La Pasqua, spiegata
Perché si celebra ogni anno in un giorno diverso, perché cambia a seconda della confessione e cosa c'entrano conigli e uova di cioccolato

La Pasqua è la festività più importante del calendario cristiano: secondo la tradizione celebra la resurrezione di Gesù Cristo, e nel tempo è diventata festa e giorno di riposo anche per i non credenti.
La Pasqua si festeggia di domenica perché nei Vangeli è scritto che il sepolcro vuoto di Gesù Cristo venne scoperto il giorno successivo al sabato. La data tuttavia cambia di anno in anno per via del fatto che da quasi 1700 anni per calcolare il giorno esatto di festa si tiene conto del calendario lunare: per la Chiesa, la Pasqua si festeggia la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, che può capitare in diversi giorni del calendario solare (cioè quello che usiamo oggi).
Abbiamo messo insieme una piccola guida per rispondere ad alcune domande che chiunque si deve essere fatto almeno una volta: cosa dicono i Vangeli? Che ne è della diretta antenata della Pasqua, e cioè la Pasqua ebraica? E soprattutto: cosa c’entrano con la Pasqua conigli e uova di cioccolato?
1. Cosa si racconta nei Vangeli?
La resurrezione di Gesù è l’evento centrale della narrazione dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento, fondamentali per i cristiani. Secondo questi testi, il terzo giorno dalla morte per crocifissione, Gesù risorse lasciando il sepolcro vuoto: inizialmente apparve ad alcune fedeli e in un secondo momento anche ad altri apostoli e discepoli. Il Vangelo di Matteo, per esempio, lo racconta così:
Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere il sepolcro. Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra. Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste bianca come neve. E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte. Ma l’angelo si rivolse alle donne e disse: «Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva. E andate presto a dire ai suoi discepoli: “Egli è risuscitato dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, ve l’ho detto». E quelle se ne andarono in fretta dal sepolcro con spavento e grande gioia e corsero ad annunziarlo ai suoi discepoli. Quand’ecco, Gesù si fece loro incontro, dicendo: «Vi saluto!» Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e l’adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno».
Gli altri tre evangelisti raccontano l’episodio in modo simile, con qualche variazione sull’identità delle donne che vanno al sepolcro oltre a Maria Maddalena, e sul numero degli angeli che danno loro l’annuncio della resurrezione. I Vangeli inoltre parlano dell’incontro di Gesù risorto con i discepoli e soprattutto della richiesta fatta da Gesù:
Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente».
2. Come si è arrivati alla Pasqua?
Nel Vangelo di Giovanni c’è scritto che la morte di Gesù avvenne il 14 di Nisan (il mese ebraico a cavallo fra marzo e aprile), il giorno in cui gli ebrei celebrano la liberazione dall’Egitto e che si festeggia durante il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. È la cosiddetta “Pasqua ebraica”, o Pesach, che diventò anche il giorno in cui le prime comunità cristiane cominciarono a festeggiare la resurrezione di Gesù.
Per rimediare alla sovrapposizione e dare più spazio e attenzione alla resurrezione di Gesù, anziché alla sua morte, nel 325 d.C. si decise di festeggiare la Pasqua nella domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Fu stabilito nel Concilio di Nicea, la prima assemblea al mondo delle varie comunità cristiane: in questo modo la Pasqua si sarebbe festeggiata in una data variabile ogni anno – compresa comunque fra il 22 marzo e il 25 aprile –, e in un periodo vicino ma in un giorno diverso dalla Pasqua ebraica.
A volte capita comunque che Pasqua e Pesach (“passaggio”, פסח in ebraico) si festeggino nello stesso giorno, ma non quest’anno: la Pasqua ebraica infatti è cominciata il 12 aprile.

