Lo stile paranoide nella politica slovacca
Per distogliere l’attenzione dai suoi problemi politici il primo ministro Robert Fico ha puntato forte sulle teorie del complotto, ancora più di prima
di Matteo Castellucci

In questo periodo il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha rispolverato una tattica di cui s’è servito spesso in passato quand’era in difficoltà: sciorinare teorie del complotto, alcune delle quali inventate da lui. Solo che oggi Fico ha strumenti più potenti per propalarle. È al quarto mandato (non consecutivo) e puntare così tanto sul cospirazionismo è un modo per distrarre l’opinione pubblica dai problemi del paese e dalle sue politiche impopolari, ma pure per compattare una coalizione che perde pezzi e va dal suo partito di sinistra populista (Smer) all’estrema destra.
Il primo ministro e i suoi alleati politici hanno reagito con una narrazione complottista a tutti i momenti più difficili degli ultimi mesi: le critiche per l’incontro a Mosca di Fico col presidente russo Vladimir Putin lo scorso dicembre, la mozione di sfiducia che a fine gennaio ha rischiato di far cadere il governo, e le vaste proteste europeiste che proseguono da allora. Questa tattica ha un’efficacia che si esaurisce nell’immediato, e sta mostrando alcuni evidenti limiti: in almeno un caso si è ritorta contro il governo.
Un esempio eclatante è il modo in cui in queste settimane la commissione parlamentare sulla pandemia da Covid-19 ha agito oltre il suo mandato. È presieduta da Peter Kotlar, un deputato eletto con il partito nazionalista SNS (alleato di Fico). Kotlar ha sfruttato la visibilità dell’incarico per sostenere una serie di falsità antiscientifiche: ha paragonato le persone vaccinate agli organismi geneticamente modificati e ha detto di «avere scoperto» un piano globale per alterare il DNA delle persone attraverso i vaccini (di cui avrebbe discusso con Robert Kennedy Jr., il segretario alla Salute degli Stati Uniti che è uno dei principali esponenti del movimento antivaccinista).
Nello stesso periodo Fico ha fatto approvare in parlamento una legge per rimborsare le persone multate per aver violato le restrizioni sanitarie nel triennio 2020-2023. Il governo ha stanziato più di 5 milioni di euro: non sono pochi considerando che ha consistenti problemi di bilancio dalla scorsa estate e ha dovuto introdurre misure impopolari, tra cui una nuova tassa dello 0,4 per cento su ogni transazione bancaria di aziende e liberi professionisti (per un massimo di 40 euro per singola transazione).

Una protesta antigovernativa a Bratislava, il 3 aprile (EPA/JAKUB GAVLAK)
Le posizioni negazioniste sul Covid-19 non sono inedite per Fico. Se le sta sfruttando nuovamente, però, è perché ha bisogno di invertire il calo dei consensi, suoi e dei partiti della coalizione. Lucia Virostková, docente della Comenius University di Bratislava che ha fatto ricerca sulla disinformazione in Slovacchia, spiega che durante la pandemia Fico riuscì a riguadagnare la popolarità perduta contestando le misure sanitarie del governo. Ai tempi Fico era all’opposizione e sotto indagine: la tattica serviva anche a distogliere l’attenzione da questo. «Usa questa narrazione a suo vantaggio perché vede che una grossa parte dell’opinione pubblica ci crede», dice Virostková.
La Slovacchia, infatti, è uno dei posti al mondo più sensibili alle teorie del complotto. Secondo un sondaggio del 2018 spesso citato dai media, il 53 per cento della popolazione crede ad almeno una di queste teorie.
Virostková racconta che iniziarono a circolare nel 2014, ai tempi dell’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, e sono aumentate enormemente durante la pandemia e dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo stesso Kotlar (il presidente della commissione) è diventato famoso con una web-tv che si è distinta per la disinformazione. La co-conduttrice era Martina Simkovicova, l’attuale ministra della Cultura, protagonista di una contestata serie di epurazioni nelle istituzioni culturali del paese.
Il fatto che figure screditate come Kotlar (o Simkovicova) siano così influenti dipende anche dalla debolezza politica di Fico.
Sulla carta Fico conta su una maggioranza di 79 seggi sui 150 del parlamento unicamerale, ma negli scorsi mesi ci sono state defezioni. Si è salvato ricompensando i deputati ribelli di SNS e Hlas, il partito del suo amico-nemico Peter Pellegrini, con una redistribuzione dei ministeri. Le tensioni nella coalizione comunque non sono finite, e in molti casi i provvedimenti passano con un margine di uno o due voti.

