Com’è fatto il nuovo governo tedesco su cui si sono accordati CDU e SPD
Lo sostengono centrodestra e centrosinistra: ha una risicata maggioranza in parlamento, e alla prima votazione non aveva avuto la fiducia

Martedì pomeriggio il parlamento federale tedesco ha eletto come nuovo cancelliere Friedrich Merz, leader dei Cristiano-Democratici (CDU, di centrodestra): è previsto che entro stasera anche i suoi ministri prestino giuramento, ufficializzando l’insediamento del nuovo governo. Merz ha 69 anni ed è la persona più anziana nella storia tedesca a ricoprire questo ruolo: prenderà il posto di Olaf Scholz, che lunedì sera è stato salutato con i tradizionali onori militari e tre canzoni scelte da lui.
Il nuovo governo è sostenuto dalla CDU di Merz, che aveva vinto le elezioni dello scorso 23 febbraio, e dai Socialdemocratici (SPD, centrosinistra) di Scholz, che però avevano ottenuto il loro peggior risultato di sempre. A inizio aprile i dirigenti di questi due partiti avevano trovato un accordo, che era stato approvato internamente da entrambi la settimana scorsa, pur con qualche malumore tra i Socialdemocratici. L’obiettivo esplicito del patto di coalizione, nonostante le distanze tra CDU e SPD, è tenere lontano dal governo il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), che era arrivato secondo espandendo ovunque i suoi consensi.
La distribuzione dei ministeri riflette le priorità del nuovo governo: una di queste è la politica estera. Merz ha voluto che il suo partito avesse il ministero degli Esteri, assegnato a Johann Wadephul. Ha annunciato inoltre la creazione di un Consiglio di sicurezza nazionale per migliorare il coordinamento su queste materie, che durante il governo di Scholz spesso non c’è stato, anche se principalmente per via dei contrasti con gli alleati di allora, Verdi e Liberali.

Katherina Reiche, il 5 maggio a Berlino (© Future-Image via ZUMA Press)
La CDU esprimerà anche la ministra dell’Economia, con Katherina Reiche, che è una storica esponente del partito e negli ultimi anni è stata amministratrice delegata di un ramo tedesco di E.ON, il più grande operatore di reti energetiche europeo.
Infine all’ala bavarese del partito, la CSU, è stato assegnato il ministero dell’Interno, per permettergli di applicare nuove politiche molto restrittive sull’immigrazione. A guidare il ministero sarà Alexander Dobrindt, che era già stato ministro dei Trasporti ai tempi di Angela Merkel (tra il 2013 e il 2017). La settimana scorsa il neo-capo di gabinetto Thorsten Frei (sempre della CDU) ha detto che subito dopo l’insediamento del nuovo governo la polizia inizierà a respingere al confine le persone migranti senza documenti.
Nelle trattative i Socialdemocratici hanno ottenuto comunque ministeri importanti. Il co-leader Lars Klingbeil sarà ministro delle Finanze e vicecancelliere: è uno stretto alleato politico di Scholz e in passato aveva lavorato per l’ex cancelliere Gerhard Schröder, che poi ha rinnegato per i suoi legami con la Russia. L’SPD avrà anche i ministeri del Lavoro, con Bärbel Bas, e dell’Ambiente, con Carsten Schneider. Schneider è stato commissario del governo per la Germania orientale e la sua scelta serve probabilmente ad anticipare le critiche dei Verdi, adesso all’opposizione, visto che ha una reputazione di politico pragmatico.

Boris Pistorius, insieme a Scholz, durante la cerimonia di saluto militare al cancelliere, il 5 maggio a Berlino (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Queste nomine, nelle intenzioni dell’SPD, servivano a garantire una certa continuità col governo uscente sui temi che più stanno a cuore al loro elettorato. Resterà ministro della Difesa Boris Pistorius, il più popolare politico del partito e del paese (lo è più di Merz): si era vociferato che potesse essere lui il candidato cancelliere alle scorse elezioni, ma Pistorius non se l’era sentita, anche per disciplina di partito.
Pistorius coordinerebbe così lo storico e massiccio piano per aumentare le spese militari, approvato in via definitiva a fine marzo. Il piano era stato anticipato da una riforma costituzionale che aveva esentato dal vincolo del freno al debito le spese militari che superano l’1 per cento del PIL all’anno.
Il fatto di essere riuscito a far approvare la riforma – con una maggioranza di due terzi dei voti nell’ultimo spiraglio della legislatura uscente – era stato visto come un segno della capacità negoziale di Merz, che si era accordato con SPD e Verdi in tempi relativamente stretti dopo le elezioni. Merz, però, aveva dovuto fare anche concessioni, accompagnandola con un fondo da 500 miliardi di euro per migliorare le infrastrutture tedesche.

Una veduta del Bundestag nelle prime ore della mattina del 6 maggio (Paul Zinken/dpa)
Per raggiungere il risultato, Merz aveva fatto una parziale inversione sulla promessa della campagna elettorale di non aumentare la spesa pubblica. La cosa gli aveva attirato alcune critiche nel tradizionale bacino di voti della CDU e nella sua regione, il Sauerland.
Molte analisi hanno sottolineato che Merz parte da una posizione di debolezza politica. Innanzitutto in parlamento, dove la sua maggioranza è una delle più risicate del secondo dopoguerra, con un margine di soli 13 voti (su 630 seggi) al Bundestag: è un fattore limitante e si è visto martedì, quando il nuovo governo non ha raggiunto i 316 voti necessari alla fiducia durante la prima votazione, fermandosi invece a 310. Alla seconda votazione Merz è stato confermato con 325 voti, comunque tre in meno dei seggi totali della sua coalizione. Inoltre, rispetto a febbraio, il suo tasso d’approvazione è sceso e nei sondaggi la CDU è stata raggiunta al primo posto da AfD, nonostante i servizi segreti interni abbiano designato il partito come un pericolo per la democrazia.
A proposito di politica estera, dopo l’insediamento è previsto che Merz vada in visita dal presidente francese Emmanuel Macron e successivamente in Polonia. È una tradizione che il primo viaggio all’estero dei cancellieri sia in Francia, la più stretta alleata europea della Germania in questa fase storica, ma ci sono aspettative sul rilancio del rapporto tra i due paesi e della loro leadership in Europa, quello che in gergo viene chiamato “il motore franco-tedesco”. Macron aveva un ottimo rapporto con Merkel, ma dal 2021 in poi non aveva trovato in Scholz un interlocutore altrettanto efficace. L’alleanza con la Francia è tanto più importante visto il deteriorarsi dei rapporti con gli Stati Uniti, anche per via dell’affinità fra l’amministrazione di Donald Trump e AfD.
Infine, Merz ha la reputazione di essere un oratore impulsivo – a differenza dei predecessori (Scholz era ai limiti della noia). La cosa lo aveva favorito da leader dell’opposizione, ma gli aveva anche creato problemi in passato: per esempio nel 2023 aveva definito gli alunni figli di persone migranti «piccoli pascià» e l’accoglienza dei profughi ucraini «turismo sociale». Molti commentatori si chiedono se, quando diventerà cancelliere, cambierà stile comunicativo.
– Leggi anche: Cosa succede ora ad AfD?



