Il ruolo di J. K. Rowling nella campagna che ha portato alla sentenza britannica sulle donne trans
L'autrice di Harry Potter l'ha sostenuta e finanziata, contribuendo a renderla centrale nel dibattito politico nazionale

For Women Scotland è l’associazione che nel 2018 fece ricorso contro il governo scozzese per ottenere che le protezioni antidiscriminatorie previste per le donne dalla legge britannica sulle pari opportunità (Equality Act) smettessero di valere anche per le donne transgender. Mercoledì l’associazione ha vinto la sua battaglia legale con una sentenza storica della Corte suprema del Regno Unito, di cui si è molto parlato nel paese e in tutto il mondo. La sentenza stabilisce infatti che per l’applicazione dell’Equality Act la definizione giuridica di “donna” vale solo per le persone biologicamente di sesso femminile e quindi non le donne trans, neanche quelle con documenti femminili.
Tra le persone che hanno maggiormente sostenuto la battaglia di For Women Scotland c’è J. K. Rowling, autrice della celeberrima saga di Harry Potter, che ha incoraggiato pubblicamente la battaglia dell’associazione oltre a finanziarla con delle donazioni, anche se non è chiaro di quanto. La posizione di Rowling contro il riconoscimento delle donne trans come donne a tutti gli effetti è ampiamente nota e contestata da anni, soprattutto sui social network, dove si svolge la gran parte del suo attivismo. Forse meno noto è il modo in cui concretamente interviene sulle questioni politiche del suo paese, con i suoi soldi e la sua visibilità.
For Women Scotland è un’associazione di femministe “gender critical”, che cioè escludono le donne trans dalle battaglie per i diritti delle donne. Ritengono infatti che ci sia una corrispondenza diretta tra sesso biologico e genere, e che in molti casi il riconoscimento di diritti uguali per donne transgender e cisgender danneggi le seconde. È la stessa posizione che Rowling porta avanti da anni e che è molto criticata dai movimenti femministi più giovani e in generale dagli attivisti per i diritti LGBTQ+.
Nel 2018 For Women Scotland fece ricorso contro il governo scozzese, per il quale una donna trans in possesso di un Gender Recognition Certificate (Grc), cioè del documento ufficiale che riconosce il cambio di genere, doveva essere considerata come una donna dal punto di vista giuridico. Sulla base di questa interpretazione il parlamento scozzese stabiliva, per esempio, che per rispettare l’obbligo di rappresentanza femminile del 50 per cento nei consigli di amministrazione degli enti pubblici potessero essere contate come donne anche le donne trans che avevano cambiato legalmente genere.
La battaglia andò avanti per anni e nel febbraio del 2024 l’associazione ebbe l’autorizzazione a fare appello alla Corte suprema. Secondo quanto riportato dal Telegraph allora Rowling fece una donazione da 70mila sterline a For Women Scotland. Mercoledì, quando è stata data la notizia della sentenza della Corte suprema, Rowling ha festeggiato scrivendo su X: «Ci sono volute tre donne tenaci e straordinarie con un esercito alle spalle per far prendere in considerazione questo caso alla Corte suprema e, con questa vittoria, hanno protetto i diritti di donne e ragazze in tutto il Regno Unito. Sono così orgogliosa di conoscervi». In un altro post ha confermato di aver sostenuto economicamente For Women Scotland. E in una foto pubblicata mercoledì sera, che riprende una famosa scena di A-Team, ha scritto: «Vado matta per i piani ben riusciti».
Da almeno un paio d’anni Rowling è diventata in generale un’interlocutrice difficile da ignorare per i politici britannici, e se il dibattito sui diritti delle persone trans è diventato così centrale nella politica del Regno Unito è anche grazie allo spazio e alla visibilità che lei è riuscita a portargli (su X ha più di 14 milioni di follower).
Lo scorso giugno, per esempio, prima delle elezioni nel Regno Unito, Rowling aveva scritto sul Times di avere dei dubbi sul sostenere il partito dei Laburisti – come aveva fatto in passato sia col voto sia con le donazioni – proprio per via del loro approccio ai diritti delle donne transgender. Aveva in particolare criticato Keir Starmer, leader del partito che pochi giorni dopo sarebbe diventato il primo ministro britannico, perché secondo lei si era mostrato «sprezzante e offensivo» nei confronti delle attiviste contrarie all’estensione dei diritti delle donne alle donne trans. L’aveva criticato anche perché anni prima non aveva sostenuto abbastanza la candidata laburista Rosie Duffield dopo che era stata contestata per una sua affermazione sul fatto che solo le donne hanno la cervice (sempre per ribadire che la definizione di “donna” deve corrispondere al sesso biologico femminile).
Starmer, che è da anni molto ambiguo e incerto sulla propria posizione su questi temi, aveva risposto genericamente di essere orgoglioso dei risultati del partito per i diritti delle donne. Pochi giorni dopo però la laburista Rachel Reeves aveva chiesto di incontrare Rowling e l’aveva pubblicamente rassicurata sul fatto che il partito non aveva intenzione di accontentare alcune richieste portate avanti dagli attivisti per i diritti LGBTQ+. Rowling aveva risposto dicendo che avrebbe accettato l’incontro con i Labour solo a patto che il partito avesse prima incontrato alcune delle associazioni che lei sosteneva.
A ottobre del 2024 Kemi Badenoch, che pochi giorni dopo sarebbe diventata la leader del partito conservatore britannico, aveva detto in un’intervista che se fosse diventata prima ministra avrebbe offerto a Rowling il titolo nobiliare, che l’avrebbe fatta entrare di diritto nella Camera dei Lord, la camera alta del parlamento britannico. Le due avevano collaborato nella campagna politica contro la legge scozzese che facilitava il cambio dei documenti alle persone trans. Alcuni giorni dopo Rowling ha detto che il titolo le era stato proposto in passato (probabilmente prima del 2010) sia dal partito dei Tory che da quello dei Labour ma che l’aveva rifiutato, come avrebbe continuato a fare.