• Mondo
  • Sabato 2 aprile 2016

Le proteste contro la legge “anti gay” del North Carolina

Google, Facebook e la NBA, tra gli altri, stanno contestando una legge contro i diritti della comunità LGBT, minacciando di rinunciare a investimenti e attività nello stato americano

(Whitney Keller/The Herald-Sun via AP)
(Whitney Keller/The Herald-Sun via AP)

Nell’ultima settimana diverse grosse aziende si sono espresse pubblicamente contro l’approvazione di una controversa legge statale sui diritti della comunità LGBT in North Carolina, approvata mercoledì 23 marzo. La legge introduce a livello statale un nuovo codice antidiscriminatorio – che però non cita esplicitamente le persone gay o transgender, e che non può essere sostituito da codici approvati dalle singole città – e soprattutto l’obbligo per le persone transgender di utilizzare bagni o spogliatoi pubblici che corrispondano al loro sesso di nascita. In questi giorni la legge è stata criticata moltissimo sia da attivisti per i diritti LGBT sia da aziende come Facebook e Google, la cui divisione di investimenti ha detto che non finanzierà nessuna società del North Carolina finché la legge non sarà abrogata. Le critiche sono arrivate persino da alcune agenzie e dipartimenti governativi: una portavoce del dipartimento dell’Istruzione ha detto che i suoi colleghi stanno esaminando la legge «per capire se può avere un impatto sul budget dell’istruzione riservato al North Carolina».

Il New York Times ha scritto che la nuova legge è stata introdotta per reazione a un nuovo codice antidiscriminatorio – e comprensivo dei diritti di gay e transgender — approvato lo scorso mese da Charlotte, la città più grande del North Carolina. Il North Carolina è uno stato storicamente Repubblicano, anche se meno di altri (per esempio alle elezioni presidenziali del 2008 vinse Obama): la legge è stata sostenuta e approvata da tutti i parlamentali locali Repubblicani, oltre che firmata dal governatore Repubblicano Pat McCrory (che alle elezioni statali di novembre cercherà di essere rieletto). I Repubblicani hanno difeso la legge spiegando che anche alcuni codici antidiscriminatori validi in altri stati non citano esplicitamente gay e transgender. McCrory ha definito l’opposizione alla legge “teatrino politico”, anche se alcuni giorni dopo l’approvazione si è detto disposto a esaminare “nuove idee” per la legge.

Quella di Google non è stata l’unica “minaccia” ricevuta dal governo del North Carolina: la NBA, la lega che organizza il più importante campionato di basket nordamericano, ha lasciato intuire che potrebbe spostare la partita All-Star del 2017 da Charlotte a un’altra città. Jonathan D. Lovitz, vicepresidente della Camera di commercio della comunità LGBT americana, ha spiegato al Guardian che il North Carolina «sta per essere colpito duramente: ci sraanno aziende che perderanno soldi o che si ritireranno dallo stato per protesta». Il New York Times ha scritto invece che secondo diversi esperti è difficile che il governo possa tagliare così facilmente dei fondi federali, anche se fa notare che le cifre di cui si parla sono molto alte ed eventuali tagli potrebbero mettere in grossa difficoltà il governo del North Carolina: il Dipartimento dei Trasporti spende ogni anno circa un miliardo di dollari di finanziamenti in North Carolina (circa 880 milioni di euro), mentre quello dell’Educazione circa 4,3 miliardi (3,7 miliardi di euro).

In un comunicato, il vicegovernatore del North Carolina Dan Forest ha spiegato che «sarebbe sbagliato – e persino illegale – tagliare fuori il North Carolina per trattamento discriminatorio. Sono sicuro che continueremo a ricevere i soldi federali nonostante le minacce di qualcuno a Washington».

ALTRE STORIE