Penitenti durante una processione della Settimana Santa a Siviglia, Spagna, 13 aprile 2025 (AP Photo/Emilio Morenatti)
La celebrazione del Pesach è prevista dalla stessa Bibbia nel Libro dei Numeri («E il primo mese, il quattordicesimo giorno del mese, sarà la Pasqua del Signore»). Tradizionalmente è il giorno in cui gli ebrei credono che sia avvenuta l’uccisione da parte di Dio di ogni primogenito egiziano durante il periodo di schiavitù degli ebrei in Egitto.
Come raccontato nella Bibbia, in quel giorno gli ebrei avrebbero dipinto le porte delle proprie case con sangue d’agnello per segnalare a Dio che in quella casa non c’erano primogeniti egiziani da uccidere. Per questo si celebra il “passare oltre” di Dio nei confronti delle case degli ebrei, e per questo durante la cena si mangia anche una zampa di capretto.
Per gli ebrei oggi il Pesach è un’occasione per celebrare la liberazione dalla schiavitù e in generale la resistenza sotto il dominio egiziano. Il suo momento più importante è il seder, la prima delle due cene in cui si celebra, fatto di riti e preghiere piuttosto rigide e complicate: fra le altre cose è prevista la lettura dello Haggadah, una raccolta di omelie rabbiniche sulla liberazione di cui esistono diverse edizioni (fra cui una curata dallo scrittore statunitense Jonathan Safran Foer). Nei sette giorni successivi al Pesach gli ebrei non possono inoltre mangiare cibi lievitati, in ricordo del fatto che gli ebrei abbandonarono l’Egitto così rapidamente da non poter far lievitare il pane da portare in viaggio.
Così come la Pasqua per i cristiani, negli anni il Pesach è diventata una festività osservata anche dagli ebrei non praticanti (o secolari): circa il 40 per cento degli ebrei secolari americani, per esempio, festeggia il Pesach partecipando al seder.
3. Chi la festeggia?
Poiché la credenza nella resurrezione di Gesù è alla base di tutte le confessioni cristiane, la Pasqua viene rispettata anche dai mormoni o dagli ortodossi, sebbene con qualche variazione. Questi ultimi per esempio la festeggiano in una data diversa poiché seguono ancora il calendario giuliano, entrato in vigore nel 46 a.C. grazie a Giulio Cesare. Anche per gli ortodossi la Pasqua si celebra la domenica che segue il giorno in cui si verifica la luna piena a partire dall’equinozio di primavera, che anche loro fissano il 21 marzo.
Il guaio è che il 21 marzo giuliano non corrisponde a quello gregoriano (cioè il calendario in uso nell’Occidente), e quindi può capitare che gli ortodossi festeggino la Pasqua in una data diversa dai cattolici: quest’anno è il 20 aprile anche per loro.
Ogni paese, inoltre, ha le proprie tradizioni per quanto riguarda i festeggiamenti. In Sudamerica vanno molto le piñata, cioè i contenitori colorati pieni di dolci che i bambini devono rompere con un bastone. In Scozia e in altri paesi del nord Europa, invece, vengono fatti falò all’aperto su modello di alcuni antichi riti dei Sassoni.
Uno dei festeggiamenti più noti al mondo però è quello che si tiene ogni anno nel giorno di Pasquetta alla Casa Bianca: è l’Easter Egg Roll, la corsa con le uova (bollite e decorate) che i bambini fanno rotolare sul prato servendosi di una sorta di mestolo con un lungo manico. È una tradizione che a Washington esisteva già nell’Ottocento, ma che a un certo punto fu messa a rischio: nel 1876 infatti una legge del Congresso degli Stati Uniti vietò ai bambini di praticarla nei prati della Casa Bianca, poiché avrebbero rovinato l’erba del palazzo. Nell’aprile del 1878 il presidente Rutherford B. Hayes decise tuttavia di consentire ai bambini di giocare nei paraggi, ignorando la legge.

Barack Obama durante l’Easter Egg Roll alla Casa Bianca a Washington, 9 aprile 2012 (AP Photo/Carolyn Kaster)
4. Perché è la festività più importante per i cattolici?
In breve la Pasqua è più importante del Natale perché i cristiani ritengono più importante la resurrezione di Gesù piuttosto che la sua nascita. La resurrezione di Gesù è infatti uno dei punti chiave della fede cristiana: per la Chiesa cattolica, ad esempio, chi ritiene che Gesù non sia risorto non può essere considerato un credente. Il Natale ha maggiore successo “culturale” perché ha avuto la fortuna di saldarsi a una consuetudine pagana già esistente: quella di dare regali ai bambini, attestata in Germania prima dell’introduzione del Cristianesimo e poi attribuita a San Nicola.
5. Perché si regalano uova di cioccolato?
Per ricordare il sangue di Gesù Cristo, durante la Pasqua i primi cristiani usavano pitturare le uova di rosso e decorarle con croci o altri simboli, una tradizione che dura ancora oggi nei paesi ortodossi e cristiano-orientali. Per loro la simbologia dell’uovo era abbastanza evidente: dall’uovo nasce la vita, che a sua volta veniva associata con la rinascita di Gesù e quindi con la Pasqua. Secondo alcuni studi la tradizione delle uova pasquali venne però rafforzata dalle indicazioni seguite in quaresima, cioè il periodo di quaranta giorni prima della Pasqua nel quale i cattolici sono invitati alla penitenza e ad alcuni giorni di digiuno.
In quaresima è vietato mangiare carne e inizialmente era vietato mangiare anche le uova, com’è tuttora nelle chiese cristiane orientali. Il problema è che era difficile costringere le galline a non deporre uova: dalla necessità di farci qualcosa del surplus di uova che non si potevano mangiare, sarebbe così nata la tradizione di bollirle fino a farle diventare dure, per poi dipingerle con colori sacri e simbolici.
Verso la fine dell’Ottocento, poi, i progressi tecnologici avevano oramai reso possibile unire la tradizione del cioccolato (introdotto in Europa da poco) a quella delle uova regalo pasquali. L’idea venne per la prima volta ai dirigenti della Cadbury, un’azienda dolciaria inglese che esiste tuttora, che nel 1875 creò il primo uovo di cioccolato pasquale vuoto con all’interno una sorpresa. Nel 1905 la Cadbury mise in commercio un’altra innovazione, le uova di cioccolato al latte, che era stato inventato una trentina di anni prima in Svizzera. Il nuovo prodotto fece un grandissimo successo di vendite, e in poco tempo si diffuse in tutto il mondo.
6. E i conigli cosa c’entrano?
Oggi il coniglio è il simbolo più diffuso della Pasqua assieme all’uovo di cioccolato. Non è chiaro per quale motivo negli anni sia stato associato a una festività cristiana, anche perché nel Vangelo non c’è traccia di conigli, che non erano nemmeno stati adottati come simbolo dalle prime comunità cristiane. Sembra piuttosto che il coniglio fosse considerato un simbolo di fertilità nell’antichità, e che quindi fosse legato all’arrivo della primavera e alle festività pagane ad essa collegate. Visto che tradizionalmente la Pasqua si celebra fra marzo e aprile, a un certo punto il coniglio è passato a essere adottato anche come simbolo pasquale.
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