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  • Martedì 8 aprile 2025

Cosa fare se ti trovi davanti il re d’Inghilterra

Potrebbe succedere, dato che in questi giorni Carlo III sarà in giro per l'Italia

(Charles McQuillan/Getty Images)
(Charles McQuillan/Getty Images)
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In questi giorni, da martedì a giovedì, i sovrani del Regno Unito Carlo III e Camilla sono in visita in Italia, per la prima volta da quando Carlo è diventato re. Statisticamente è possibile che vi imbattiate in lui, dato che si farà vedere a Roma e in alcuni posti in Emilia-Romagna. Il cerimoniale delle visite dei capi di stato – cioè le norme da seguire quando li si incontra – è già di per sé piuttosto rigido e formale: ma nel caso della famiglia reale britannica si aggiungono al protocollo alcune cautele specifiche, per esempio sul modo e sulle occasioni in cui un re può essere toccato.

Per prima cosa esistono indicazioni specifiche su come rivolgersi al re e alla regina: quelle nate negli anni con la prassi prevedono di chiamarli «Sua maestà» quando ci si presenta o all’inizio del discorso, e da lì in poi sir e ma’am (cioè “signore” e “signora”). Questa indicazione, formale, è la principale e quella ancora più osservata nella pratica: sulle altre, nel corso del tempo, è subentrata una certa tolleranza.

Per esempio, il sito stesso della famiglia reale britannica scrive che è possibile salutare il re o la regina «normalmente», stringendogli la mano: ma solo dopo che i sovrani l’hanno tesa per primi. Esiste ovviamente una modalità più tradizionale, ancora usata nei contesti più formali: un inchino della testa per gli uomini e uno più ampio, anche del busto, per le donne, a cui si può aggiungere una specie di passetto indietro. Il protocollo prevede comunque il divieto di toccare i reali (con l’eccezione della mano, appunto) e di dare loro le spalle.

(Si può vedere un inchino tradizionale nel video qui sopra al minuto 1:34)

Per evitare incidenti diplomatici, che sono puntualmente avvenuti in passato, è consuetudine che prima delle visite ufficiali l’ambasciata britannica faccia una specie di ripasso ai leader e funzionari stranieri che li incontreranno. Era stato così anche per Ivan Scalfarotto, oggi senatore di Italia Viva, che nel 2017 era sottosegretario al Commercio estero quando fu incaricato di accogliere Carlo (all’epoca principe) durante una visita a Palazzo Pitti, a Firenze.

«Ovviamente non mi sarebbe mai venuto in mente di toccarlo, ma non è stata una cosa così diversa da una normale visita di un capo di stato», spiega Scalfarotto. L’indicazione principale aveva riguardato proprio il titolo da usare (sua maestà la prima volta e poi signore) e a Scalfarotto è tornata utile quando, in seguito, incontrò anche il re di Spagna, Felipe VI. Di Carlo, Scalfarotto ricorda in particolare il senso dell’umorismo, quindi in un certo senso la rottura delle rigide formalità. Erano i primi tempi di Brexit e Scalfarotto racconta d’avergli detto, in inglese: «Sono dispiaciuto di vedervi andare via». «Ma non ce ne andiamo da nessuna parte», rispose Carlo.

Per un incontro breve, di fatto, basta conoscere queste consuetudini. La vita di corte è ovviamente un altro discorso ed è assai più codificata: sia Kate Middleton sia Meghan Markle dovettero seguire lunghi corsi quando entrarono a farne parte dopo il matrimonio rispettivamente con William (nel 2011) e Harry (nel 2018), i figli di Carlo e della principessa Diana.

L’esperta di comunicazione Dawn Carrington, che ha lavorato per la famiglia reale britannica, spiega però che ci sono ulteriori accorgimenti per le occasioni formali. Per esempio, se si beve il tè, andrebbe posata la tazza sul piattino dopo ogni sorso. Inoltre non ci si può alzare né sedere a tavola finché non l’hanno fatto i sovrani per primi. Quando il re e la regina finiscono di mangiare, poi, il pasto è considerato concluso per tutti.

Esistono norme particolari anche per quanto riguarda i silenzi. Nel 2011 l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, infranse inavvertitamente il protocollo perché durante una cena di stato continuò a parlare mentre stava suonando l’inno britannico: per questa ragione la regina Elisabetta II non rispose subito al suo brindisi, ma si limitò a guardarlo in silenzio, non potendo interrompere l’inno. Una volta finito, gli rispose.

In generale, nelle occasioni meno formali, i reali inglesi non sono sempre così ligi al protocollo – almeno, lo sono meno di un tempo. In pubblico Carlo si è fatto abbracciare o persino baciare dalle persone senza scomporsi: cose impensabili per Elisabetta II, che proiettava un’immagine altera e inavvicinabile.

L’imprenditore italiano Federico Marchetti, amico di Carlo, ha raccontato che durante un incontro di lavoro nella sua vecchia residenza di Birkhall, in Scozia, l’attuale re lo aveva invitato a pranzo. Una volta seduti, però, Marchetti si rese conto di essere l’unico a mangiare. Carlo spesso salta il pranzo e anche quella volta aveva già bevuto un frullato. Marchetti si trovò insomma a mangiare da solo davanti a lui: «Mi è sembrato un atto di estrema gentilezza, invitarmi a pranzo senza che lui dovesse mangiare».

Carrington conferma che re Carlo «ha un approccio più rilassato», e che «certi protocolli non sono regole, sono più un’etichetta da seguire». In effetti nello stesso sito ufficiale della monarchia britannica si legge che non esistono regole ufficiali che vincolano a comportarsi in un certo modo, ma solo delle consuetudini. Detto questo, secondo Carrington, Carlo «apprezza ancora molto queste tradizioni».

Re Carlo viene abbracciato da alcune atlete della nazionale neozelandese di rugby in visita a Buckingham Palace, lo scorso settembre

Nonostante sembrino norme ormai ridicolmente antiquate e figlie di una mentalità pre-democratica, in cui certe persone per nascita avevano più diritti di altre, alcune di queste norme sono in realtà piuttosto recenti. In particolare furono istituite nella seconda metà dell’Ottocento, durante il regno della regina Vittoria, con l’obiettivo di riaffermare l’autorità della monarchia in un momento in cui il governo civile stava ormai diventando il vero centro di potere dell’Impero.

Per esempio risale a quel periodo storico la pomposa cerimonia nella quale il re (o la regina) apre ufficialmente i lavori del parlamento britannico, leggendo un discorso redatto dal primo ministro. Il King’s Speech, com’è noto questo momento, avvenne per la prima volta nel suo formato attuale nel 1852.

Molte di queste norme e consuetudini, comunque, sono ben conosciute nel Regno Unito, dove incontrare un sovrano britannico è comprensibilmente più frequente. «Mi è capitato di incontrare la regina Elisabetta, ma vale lo stesso per un sacco di gente», racconta per esempio Miles Taylor, che insegna Storia britannica all’università di Berlino.

Secondo un sondaggio del 2018, circa un terzo dei britannici sosteneva di avere visto dal vivo o incontrato la regina di persona (e un numero simile di averla sognata). Dell’incontro Taylor ricorda soprattutto il fatto che Elisabetta II indossasse un guanto speciale, imbottito, per salutare moltissime persone e al contempo proteggere la propria mano.

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