Robert Fico e il leader di Slovacchia Progressista, Michal Šimečka, durante la sessione straordinaria del parlamento del 21 gennaio (EPA/JAKUB GAVLAK)
Per questo, quando a fine gennaio le opposizioni si sono unite per presentare una mozione congiunta di sfiducia, il governo ha rischiato seriamente di cadere. Fico l’ha schivata in modo rocambolesco, ma soprattutto portando le teorie del complotto a un altro livello.
Alla fine la mozione è stata ritirata dopo che Fico aveva convocato una sessione straordinaria del parlamento, in cui aveva accusato i partiti dell’opposizione di stare organizzando un inesistente «colpo di stato» contro di lui insieme alle ong (che sono state appena sottoposte a una controversa legge che rafforza i controlli, obbligandole a rendere noti le loro fonti di finanziamento e i nomi dei principali finanziatori).
Fico ne ha parlato come di «una nuova Maidan», aderendo così alla propaganda russa sulla rivoluzione in Ucraina che nel 2014 portò alla fuga del presidente filorusso Viktor Yanukovich. In quell’occasione il primo ministro non portò prove convincenti: anzi, si è scoperto che una delle email contenute nel rapporto dei servizi segreti citato da lui era stata creata col programma di intelligenza artificiale ChatGPT.

Una protesta antigovernativa per il settimo anniversario dell’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna, il 21 febbraio a Bratislava (EPA/JAKUB GAVLAK)
«Lo ha fatto per evitare che parlassimo in parlamento dei suoi molti errori e fallimenti», dice Tomáš Valášek, deputato e vicepresidente di Slovacchia Progressista (Progresívne Slovensko), il più forte partito dell’opposizione.
Valášek racconta che Fico ci provò anche nel 2018, quando ci furono le grandi proteste che portarono alle sue dimissioni dopo l’omicidio del giornalista Ján Kuciak insieme alla compagna Martina Kušnírova. Durante una conferenza stampa, Fico mostrò dei blocchi di selciato sostenendo che fossero stati confiscati dai servizi segreti prima che i manifestanti li tirassero contro la sua residenza ufficiale. L’obiettivo era presentarli come facinorosi, ma venne fuori che era tutta una montatura.

Robert Fico insieme al primo ministro ungherese Viktor Orbán, suo stretto alleato politico, durante una riunione del Consiglio Europeo del 20 marzo (AP Photo/Omar Havana)
Rispetto ad allora, Fico ha adottato una retorica ancora più aggressiva. «Sta sfruttando l’intero apparato dello stato per suffragare le sue assurdità, senza farsi problemi a usare tutti i poteri di cui può disporre un primo ministro», denuncia Valášek. Secondo Valášek è particolarmente grave che i servizi segreti si siano prestati, redigendo il rapporto pretestuoso che Fico ha esibito in parlamento. Anche Virostková ha notato una sorta di radicalizzazione nella retorica del primo ministro da quando è tornato dopo l’attentato di un anno fa: oggi è molto vicino agli esponenti più estremisti e cospirazionisti del suo partito, come l’eurodeputato Ľuboš Blaha, che un tempo erano isolati ma non lo sono più.
L’insistenza del governo sulle teorie del complotto recentemente gli ha creato un grosso problema attorno ad alcuni casi di afta epizootica, una malattia infettiva altamente contagiosa che colpisce i ruminanti e i suini (ma non gli umani).
Da un lato molti politici della maggioranza di Fico, con Blaha in testa, hanno diffuso falsità, dicendo che era un caso di «bioterrorismo», che era una punizione perché il governo slovacco fa ostruzionismo insieme all’Ungheria di Viktor Orbán nelle istituzioni dell’Unione Europea, che la malattia era arrivata dall’Ucraina. Dall’altro il governo ha fatto abbattere migliaia di animali e, per contenere l’emergenza, deve far rispettare gli stessi protocolli sanitari di cui i suoi stessi esponenti hanno messo in dubbio l’efficacia: le teorie del complotto che hanno diffuso, per mesi o anni, hanno alimentato ritrosie da parte degli allevatori.

Un varco di confine temporaneamente chiuso per i casi di afta epizootica, tra Ungheria e Slovacchia, l’8 aprile (Csaba Krizsan/MTI via AP)
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