• Mondo
  • Mercoledì 16 aprile 2025

Sono tempi duri per la biblioteca sul confine tra Stati Uniti e Canada

Letteralmente sul confine, che è segnalato da un nastro isolante nero sul pavimento: c'entra Donald Trump

La Haskell Free Library and Opera House, 1 aprile 
(EPA/JUSTIN LANE/ansa)
La Haskell Free Library and Opera House, 1 aprile (EPA/JUSTIN LANE/ansa)
Caricamento player

Sul confine tra Stati Uniti e Canada, letteralmente sulla linea di confine, c’è una biblioteca pubblica particolare, la Haskell Free Library and Opera House. È attraversata dalla frontiera tra Québec (Canada) e Vermont (Stati Uniti), e nelle stanze all’interno, inclusa la sala per concerti da cinquecento posti, il confine è segnalato da un nastro isolante nero sul pavimento.

La linea che segna il confine tra Stati Uniti e Canada all'interno della Haskell Free Library and Opera House

La linea che segna il confine tra Stati Uniti e Canada all’interno della Haskell Free Library and Opera House (Christinne Muschi/The Canadian Press via AP)

Finora questa collocazione peculiare non era mai stata un problema: anzi, più di cent’anni fa la biblioteca era stata costruita lì proprio come simbolo dell’amicizia tra le due nazioni. Poi Donald Trump è tornato presidente degli Stati Uniti e i rapporti si sono deteriorati. Ne ha risentito anche la situazione eccezionale della biblioteca, che è diventata il centro di una piccola crisi diplomatica.

La biblioteca aprì nel 1904 come lascito di una famiglia benestante canadese, gli Haskell. Era stata progettata per essere utilizzata dagli abitanti di entrambi i piccoli centri di questo punto del confine: Stanstead in Canada (che oggi ha 1.483 abitanti) e Derby Line negli Stati Uniti (che ne ha 687). All’epoca il confine era poroso, di fatto inesistente, ma nel corso del tempo la biblioteca ha conservato uno status speciale, restando aperta e accessibile sempre. A marzo però è cambiato qualcosa.

La biblioteca ha due indirizzi, ma fino a poco tempo fa l’entrata si trovava solo sul lato statunitense. Chi arrivava dal Canada poteva entrarci con una passerella pedonale senza sottoporsi alle normali procedure per attraversare il confine – ovviamente con l’obbligo di tornare in Canada al termine della visita. A marzo la U.S. Customs and Border Protection (CBP), la principale forza dell’ordine che si occupa dei controlli di frontiera negli Stati Uniti, ha interrotto questo regime speciale.

Barriere che segnano il confine tra Stati Uniti e Canada viste da una finestra della Haskell Free Library and Opera House, 1 aprile (EPA/JUSTIN LANE/ansa)

Fino alla fine di settembre chi lavora per la biblioteca, o chi ha la sua tessera, potrà ancora utilizzare la passerella. Tutte le altre persone (e da ottobre anche i dipendenti) dovranno invece passare il confine al varco più vicino e poi entrare in biblioteca. Il varco si trova a pochi minuti a piedi, dove però i controlli ai documenti allungano i tempi. La comunità locale non l’ha presa bene, su entrambi i lati del confine.

Il governo degli Stati Uniti ha giustificato questa decisione, peraltro presa in modo unilaterale, con ragioni di sicurezza senza però dare ulteriori spiegazioni. La CBP ha parlato di un «aumento delle attività illegali» sul confine, riferendosi soprattutto al traffico di droga, ma secondo i suoi stessi dati gli arresti in quella zona sono diminuiti. L’ultimo caso grosso risale ad alcuni anni fa: nel 2018 un cittadino canadese fu condannato perché aveva contrabbandato un centinaio di pistole passando attraverso la biblioteca.

È molto probabile, piuttosto, che la decisione sia una ritorsione del governo statunitense verso quello canadese. La decisione della CBP è stata comunicata un paio di mesi dopo una visita alla biblioteca della segretaria alla Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Kristi Noem, dell’ala più estremista del Partito Repubblicano. Durante la visita Noem aveva fatto una scenetta, molto criticata, saltando da un lato all’altro della linea di confine e chiamando quello canadese il «51esimo stato».

Quella di Noem è la stessa retorica, aggressiva, con cui Trump si riferisce al Canada quando dice di volerlo annettere. Oltre a sottoporre a pesanti dazi il paese, che è un importante e storico alleato degli Stati Uniti, Trump ha usato più volte toni denigratori verso i suoi governanti: per esempio ha chiamato più volte «governatore» l’ex primo ministro canadese Justin Trudeau, facendo intendere che lo considerava una sorta di suo sottoposto. Con Mark Carney, che ha preso il posto di Trudeau, la crisi non è rientrata.

Un messaggio su una lavagna nella sezione dei libri per l’infanzia, con scritto “Il Canada non è in vendita”, alla Haskell Free Library and Opera House, 1 aprile (EPA/JUSTIN LANE/ansa)

La biblioteca ha contestato la decisione del governo degli Stati Uniti, dicendo: «Ci rifiutiamo di lasciare che un confine divida ciò che la storia ha unito». Si è anche attivata per trovare una soluzione. Ha avviato una raccolta fondi online con l’obiettivo di raccogliere 100mila dollari canadesi: in pochi giorni ne ha ricevuti quasi il doppio (l’equivalente di 121mila euro). Servivano per pagare i lavori per fare un secondo ingresso sul lato canadese.

Questa seconda entrata è operativa da inizio aprile, dopo che per alcune settimane era stata usata provvisoriamente un’uscita d’emergenza. Non è chiaro però se sarà una situazione sostenibile sul lungo periodo.

Nella storia della biblioteca c’era stata una sola eccezione. Fu richiesto di identificarsi con un documento per entrare quando, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001, gli Stati Uniti rafforzarono i controlli e le misure di sicurezza ai confini. Negli anni successivi, sempre per la sua situazione eccezionale, la biblioteca divenne un punto d’incontro per famiglie separate per problemi di visti. «Ci sono state volte in cui abbiamo dovuto dire a un padre e un figlio in lacrime perché non si vedevano da dieci anni che dovevano lasciare l’edificio», ha raccontato al Guardian un volontario della biblioteca.

Nelle ultime settimane è intervenuta a sostegno della biblioteca una delle più famose e vendute scrittrici canadesi, Louise Penny (che in Italia è pubblicata da Einaudi). Penny ha donato 50mila dollari canadesi alla raccolta fondi della Haskell Free Library e ha annullato le date negli Stati Uniti del tour di presentazioni del suo nuovo romanzo, The Black Wolf. «Quando Trump ha introdotto i dazi del 25 per cento mi sono resa conto che non potevo entrare in un paese che ci aveva dichiarato guerra», ha detto Penny. Il tour di Penny dovrebbe concludersi proprio nella biblioteca al confine tra Stati Uniti e Canada.

– Leggi anche: L’inaspettata rimonta dei Liberali canadesi