Il posto in cui si decidono le politiche spaziali dell’Italia

Si chiama COMINT e da qualche mese è diventato molto importante a causa di Starlink e Elon Musk, ma la sua attività procede a rilento

Il ministro delle Imprese con delega per lo Spazio, Adolfo Urso, visita uno degli stand del Congresso internazionale di astronautica a Milano, il 14 ottobre 2024 (DANIEL DAL ZENNARO/ANSA)
Il ministro delle Imprese con delega per lo Spazio, Adolfo Urso, visita uno degli stand del Congresso internazionale di astronautica a Milano, il 14 ottobre 2024 (DANIEL DAL ZENNARO/ANSA)
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Venerdì si è riunito a Palazzo Chigi il COMINT, il Comitato interministeriale per le politiche spaziali, il più importante organo governativo deputato a prendere decisioni su questo settore. Tra le altre cose, in una riunione che è durata meno di venti minuti, si è discusso anche di un atteso documento: una relazione elaborata dall’Agenzia spaziale italiana (ASI) sulla possibile costruzione di una costellazione nazionale di telecomunicazioni satellitari, ovvero l’installazione di una serie di satelliti in orbita bassa (a circa 500 chilometri dal suolo terrestre) per accedere a internet con connessioni satellitari. Dovrebbe servire a proteggere i contenuti delle telecomunicazioni satellitari riservate del governo.

L’ASI lavora dallo scorso autunno a questo «studio di fattibilità». È un documento riservato, ma secondo informazioni fornite da fonti interne all’Agenzia quello che ne è venuto fuori è che per almeno i prossimi cinque anni qualsiasi progetto nazionale non potrà colmare il divario tecnologico esistente con la rete di Starlink, cioè quella di Elon Musk, che ha già installato in orbita bassa più di 7.000 satelliti.

– Leggi anche: A cosa serve Starlink e che c’entra il governo

Il documento, nell’ottica di Matteo Salvini e della Lega, dovrebbe essere utilizzato per sostenere la necessità di definire un accordo con SpaceX, la società di Musk che produce Starlink. Il ministro delle Imprese di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, che presiede il COMINT, si è invece limitato a prendere atto della relazione, e a chiedere al presidente dell’ASI Teodoro Valente di avviare un confronto sul tema con le aziende del settore. È una scelta che conferma l’approccio estremamente attendista del governo, e di Giorgia Meloni in particolare, sui temi legati allo Spazio.

Nella sua attuale conformazione, dopo una lunga serie di rimaneggiamenti che era iniziata nel 2003, il COMINT esiste dal 2018, quando venne creato per volontà dell’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio del primo governo di Giuseppe Conte, e cioè Giancarlo Giorgetti, attuale ministro dell’Economia. Vi partecipano molti ministri (Difesa, Interno, Esteri, Economia, Sviluppo economico, Trasporti, Ambiente, Agricoltura, Cultura, Università, Sud, Affari europei, Turismo) che possono anche mandare dei loro delegati, oltre al presidente della Conferenza delle regioni e al presidente dell’ASI (che però non ha diritto di voto ma solo di parola). Il Comitato deve riunirsi almeno due volte all’anno, ma di solito lo fa con frequenza maggiore.

Giorgia Meloni riceve da Elon Musk il Global Citizen Award, durante una cena di gala dell’Atlantic Council a New York, il 23 settembre 2024 (Michelle Farsi/LaPresse)

La creazione di questa struttura, insieme ad altre modifiche normative, tiene conto di un cambiamento ormai consolidato: le politiche aerospaziali hanno progressivamente perso anche in Italia, come era già avvenuto in vari altri paesi del mondo, il loro carattere di pura ricerca scientifica, per assumere una rilevanza più militare, connessa alla sicurezza nazionale e alla diplomazia internazionale.

Negli ultimi mesi proprio le politiche spaziali sono diventate una delle faccende più delicate per il governo, con divergenze crescenti tra i partiti della maggioranza, tra i vari ministri e le aziende del settore. Quella che era una politica di nicchia è diventata sempre più una questione di interesse primario, anche in virtù degli enormi interessi economici in ballo.

C’è poi stato un evento che ha notevolmente aumentato le attenzioni e discussioni sul tema, coinvolgendo anche i rapporti tra la presidenza del Consiglio e quella della Repubblica: la volontà di Giorgia Meloni di fare dell’Italia il primo paese europeo a definire un accordo strutturale con SpaceX, l’azienda aerospaziale di Elon Musk, proprio per dotarsi di un sistema di connessione satellitare per le telecomunicazioni. È stata una mossa che ha assunto sempre più un rilievo politico, per via della vicinanza di Musk a Donald Trump, che lo ha incluso nel suo governo; l’accordo è tuttora in discussione, ma in una fase preliminare. Di queste fibrillazioni risente anche il COMINT, che da mesi è in una fase di sostanziale stallo.

Il presidente del COMINT è appunto il ministro Urso, a cui Meloni aveva delegato l’autorità politica sullo Spazio (inizialmente aveva pensato al ministro della Difesa Guido Crosetto). Questo è uno dei primi aspetti critici: è opinione piuttosto diffusa, nel governo e tra le principali aziende del settore, che la delicatezza e l’importanza di questa delega richiederebbe un impegno a tempo pieno. Un impegno che, comprensibilmente, un ministro che deve occuparsi di molte altre complesse questioni non può riservare allo Spazio.

