portuale e dalle amministrazioni locali. L’appalto per la costruzione è stato vinto da un consorzio di imprese guidato dal gruppo Webuild, la stessa azienda che ricostruì il ponte di Genova.

Circa metà degli ulteriori 300 milioni di euro è stata chiesta dal consorzio di costruttori per far fronte ai ritardi e a problemi nella prima fase del cantiere. Entro la fine del 2024 avrebbero dovuto essere posati dodici cassoni di cemento sul fondale, invece ne sono stati posati solo sei, di cui uno danneggiato, poi riparato. Un settimo cassone è stato posato a febbraio, ma una mareggiata ha danneggiato la struttura in cemento armato.

Proprio sui cassoni c’è stato un confronto acceso tra il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi della Lega, e Webuild. La scorsa settimana in un’intervista al Secolo XIX Rixi ha detto che si stava valutando di sostituire i cassoni già posati perché realizzati con una miscela di cemento non adatta. L’ufficio stampa di Webuild ha però risposto immediatamente sostenendo che i cassoni già posati siano solidi e sicuri, per cui non esiste alcuna ipotesi di rifacimento.

Rixi ha detto anche che degli ulteriori 300 milioni di euro chiesti dal commissario Bucci circa 142 sono per la cosiddetta fase B, cioè l’ampliamento del canale di navigazione Sampierdarena per garantire l’accesso ai terminal portuali alle navi portacontainer più grandi. La gara di appalto della fase B non è stata ancora pubblicata.

I restanti 158 milioni di costi in più sono invece dovuti a problemi progettuali e di organizzazione del cantiere. I progettisti hanno dovuto modificare la profondità delle colonne che sorreggono la diga per renderle più stabili, mentre i costruttori hanno dovuto portare molto materiale dalla Spagna per riempire i cassoni, a costi maggiori. A tutto questo si aggiunge anche il costo dei materiali, aumentato a causa delle guerre e dell’instabilità politica internazionale.

Già prima dell’inizio del cantiere alcuni esperti tra cui Piero Silva, professore universitario di pianificazione portuale all’università francese di Grenoble e consulente esterno delle prime fasi progettuali, avevano avvertito l’autorità portuale di tutti questi problemi, in particolare dei rischi legati alla costruzione della diga su un fondale molto argilloso.

Lo scorso anno la procura europea aprì un’inchiesta sull’appalto della prima fase del cantiere ipotizzando il reato di turbativa d’asta con danno agli interessi finanziari dell’Unione Europea. Negli ultimi mesi l’attenzione della procura europea si è concentrata in particolare su un’intercettazione del 28 settembre 2021: nella telefonata l’allora presidente della Liguria Giovanni Toti diceva all’imprenditore Aldo Spinelli che sapeva già chi avrebbe costruito la nuova diga, esplicitando i nomi delle imprese del consorzio poi vincitore nell’ottobre del 2022, più di un anno dopo.

Nel 2023 invece la Corte dei conti avviò due inchieste sempre sugli appalti, secondo l’accusa predisposti su misura per il consorzio di imprese che poi li vinse, in violazione delle norme sulla concorrenza.

– Leggi anche: Le inchieste sugli appalti della nuova enorme diga del porto di Genova