Cosa si spera di trovare nella Bayesian

Il recupero della barca dal fondale servirà a cercare prove che chiariscano cosa accadde davvero la notte del 19 agosto, quando naufragò

Barche della guardia costiera e dei sommozzatori durante il recupero delle salme dalla Bayesian
Barche della Guardia costiera e dei sommozzatori durante il recupero delle salme dalla Bayesian (ANSA/IGOR PETYX)

Mercoledì mattina dovrebbe iniziare il recupero della Bayesian, la grande barca a vela affondata il 19 agosto 2024 durante una tempesta nella rada del porto di Porticello, vicino a Palermo. È un’operazione delicata perché finora dall’inchiesta sono emerse più domande che risposte: da mesi gli investigatori e i tecnici della procura di Termini Imerese attendono di osservare lo scafo da vicino per capire come sia potuto affondare.

La mancanza di prove alimentò fin da subito molte speculazioni sulle cause del naufragio, in cui morirono sette persone: Mike Lynch, 59 anni, uno degli imprenditori più ricchi e influenti nel Regno Unito; la figlia Hannah di 18 anni; Jonathan Bloomer, dirigente della banca d’affari Morgan Stanley International e presidente della compagnia assicurativa Hiscox; sua moglie Anne Elizabeth; l’avvocato statunitense Chris Morvillo dello studio legale internazionale Clifford Chance e la moglie Neda Nassiri; il cuoco di bordo Recaldo Thomas.

Quando la barca tornerà a galla si potrà esaminare con più attenzione il portellone laterale, che secondo una delle ipotesi più citate dai tecnici sentiti negli ultimi mesi potrebbe essere stato lasciato aperto. Il portellone laterale è una grande apertura che permette di riporre i tender, le imbarcazioni usate per raggiungere il porto quando la barca è in rada.

Secondo questa ipotesi, dal portellone aperto sarebbe entrata una grande quantità d’acqua che poi avrebbe raggiunto e riempito la sala macchine. Il peso dell’acqua avrebbe poi fatto perdere stabilità allo scafo e infine affondato la barca a vela.

Un’altra ipotesi circolata dopo l’analisi dei filmati girati dai sommozzatori riguarda l’apertura della zona giorno, sul ponte principale, in teoria al riparo dalle onde. Quella notte tuttavia la barca si inclinò moltissimo a causa del vento e per questo l’acqua potrebbe essere entrata da lì, arrivando subito alle cabine e poi alla sala macchine.

C’è poi la questione della deriva, l’elemento dello scafo simile a un’ala collocato nella parte più bassa. La deriva aiuta a mantenere una barca in equilibrio e nel caso della Bayesian era mobile, poteva cioè alzarsi e abbassarsi con un comando. Quando è sollevata, la barca è meno stabile. I sommozzatori che hanno perlustrato il relitto della Bayesian hanno detto di aver trovato la deriva parzialmente alzata: non è ancora chiaro se per via di un colpo subito durante l’inabissamento o perché non è mai stata abbassata nonostante la tempesta. Sarà importante stabilire anche come fu gestita l’àncora, determinante per l’inclinazione della barca durante una tempesta così forte.

Una foto diffusa dall'ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian

Una foto diffusa dall’ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian (NPK ANSA/ Perini Navi)

Tutto questo – il portellone laterale, le aperture nella zona giorno, la deriva, l’ancora, ma anche le porte stagne e il loro sistema automatico di apertura e chiusura, le cabine, i motori, l’impianto elettrico e la strumentazione – sarà analizzato dai tecnici incaricati dalla procura che sperano di trovare prove convincenti. Servirà comunque molto tempo prima di arrivare a delle conclusioni.

Nella barca c’erano anche almeno due casseforti che conterrebbero documenti riservati. Lo scorso settembre un articolo della CNN ipotizzò che all’interno ci fossero hard disk con dati d’interesse per governi stranieri, una notizia che contribuì a diffondere nuove teorie del complotto e fantasiose interpretazioni sulle cause del naufragio. Darktrace, una delle aziende fondate da Lynch, è conosciuta anche perché collabora con i servizi di intelligence di vari paesi, tra cui il Regno Unito, gli Stati Uniti e soprattutto Israele. L’articolo non portava grandi prove a quella tesi, anzi aveva molti verbi al condizionale, ma da allora la marina militare italiana ha rafforzato la sorveglianza del tratto di mare in cui si trova il relitto per evitare furti.

Il recupero sarà fatto con una gru galleggiante, la Hebo Lift 10, una delle più grandi in Europa. Per prima cosa verrà tagliato l’albero che inizialmente verrà lasciato sul fondale, a 48 metri di profondità. Poi verranno tagliati tutti i cavi che collegano l’albero e le vele allo scafo e ai comandi. A quel punto la gru potrà sollevare lo scafo che sarà tenuto a galla per portarlo in un capannone nel porto di Termini Imerese, dove potrà essere analizzato. Tutto intorno alla barca verrà messa una sorta di cintura di contenimento per evitare che l’eventuale fuoriuscita di carburante dai serbatoi inquini il mare, oltre a ostacolare le indagini.

I costi del recupero – si è ipotizzato circa 30 milioni di euro – sono a carico delle assicurazioni. Le operazioni dovrebbero durare al massimo un mese, ma molto dipende dalle condizioni del meteo e dalle prime fasi del lavoro per liberare lo scafo dai cavi che lo collegano all’albero. Già da settimane tutti gli alberghi e i b&b della zona di Porticello sono prenotati. Oltre a giornalisti e troupe televisive in arrivo da molti paesi, il recupero sarà seguito da molti appassionati di relitti e sommozzatori.