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  • Martedì 4 febbraio 2025

I dazi di Trump alla Cina sono entrati in vigore

Mentre Canada e Messico hanno ottenuto un rinvio di un mese: il governo cinese ha già risposto con dazi su carbone, GNL, petrolio e macchinari agricoli

Container nel porto di Oakland, in California, il 3 febbraio
Container nel porto di Oakland, in California, il 3 febbraio (EPA/JOHN G. MABANGLO)
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Alla mezzanotte di martedì (ora statunitense, le 6 del mattino italiane) sono entrati in vigore i nuovi dazi del 10 per cento sulle importazioni dalla Cina annunciati sabato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. I dazi del 25 per cento sulle importazioni da Messico e Canada, invece, lunedì sono stati posticipati di un mese dopo che Trump aveva parlato con i capi di governo di questi due paesi, la presidente messicana Claudia Sheinbaum e il primo ministro canadese Justin Trudeau, ottenendone in cambio concessioni in materia di operazioni di sicurezza sui loro confini con gli Stati Uniti.

Canada, Messico e Cina sono i tre principali partner commerciali degli Stati Uniti. Molte merci cinesi erano già soggette a un dazio tra il 10 e il 25 per cento; in tutto le importazioni statunitensi dalla Cina valgono ogni anno più di 400 miliardi di dollari (circa 390 miliardi di euro). Era attesa a ore una telefonata tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping, come quelle che ci sono state con Sheinbaum e Trudeau, ma un portavoce della Casa Bianca ha detto che avverrà più avanti questa settimana, senza dare tempistiche più precise.

Tra le altre cose, una delle conseguenze dell’ordine esecutivo che conteneva i dazi alla Cina è stata impedire un espediente che aziende cinesi di e-commerce come Temu e Shein utilizzavano per non pagare sulle loro spedizioni i dazi imposti già nel 2018, durante il primo mandato di Trump. Il governo cinese aveva promesso misure in ritorsione ai dazi, ma non le ha annunciate fino all’ultimo, salvo dire che si rivolgerà all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO nella sigla inglese) accusando gli Stati Uniti di averne violato le regole.

Nelle prime ore di martedì la Cina ha risposto dicendo che introdurrà dazi del 15 per cento sulle importazioni dagli Stati Uniti di carbone e gas naturale liquefatto (GNL), e del 10 per cento sul petrolio e i macchinari agricoli. Questi dazi entreranno in vigore il 10 febbraio. Inoltre il governo cinese ha annunciato un’indagine nei confronti dell’azienda tecnologica statunitense Google: è una misura soprattutto simbolica, visto che i suoi servizi (su tutti il suo motore di ricerca) non sono attivi in Cina dal 2010, a parte nel ramo della pubblicità su internet.

I dazi ai tre paesi erano anche accomunati dall’accusa di Trump che non si stessero impegnando a sufficienza nell’impedire il traffico di droghe illegali verso gli Stati Uniti, e in particolare il fentanyl (un oppiaceo molto potente che negli Stati Uniti ogni anno uccide decine di migliaia di persone). Sheinbaum e Trudeau hanno accontentato Trump proprio con un maggiore presidio di polizia e forze di sicurezza ai loro confini e con il contrasto al narcotraffico.

Il Canada ha promesso di utilizzare nuove tecnologie, aumentare il personale e partecipare a operazioni congiunte con gli Stati Uniti. Il Messico di schierare 10mila agenti della Guardia nazionale sulla frontiera, per controllare meglio i flussi migratori (il secondo mandato di Trump s’è fin qui contraddistinto per una linea ancora più dura sull’immigrazione). Lunedì, dopo le telefonate con i leader di Canada e Messico, Trump ha detto che durante il mese di proroga avrebbe provato a negoziare accordi economici con entrambi i paesi.

Domenica, invece, Trump aveva prospettato la possibilità di dazi anche verso i 27 paesi dell’Unione Europea, senza darle finora seguito. Sempre indirettamente, aveva lasciato intendere che avrebbe potuto risparmiare il Regno Unito, o accordargli condizioni migliori, in virtù della sua uscita dall’Unione nel gennaio di cinque anni fa. Lunedì, al vertice informale dei capi di stato e di governo dell’Unione a Bruxelles, i rappresentanti dei governi europei hanno chiarito che reagirebbero a eventuali dazi. «Se i nostri interessi commerciali sono attaccati, l’Europa dovrà farsi rispettare», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron.

– Leggi anche: Come funzionano i dazi, spiegato