Il ruolo di Elon Musk nella guerra in Ucraina

Le anticipazioni di un'attesa biografia suggeriscono che le sue decisioni influenzino le operazioni militari, ma ci sono alcune cose da chiarire

Elon Musk (Ludovic Marin/ Pool Photo via AP)
Elon Musk (Ludovic Marin/ Pool Photo via AP)
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Alcune anticipazioni dell’attesa biografia di Elon Musk scritta dall’autore statunitense Walter Isaacson hanno portato nuova attenzione sul ruolo del miliardario nella guerra in Ucraina, dove una parte importante degli accessi a Internet passa attraverso il sistema satellitare Starlink di SpaceX, società di cui Musk è CEO. Nel suo libro, Isaacson scrive che lo scorso anno Musk avrebbe sospeso la fornitura del servizio nei pressi dell’area costiera della Crimea, per evitare che l’esercito dell’Ucraina conducesse un attacco contro alcune navi militari della Russia, perché temeva un ulteriore inasprimento del confitto tra i due paesi. L’anticipazione pubblicata da CNN non fornisce molti altri dettagli ed è stata accolta con qualche scetticismo da vari osservatori, a conferma di quanto sia difficile ricostruire con precisione il ruolo di Musk nella guerra in Ucraina.

Walter Isaacson è tra gli autori di biografie più rispettati e letti non solo negli Stati Uniti. Una decina di anni fa divenne molto famoso in tutto il mondo grazie alla pubblicazione di una biografia su Steve Jobs, il cofondatore di Apple, ritenuta una delle più complete e articolate sul personaggio. All’epoca come oggi, Isaacson aveva diffuso anticipazioni alla stampa per fare pubblicità al libro, come si fa spesso in questi casi, scegliendo alcuni passaggi controversi e che avrebbero sicuramente attirato l’attenzione dei giornali. Le anticipazioni riprese da CNN sono state pubblicate a meno di una settimana dall’uscita della biografia di Musk negli Stati Uniti e a poche settimane di distanza dalla pubblicazione di un lunghissimo articolo sul New Yorker, firmato da Ronan Farrow, sul ruolo del miliardario nella politica internazionale.

Da più di un anno, Starlink è un sistema essenziale per il governo e l’esercito ucraino per comunicare e coordinare parte delle proprie attività, dopo che vari bombardamenti russi avevano distrutto le principali infrastrutture per le telecomunicazioni nell’Ucraina orientale. Il sistema, che si basa su una costellazione di satelliti in orbita e di terminali a terra per coglierne il segnale, era stato fornito gratuitamente all’Ucraina, con vari annunci da parte di Musk soprattutto su Twitter, il social network acquisito dal miliardario poco meno di un anno fa. La circostanza aveva suscitato qualche scetticismo e preoccupazione, considerato che di fatto un paese che stava subendo un’invasione si affidava al servizio di una società privata per poter gestire le comunicazioni.

Stando a quanto scrive Isaacson, le cose iniziarono a cambiare quando divenne evidente che l’esercito dell’Ucraina utilizzava Starlink anche per compiere attività di offesa oltre che di difesa. Nella biografia, Musk dice all’autore: «Starlink non era pensato per essere coinvolto nelle guerre. Era pensato per permettere alle persone di rilassarsi davanti a Netflix e di avere una connessione per studiare e fare cose pacifiche, non attacchi con i droni».

Secondo Isaacson, Musk disse «in segreto» ai tecnici di Starlink di disattivare il servizio al largo della Crimea per evitare che alcuni droni sottomarini ucraini dotati di esplosivi conducessero un attacco contro le navi militari russe. La disattivazione fece sì che i droni «perdessero la connessione e andassero alla deriva senza causare danni». È una affermazione non di poco conto, ma nell’estratto pubblicato da CNN non ci sono altre informazioni e non è quindi chiaro né da dove Isaacson abbia tratto queste informazioni, oltre a cosa potrebbe avergli detto Musk, né se abbia avuto riscontri da altre fonti coinvolte nella vicenda.

La disattivazione avrebbe comunque suscitato una certa preoccupazione da parte dell’esercito e del governo degli Stati Uniti, che insieme a vari altri paesi occidentali forniscono armi e sostegno logistico all’Ucraina. Il vice primo ministro ucraino Mychajlo Fedorov chiese a Musk di riattivare la connessione per permettere ai droni sottomarini di funzionare, e sempre secondo Isaacson Musk rispose di essere colpito dalla tecnologia dei droni aggiungendo però di non poterlo fare perché l’Ucraina «sta superando i limiti e rischia una sconfitta strategica».

Anche in questo caso è difficile trovare conferme sulle dichiarazioni e su come andarono esattamente le cose. È probabile che ulteriori dettagli siano contenuti nella biografia di Isaacson, ma l’anticipazione ha comunque riportato l’attenzione sul ruolo che Musk ha via via assunto nella guerra in Ucraina. Lo scorso autunno se ne era parlato molto quando SpaceX aveva comunicato al governo degli Stati Uniti di avere speso decine di milioni di dollari per Starlink in Ucraina e che non avrebbe più finanziato l’iniziativa. Dopo che la notizia divenne di pubblico dominio, Musk disse su Twitter di averci ripensato e che avrebbe continuato a fornire gratuitamente assistenza all’Ucraina con Starlink.

Il ripensamento non fu preso molto bene dalla presidente di SpaceX, Gwynne Shotwell, che secondo Isaacson era già arrivata a un buon punto con le trattative per ricevere qualche compensazione dal governo statunitense: «Il Pentagono aveva pronto un assegno da 145 milioni di dollari da consegnarmi, letteralmente. Poi Elon ha ceduto alle stronzate su Twitter e agli hater che dall’interno del Pentagono avevano fatto trapelare la storia». SpaceX in seguito avrebbe comunque trovato un accordo con gli Stati Uniti e alcuni altri paesi europei per fornire circa 100mila terminali Starlink in Ucraina all’inizio di quest’anno.

Dopo le anticipazioni fornite da CNN, Musk ha pubblicato alcuni tweet per negare che nel periodo in cui fu tentato l’attacco con i droni sottomarini Starlink fosse attivo: «SpaceX non ha disattivato nulla», aggiungendo di avere ricevuto una richiesta per attivare Starlink fino a Sebastopoli, la città più grande della Crimea occupata da una decina di anni dalla Russia: «Se avessi acconsentito a questa richiesta, allora SpaceX sarebbe stata complice in un atto di guerra e in una escalation del conflitto».