Venerdì Urso ha dovuto chiudere in fretta la riunione del COMINT, convocata dopo il Consiglio dei ministri, perché subito dopo doveva prendere un volo per Catania per partecipare a una riunione su una crisi industriale coi sindacati e il presidente della regione Sicilia. Si è più volte ipotizzata una diversa attribuzione della delega sullo Spazio: per esempio, assegnandola a un sottosegretario che abbia questo unico incarico, o magari al consigliere militare di Meloni, Franco Federici, che per il ruolo che ricopre è anche, per legge, il segretario del COMINT, e ne cura dunque gli aspetti pratici e organizzativi.

Urso però ha sempre rivendicato con determinazione le sue competenze, e questo ha generato a più riprese malumori negli altri ministeri più direttamente coinvolti nelle politiche spaziali. Tutto questo ha influito nell’iter di approvazione del disegno di legge sullo Spazio promosso proprio dal ministro delle Imprese, che si sta rivelando molto più tribolato di quanto sperasse. Urso in realtà avrebbe voluto approvarlo prima delle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno 2024, così da dimostrare a ridosso del voto il suo impegno nel riordinare il settore. Per farlo aveva inizialmente aggirato le obiezioni che arrivavano da altri ministeri – Economia e Difesa, in particolare – e dalla principale azienda pubblica coinvolta nello Spazio, e cioè Leonardo.

Alla fine il disegno di legge fu approvato dal Consiglio dei ministri il 20 giugno, dopo le elezioni. Ma ci fu bisogno di un lungo lavoro di correzione prima che venisse trasmesso alla Camera il 10 settembre. La discussione alla Camera è stata molto animata: il PD ha accusato Fratelli d’Italia di voler favorire SpaceX di Musk; poi Fratelli d’Italia ha accolto alcune proposte del PD, anche per dissipare questi sospetti, e allora il referente italiano di Musk, Andrea Stroppa, ha denunciato pubblicamente quello che lui ritiene un sostanziale tradimento di Meloni a Musk. Anche Leonardo nel frattempo chiedeva che venissero cambiate alcune cose.

Alla fine il provvedimento è stato approvato tra molte polemiche e con la consapevolezza che al Senato bisognerà modificarlo ulteriormente. Solo che sulle ipotesi di correzione gravano i dubbi del ministero dell’Economia e della ragioneria generale dello Stato, che dovrebbe valutare nuovamente l’impatto finanziario del disegno di legge per come verrà riscritto. La cosa, insomma, andrà verosimilmente ancora per le lunghe.

Sergio Mattarella insieme al ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione della cerimonia commemorativa dell’81° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, a Roma, il 24 marzo 2025 (Francesco Ammendola/LaPresse)

Alla base di molte di queste tensioni ci sono appunto i rapporti equivoci tra il governo e Musk, e i sospetti e le critiche che questi generano. Al di là delle singole questioni, ciò che sta al centro dei dibattiti è l’ipotesi di affidare a Starlink la gestione delle telecomunicazioni satellitari riservate, in particolare in ambito militare. Il problema è tecnico e politico insieme. La tecnologia offerta da Starlink è infatti di gran lunga la più avanzata e la sua infrastruttura satellitare è senza dubbio la più sviluppata, ma sul piano politico e diplomatico Musk ha dimostrato più volte una scarsa affidabilità, e le sue controverse iniziative degli ultimi mesi, connesse al suo ruolo nel governo di Trump, rendono tutto più complicato.

– Leggi anche: Prima Elon Musk puntava su Meloni, ora su Salvini

Nei mesi passati Meloni si è esposta molto, esaltando la sua vicinanza a Musk e sfruttandola anche per ottenere visibilità a livello internazionale. Per Musk però questa relazione – dettata certo anche da stima e simpatia umana – era funzionale a propiziare la definizione dell’accordo tra il governo italiano e SpaceX per Starlink. Pur consapevole della superiorità tecnologica dell’azienda di Musk, Meloni sta esitando da settimane, essenzialmente per motivi politici.

La presidente del Consiglio teme infatti di inimicarsi gli altri leader europei, e in particolare con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, visto che al momento la più solida alternativa a Starlink è un progetto finanziato dalla stessa Commissione (che però non sarà pronto prima del 2030). Soprattutto, Meloni teme di entrare in conflitto con Sergio Mattarella, il quale ha espresso più volte i suoi dubbi sul progetto e sull’atteggiamento di Musk, anche con dichiarazioni pubbliche piuttosto clamorose per i suoi toni abituali.

Giovedì 27 marzo, ricevendo al Quirinale il generale Luca Goretti e altri dirigenti dell’Aeronautica, Mattarella è tornato a esprimere la necessità di affrontare, tra le altre, le «sfide» poste all’Italia dalle «crescenti minacce che derivano da un uso spregiudicato del dominio spaziale». In questo passaggio tanti dei presenti hanno colto un riferimento a Musk, tanto più che l’aeronautica è uno degli apparati militari più direttamente interessati al progetto di Starlink: a metà marzo, non a caso, Goretti aveva ricevuto Stroppa al palazzo ministeriale dell’Aeronautica.

Per il prossimo 8 maggio è stato convocato il Consiglio supremo di Difesa, l’organismo presieduto dal capo dello Stato e nel quale, insieme ai più importanti ministri e ai dirigenti militari, si discutono le questioni di sicurezza nazionale: in quell’occasione si tornerà verosimilmente a discutere anche di Starlink.