• Mondo
  • Martedì 26 aprile 2022

I controversi legami di Gerhard Schröder con la Russia

L'ex cancelliere tedesco è amico personale di Putin e in molti ora stanno chiedendo che venga espulso dai Socialdemocratici

Gerhard Schröder (Sean Gallup/Getty Images)
Gerhard Schröder (Sean Gallup/Getty Images)
Caricamento player

In questi giorni l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, in carica fra il 1998 e il 2005, sta ricevendo moltissime critiche per i suoi legami con la Russia e il presidente russo Vladimir Putin, noti da tempo ma attorno ai quali la sensibilità del dibattito pubblico e politico è aumentata da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, due mesi fa. La situazione è peggiorata dopo che il 23 aprile il New York Times ha pubblicato una lunga intervista a Schröder in cui l’ex cancelliere ha ribadito la sua vicinanza alla Russia, e ripetuto alcune tesi della propaganda russa sull’andamento della guerra, per esempio sulle responsabilità dell’esercito russo nella strage di Bucha.

Dopo la pubblicazione dell’intervista, diversi politici del Partito Socialdemocratico tedesco, a cui Schröder appartiene e all’interno del quale ha ancora moltissimi ammiratori e sostenitori, hanno chiesto che l’ex cancelliere venga espulso dal partito per via delle sue posizioni sulla Russia e la guerra in Ucraina. Al momento né il partito né Olaf Scholz, attuale cancelliere (Socialdemocratico) hanno commentato queste richieste.

Schröder ha 78 anni ed è stato un popolare politico tedesco per molti anni, prima da primo ministro della Bassa Sassonia e poi da cancelliere. Ufficialmente ha lasciato la politica nel 2005 dopo che da leader del Partito Socialdemocratico aveva perso per pochi punti percentuali le elezioni federali, vinte invece dalla CDU di Angela Merkel. Da allora Schröder ha ricoperto una serie di incarichi a metà fra la politica e il lobbismo. Non in Germania, come ci si sarebbe aspettato da un ex cancelliere, bensì in Russia.

Putin e Schröder durante una conferenza stampa a Berlino del 2005 (Andreas Rentz/Getty Images)

Schröder fa parte di una generazione di politici Socialdemocratici cresciuti politicamente durante il mandato da cancelliere di Willy Brandt, storico leader del partito tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta noto soprattutto per aver promosso una politica di buon vicinato con l’Unione Sovietica, che allora manteneva uno stato satellite su circa metà dell’odierno territorio tedesco. Ancora oggi Schröder conserva un busto di Brandt nel suo ufficio, ed entrambi i suoi figli adottivi sono nati in Russia. «Tutte queste cose hanno influenzato la mia relazione con la Russia da subito, e quando diventai cancelliere proseguii in quella direzione», ha detto al New York Times.

Esattamente come Brandt, anche Schröder riteneva che costruire solidi legami commerciali con la Russia avrebbe portato enormi benefici all’economia tedesca, e tenuto agganciata politicamente la Russia alla Germania e quindi al resto d’Europa. Oggi Schröder rivendica che sia stata la relazione amichevole fra Germania Ovest e Unione Sovietica, fra le altre cose, a far sì che la leadership sovietica accettasse la riunificazione con la Germania Est. La stessa politica è stata poi portata avanti fino alla fine del suo mandato anche da Angela Merkel, che succedette a Schröder come cancelliera.

Una volta concluso il suo mandato, però, Schröder ha portato al livello successivo il suo legame con la Russia. Nel dicembre del 2005 diventò il presidente della società che costruì il gasdotto Nord Stream, che collega via mare la Russia alla Germania senza passare dal territorio di altri stati, e che negli anni ha completato la costruzione di un secondo condotto parallelo, mai entrato in funzione per via della guerra in Ucraina.

Negli anni Schröder ha accumulato altri incarichi che lo rendono di fatto un dipendente di varie aziende russe che si occupano di energia e sono controllate direttamente o indirettamente dal circolo ristretto di Vladimir Putin, di cui fra l’altro Schröder è amico personale.

Il New York Times scrive che Schröder guadagna circa 250mila euro all’anno per il suo incarico di presidente di Nord Stream, oltre a circa 550mila euro per sedere nel consiglio di amministrazione di Rosneft, la principale compagnia petrolifera statale russa. A febbraio anche la principale società russa che si occupa di gas naturale, Gazprom, gli ha chiesto di entrare nel suo consiglio di amministrazione.

Negli anni Schröder non ha mai preso le distanze dalla Russia o dal governo russo, nonostante gli avvelenamenti dei dissidenti politici in giro per il mondo compiuti dai servizi segreti russi e una politica estera sempre più aggressiva portata avanti da Vladimir Putin. Ancora oggi, parlando col New York Times, dice che «fare dei mea culpa non mi si addice», e che più in generale ritiene di avere sempre fatto gli interessi della Germania, anche dopo il suo mandato da cancelliere.

Angela Merkel, l’allora presidente russo Dmitry Medvedev e Gerhard Schröder alla cerimonia di inaugurazione del tratto tedesco del Nord Stream, 8 ottobre 2011 (Sean Gallup/Getty Images)

Alcune recenti uscite di Schröder fanno comunque pensare che negli ultimi tempi si sia avvicinato ancora di più alla Russia. All’inizio di marzo, per esempio, fu scelto dall’Ucraina e dalla Russia come possibile mediatore dei negoziati fra le due parti, proprio per la sua antica amicizia con Putin e per la credibilità che si è guadagnato negli ambienti russi. I suoi sforzi, però, non hanno portato a nulla di concreto.

Parlando col New York Times, Schröder non ha dato risposte definitive né sulla strage di civili ucraini a Bucha compiuta dall’esercito russo né sull’avvelenamento del dissidente russo Alexei Navalny, compiuto dai servizi segreti russi nel 2020: su entrambe le questioni ha detto che i veri responsabili non sono stati mai trovati, di fatto aderendo alle tesi della propaganda russa.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, sempre più persone intorno a Schröder hanno insistito perché riducesse i suoi legami con la Russia e Putin, senza successo. Nel frattempo tutti i suoi collaboratori parlamentari si sono dimessi, compreso il suo capo di gabinetto degli ultimi vent’anni, mentre Schröder ha rinunciato pubblicamente alla cittadinanza onoraria della città di Hannover, appena prima che le autorità locali gliela togliessero.

Gli ultimi sviluppi, compresa l’intervista al New York Times, hanno provocato nuove critiche nei suoi confronti. Saskia Esken, co-segretaria del Partito Socialdemocratico tedesco, ha raccontato a una radio tedesca di aver chiesto a Schröder di lasciare il partito, «per salvare la sua reputazione di un cancelliere di successo»: «purtroppo non ha seguito il consiglio». Un’altra componente della segreteria, Michelle Müntefering, ha detto che l’amministrazione non dovrebbe più accettare la sua quota annuale di iscrizione, perché pagata con «soldi sporchi».

I Verdi e i liberali dell’FDP, che in questo momento assieme al Partito Socialdemocratico formano la coalizione di maggioranza, hanno accusato Schröder di avere usato la sua influenza su Scholz e sul partito per rallentare la cessione di armi all’Ucraina da parte del governo tedesco, di cui in Germania si discute ormai da settimane senza trovare una soluzione.