Cosa ha detto J.K. Rowling sulle persone transgender e le donne

E perché se ne sta discutendo: un pezzo significativo del complesso dibattito sulle identità di genere

(John Phillips/Getty Images)
(John Phillips/Getty Images)

Mercoledì sera J.K. Rowling, notissima autrice dei libri su Harry Potter, ha pubblicato un lungo post sul suo sito per rispondere alle critiche e alle accuse di transfobia ricevute dopo alcuni suoi recenti commenti sull’identità di genere e su quello che lei definisce il “nuovo attivismo trans”, e per spiegare perché si è espressa pubblicamente su questi temi.

«Non mi piegherò di fronte a un movimento che ritengo stia facendo danni dimostrabili nel tentativo di erodere il concetto di “donna” come classe politica e biologica, offrendo protezione ai molestatori come pochi nella storia».
Ha inoltre rivelato di aver subito violenze domestiche e abusi sessuali durante il suo primo matrimonio, citando questa esperienza – insieme al suo passato di insegnante e alla sua convinzione dell’importanza della libertà di parola – come una delle ragioni a sostegno delle sue idee rispetto all’identità di genere e ai diritti delle persone trans.

Negli ultimi anni, Rowling ha più volte espresso opinioni controverse sul concetto di sesso e di identità di genere e sui diritti delle persone trans. Nel suo post ha commentato e cercato di spiegare le volte in cui era successo e ha fatto riferimento più approfonditamente all’episodio più recente, avvenuto lo scorso weekend. Sabato scorso Rowling aveva ironizzato sull’utilizzo dell’espressione “persone che hanno le mestruazioni” nel titolo di un articolo del sito Devex che usava l’espressione per includere esplicitamente persone trans e non binarie: «Sono sicura che esistesse una parola per queste persone» ha scritto Rowling, «Aiutatemi… Danne? Done? Dumne?».

Il commento implicava una corrispondenza automatica tra le persone che hanno le mestruazioni e le donne: negando così la possibilità che esistano persone che le hanno ma non si identificano come donne (alcuni uomini trans, o persone che non si identificano in alcun genere, ad esempio), e ha generato critiche e discussioni.
Domenica Rowling ha risposto con tre nuovi tweet, affermando di «conoscere e sostenere persone transgender», ma opponendosi a «cancellare il concetto di “sesso”».

Anche questi tweet hanno ricevuto molte critiche e risposte, anche da famosi attori e attrici che avevano lavorato a film tratti dalla sua saga. Lunedì, ad esempio, l’attore Daniel Radcliffe – interprete del personaggio di Harry Potter nella serie di film tratti dai libri di Rowling – ha pubblicato una lettera in cui prendeva le distanze dalle parole di Rowling, evitando di attaccarla personalmente, e in cui esprimeva solidarietà verso le persone transgender e la volontà di “diventare un migliore alleato” (come vengono definite le persone che non appartengono alla comunità LGBTQIA+, ma condividono e sostengono le sue ragioni). Commenti simili sono stati fatti anche dagli attori Eddie Redmayne ed Emma Watson.

L’identità sessuale, oggi, viene definita in base a tre parametri: sesso, genere e orientamento sessuale. Il primo corrisponde al corpo sessuato (maschio-femmina), il secondo al senso di sé (al sentimento di appartenenza, all’identificarsi come uomo o donna a seconda di ciò che il mondo intorno riconosce come proprio dell’uomo e della donna), mentre il terzo riguarda la direzione dei propri desideri (eterosessuali-omosessuali-bisessuali, e altre categorie).

Il sistema sesso-genere-orientamento sessuale (usato oggi in tutto il mondo dalla maggior parte degli psichiatri, degli psicologi, dei sessuologi e dei sistemi giuridici) è però solo una griglia interpretativa e imperfetta della realtà, basata su rigide alternative binarie: la realtà stessa è ben più complessa e ricca di esperienze in cui i tre parametri non sono necessariamente “coerenti” tra loro. Un articolo del National Geographic riporta le esperienze di alcune persone che non rientrano perfettamente nella binarità, alcune dal punto di vista biologico, altre psicologico, più spesso un misto dei due.

– Leggi anche: Cos’è l’identità di genere, spiegato bene

La posizione di Rowling rifiuta queste posizioni e si può riassumere come segue: secondo lei esistono due sessi (maschio e femmina), che dipendono da fattori anatomici e fisici (come le mestruazioni); secondo lei, però, l’inclusione nella categoria di “donna” richiesta dalle donne trans rischierebbe di danneggiare le persone biologicamente donne.

L’opinione di Rowling non è una banale posizione conservatrice nei confronti delle varietà di genere, ma ha radici e precedenti in una parte del pensiero femminista. Nel movimento femminista questo tipo di dibattito esiste da decenni e ha portato alla nascita della definizione di “femminismo essenzialista e trans-escludente” (da cui la sigla TERF a cui Rowling fa riferimento nel suo post, alludendo al modo in cui viene utilizzata come insulto). Il femminismo essenzialista considera infatti che ci sia una corrispondenza tra sesso e genere.

Nel 1989, per descrivere la sovrapposizione delle varie identità sociali e delle relative discriminazioni (donne nere, donne musulmane…) fu coniata in ambito giuridico la parola “intersezionalità”. Il termine poi venne assunto in ambito femminista per descrivere l’alleanza tra lotte e rivendicazioni pensate e praticate fino ad allora in modo separato. Il movimento intersezionale non chiedeva di staccarsi dalle tematiche classiche del movimento femminista degli anni ’60 e ’70, ma solo che venisse riconosciuta la difficoltà di alcune persone che subivano contemporaneamente diversi tipi di discriminazione, e che si concedessero quindi tempi e spazi particolari alle persone in queste situazioni. L’essenzialismo si oppone all’intersezionalismo perché considera che le diverse discriminazioni non interagiscano fra di loro.

