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  • Mercoledì 23 aprile 2025

L’aumento della spesa militare in Spagna non piace a nessuno

È stato criticato sia dagli alleati di sinistra del primo ministro Pedro Sánchez sia dall'opposizione di destra, per ragioni diverse

Pedro Sánchez presenta l'auento della spesa, 22 aprile 2025
Pedro Sánchez presenta l'aumento della spesa, 22 aprile 2025 (Contacto via ZUMA Press)
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Soltanto pochi mesi fa, a gennaio, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez diceva di non avere intenzione di aumentare la spesa militare della Spagna: «Il mondo ha priorità più urgenti e non c’è scritto da nessuna parte che la pace e la sicurezza si raggiungano rafforzando gli arsenali». Ieri Sánchez ha annunciato un aumento di quasi 10,5 miliardi di euro della spesa militare, che in questo modo dovrebbe passare dall’1,4 al 2 per cento del Prodotto interno lordo (PIL) in meno di un anno: è la soglia minima richiesta dalla NATO ai suoi membri.

Sánchez ha giustificato questa svolta con il cambiamento della situazione internazionale, che è diventata più rischiosa e incerta: «Non siamo noi a essere cambiati, è stato il mondo», ha detto. Nonostante questo, la decisione ha scontentato praticamente tutti.

A sinistra è contrario all’aumento della spesa militare Sumar, il partito che compone l’alleanza di governo insieme al Partito Socialista di Sánchez. I rappresentanti di Sumar hanno definito l’aumento della spesa «esorbitante», hanno detto che è stato «calato dall’alto dal governo» e non è «né opportuno, né conveniente».

Alcuni rappresentanti di Sumar hanno detto che vorrebbero provare a bloccare la norma, ma non hanno gli strumenti per farlo: Sánchez non vuole far approvare l’aumento della spesa dal parlamento, ma userà i suoi poteri esecutivi per trovare i soldi necessari rimaneggiando la spesa corrente. Secondo il primo ministro, i 10,5 miliardi previsti saranno ottenuti in parte da fondi europei, in parte da risparmi di bilancio fatti negli anni precedenti e in parte modificando le voci di spesa di altri ministeri. Di fatto, l’unico modo che Sumar ha per fermare il piano sarebbe far cadere il governo, cosa che nessuno ha intenzione di fare.

Per confortare la sinistra, Sánchez ha detto che soltanto il 18 per cento della nuova spesa militare sarà destinata all’acquisto di armi «nel senso tradizionale del termine» (come munizioni o mezzi militari), mentre buona parte dei nuovi investimenti andrà negli stipendi del personale militare e in attività esclusivamente difensive, come la cybersicurezza.

Nonostante questo gli altri partiti di sinistra, tutti molto sensibili alla retorica del pacifismo, si sono detti contrari: Izquierda Unida, che ha un ministro nel governo, ha detto che l’aumento della spesa militare è «contrario allo spirito della coalizione». Anche Podemos, che invece è fuori dall’esecutivo, si è detto contrario: l’europarlamentare Irene Montero (una delle più note esponenti del partito) ha definito quello di Sánchez «il governo della guerra».

Gabriel Rufián, portavoce di ERC (partito nazionalista catalano di centrosinistra) in parlamento, ha detto che Sánchez è stato «capace di imporre tre giorni di lutto in uno stato laico per la morte di un papa pacifista, e durante questi tre giorni di annunciare 10 miliardi di euro in nuove armi» (si riferiva alla morte di Papa Francesco, avvenuta lunedì: anche l’Italia ha indetto cinque giorni di lutto nazionale).

Alberto Nuñez Feijóo, leader del Partito Popolare, nel marzo 2025

Alberto Nuñez Feijóo, leader del Partito Popolare, nel marzo 2025 (David Canales/SOPA Images via ZUMA Press Wire)

Si potrebbe pensare che le cose stiano diversamente tra i partiti di destra, che solitamente sono più favorevoli alle spese per la difesa. Il Partito Popolare, il principale partito di centrodestra e dell’opposizione, di recente ha promesso pubblicamente un aumento delle spese militari fino al 3 per cento del PIL.

Ma la politica in Spagna è polarizzata a tal punto che anche il Partito Popolare ha condannato Sánchez, per ragioni di convenienza politica. Il leader del partito, Alberto Nuñez Feijóo, ha detto che la proposta di Sánchez ha degli elementi «autoritari», perché non sarà votata dal parlamento, e che il piano è inadeguato alle necessità della Spagna.

Sánchez presenterà il piano di aumento di spesa in parlamento a inizio maggio, senza una votazione. Nonostante le critiche, è improbabile che lo ritirerà. Tra le altre cose i giornali spagnoli scrivono che ad aver convinto il primo ministro ha contribuito la decisione dell’Italia di portare le spese militari al 2 per cento del PIL entro quest’anno (il governo di Giorgia Meloni lo farà però attraverso un cambio del sistema contabile, e non tramite maggiori investimenti). Dopo la decisione italiana, la Spagna sarebbe rimasta l’unico grande paese della NATO con le spese per la difesa sotto al 2 per cento del PIL.