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  • Mercoledì 5 febbraio 2025

I monumenti di Mosul, dopo l’ISIS

È terminata la ricostruzione di alcuni importanti siti culturali distrutti durante l'occupazione della città irachena, tra il 2014 e il 2017

Il minareto di al Hadba della Grande Moschea di al Nuri, ricostruito dall'UNESCO, fotografato il 29 gennaio 2025 (Ismael Adnan/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
Il minareto di al Hadba della Grande Moschea di al Nuri, ricostruito dall'UNESCO, fotografato il 29 gennaio 2025 (Ismael Adnan/SOPA Images via ZUMA Press Wire)
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Mercoledì 5 febbraio nella città di Mosul, in Iraq, sono stati riaperti diversi monumenti che erano stati distrutti o danneggiati durante l’occupazione della città da parte dello Stato Islamico, tra il 2014 e il 2017. La ricostruzione è stata gestita dall’UNESCO, che ha iniziato a occuparsene nel 2018, ed è costata circa 110 milioni di euro, in gran parte finanziati dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Unione Europea.

Mosul è una delle più importanti città dell’Iraq ed è considerata uno dei simboli della guerra che si svolse tra il 2013 e il 2017 fra lo Stato Islamico (ISIS) e l’esercito iracheno, appoggiato da una coalizione guidata dagli Stati Uniti. Lo Stato Islamico conquistò Mosul nel 2014 e la occupò fino al luglio del 2017, quando fu sconfitto e cacciato dall’esercito iracheno dopo una battaglia durata nove mesi.

Alcuni monumenti furono danneggiati durante i combattimenti con l’esercito iracheno, ma moltissimi siti archeologici e monumenti storici della città furono distrutti sistematicamente dallo Stato Islamico durante l’occupazione. Si stima che sia stato distrutto l’80 per cento della Città vecchia di Mosul, l’ultimo quartiere a essere liberato.

Nel 2018 l’UNESCO scrisse che «la città ha perso molti dei suoi siti significativi e dei centri della vita sociale e della memoria». Fra questi c’era anche la Grande Moschea di al Nuri, con il suo minareto inclinato, considerata il monumento più importante della città. Al tempo lo Stato Islamico diede la colpa della distruzione della moschea agli Stati Uniti (un’accusa infondata).

I lavori per ricostruire la moschea di al Nuri, a Mosul, nel 2021 (Hawre Khalid/Getty Images)

Fra gli altri edifici e monumenti distrutti o danneggiati c’erano anche diverse chiese cristiane, che sono state ricostruite. Mercoledì, durante la cerimonia di inaugurazione, il governatore della provincia di Mosul, Abdul Qader al Dakheel, ha parlato delle chiese cristiane come simboli dell’identità della città, dove persone di diverse religioni ed etnie hanno vissuto insieme per secoli. «Vogliamo che i cristiani tornino qui», ha detto Dakheel. «Sono una parte integrante dei cittadini di questa città».