Nei confronti delle donne trans l’esclusione venne giustificata ideologicamente, dicendo che «le donne trans non sono donne e gli uomini trans sono donne oppresse dal patriarcato e spinte ad assumere un corpo maschile attraverso mutilazioni del corpo»: così Pasionaria, una rivista femminista, definisce il movimento essenzialista trans-escludente. La negazione dell’oppressione delle persone transgender passa per la negazione della terminologia che distingue “sesso” da “genere”. Il fatto che Rowling non utilizzi mai la parola “gender”, ma sempre “sex”, è un segnale di questo tipo di posizione.

Nell’ultimo dei tre tweet di domenica Rowling aveva inoltre scritto «se foste discriminati in quanto trans manifesterei con voi», implicando – secondo molti – che una discriminazione sia da dimostrare.

Esistono però numerose ricerche, fra cui una pubblicata su una rivista americana che si occupa di pediatria, che dimostrano che bambini, bambine e adolescenti transgender hanno una probabilità molto più alta rispetto ai loro coetanei “cis” (cioè che si riconoscono nel genere assegnato alla nascita) di suicidarsi. Recentemente, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali ha inoltre pubblicato i risultati di una ricerca realizzata nel 2019 a cui ha partecipato un campione di circa 140 mila persone LGBTI – lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali – provenienti da 30 diversi paesi. La sezione dei risultati riguardo alle persone transgender dice che più della metà delle persone transgender intervistate sono state discriminate nell’ultimo anno, contro il 35,5% delle persone omosessuali. Inoltre risulta che le persone transgender siano soggette a più aggressioni rispetto a quelle omosessuali (che a loro volta ne subiscono di più rispetto a quelle eterosessuali).

In questo contesto ieri sera è arrivata la lunga risposta di Rowling, in cui ha rivendicato un atteggiamento di «femminismo radicale» (espressione che preferisce a «femminismo essenzialista»), insistendo sul pericolo che lo «sgretolamento della definizione legale di sesso» comporterebbe per varie cause che le stanno a cuore.

Da un lato, Rowling lo considera un problema per l’educazione e la tutela dei bambini e nella sua risposta ha citato uno studio della ricercatrice Lisa Littmann, basato sull’intervista di 256 genitori che parlano delle loro preoccupazioni riguardo alla disforia (sensazione di inadeguatezza del genere assegnato alla nascita) riferita dai loro figli. Secondo Littman, i genitori riferirebbero che i bambini e le bambine rimettono in questione il proprio sesso “troppo presto”, con meccanismi di pressione sociale all’interno di gruppi di amici che favorirebbero il riconoscimento “di massa” in “un’identità trans”. Questo studio – sostiene chi suggerisce di trattarlo con cautela – ha il limite di considerare i soggetti attraverso la percezione che altri hanno di loro, e non attraverso la percezione che questi hanno di se stessi.

Rowling dichiara inoltre preoccupazione riguardo alla proposta di una legge in Scozia che renderà più facile per le persone trans ottenere riconoscimento legale per la loro identità di genere. Rowling sostiene che la legge farà sì che «l’unica cosa che servirà a un uomo per “diventare donna” sarà dire di esserlo». La conseguenza, secondo Rowling, sarebbe che molte donne sarebbero costrette a condividere spazi intimi, come i bagni pubblici, con “uomini”, a discapito della loro sicurezza.

Il governo scozzese ha dichiarato alla fine dell’anno scorso che questa legge non metterà in pericolo le donne, perché non basterà «dire di voler essere una donna per diventarne una». L’obiettivo della legge è semplicemente quello di abbreviare un processo che al momento è molto complicato e mette a rischio la dignità delle persone trans, che devono dimostrare la transizione attraverso referti psicologici e esami fisici invasivi.

Neanche l’argomento della sicurezza delle donne per giustificare trattamenti discriminatori delle persone transgender è un argomento nuovo: fu usato in altri contesti. Per esempio, fu usato nel 2016 per giustificare la legge del North Carolina che obbligava le persone transgender a usare i bagni corrispondenti al loro sesso biologico, con l’idea che lasciare che le donne trans usassero i bagni delle donne avrebbe permesso a uomini intenzionati a commettere molestie o atti di violenza sulle donne “di fingersi donne trans” per accedere agli spazi dedicati alle donne. Si tratta di un argomento non sostenuto da dati, ed è stato più volte smentito da chi si occupa di violenza sulle donne.

Per sottolineare la sua empatia con le donne che hanno subito abusi, Rowling ha raccontato la sua esperienza di giovane donna negli anni ‘80, parlando di confusione e senso di inadeguatezza rispetto allo stereotipo femminile («rosa, frivolo e arrendevole»).

Sostiene che lei stessa, se fosse nata trent’anni dopo, avrebbe potuto essere tentata di “fare la transizione a uomo”, per sfuggire alla discriminazione e al rischio di abusi.
Nel suo post, infine, Rowling ha inoltre rivelato di essere stata vittima di abusi sessuali, in occasione del suo primo matrimonio: spiega di averlo rivelato «non per ottenere compassione», «ma per mostrare solidarietà con l’enorme numero di donne che hanno storie simili alla mia».
Rowling ha parlato anche della sua volontà di difendere la libertà di parola, spiegando di aver ricevuto per corrispondenza privata le testimonianze di numerose donne che si sono dichiarate d’accordo con lei esprimendo però la scelta di non esporsi pubblicamente per paura di subire attacchi da parte degli attivisti per i diritti delle persone trans.

– Leggi anche: Breve storia dell’eterosessualità