In Siria i supermercati si stanno normalizzando
Con la fine del regime di Assad sono tornati a vendere prodotti stranieri che fino a poco fa si trovavano solo di contrabbando

Con la fine del regime di Bashar al Assad, nei supermercati della Siria sono tornati disponibili e accessibili prodotti di marchi stranieri di largo consumo, dalla Pepsi alle Pringles, dagli iPhone ai Twix. Per decenni gli abitanti della Siria hanno potuto comprare questi prodotti solo sul mercato nero, a causa di pesanti sanzioni internazionali e delle restrizioni imposte dal regime, che hanno creato distorsioni nel commercio e fatto salire enormemente anche i prezzi dei beni di prima necessità. Il nuovo governo ha già allentato molto i vincoli posti da Assad, e il ritorno sugli scaffali dei supermercati di prodotti stranieri rappresenta a suo modo un simbolo del processo di normalizzazione dell’economia disastrata del paese.
Nel 2013 Bashar al Assad – che aveva ereditato la carica di presidente dal padre Hafez, altrettanto crudele – aveva vietato le transazioni in valuta straniera per tentare di risollevare il valore della sterlina siriana, che dall’inizio della guerra civile, nel 2011, continuava a scendere. Il divieto impediva di fatto anche le importazioni di merce dall’estero, peraltro già gravemente ostacolate dai dazi proibitivi imposti dal governo per proteggere e promuovere lo sviluppo dei prodotti locali e garantire entrate allo Stato.
Oltre che alle politiche interne, l’isolamento commerciale della Siria era dovuto anche alle sanzioni internazionali imposte da vari paesi, soprattutto occidentali, in risposta ai crimini compiuti dal regime di Assad contro la popolazione civile.

Un commerciante in un mercato di Damasco, il 25 dicembre 2024 (REUTERS/Amr Abdallah Dalsh)
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La conseguenza è che per anni la popolazione siriana ha potuto comprare legalmente solo merce prodotta a livello locale. Questo sistema è stato aggirato grazie al contrabbando di quei prodotti che per forza di cose la Siria non poteva produrre: sia quelli meno necessari, come la salsa di soia, sia quelli essenziali, come diversi tipi di medicine. Gli articoli stranieri venivano tenuti nascosti dietro ai banconi e venduti in segreto a prezzi molto alti.
La costante paura di incursioni, arresti ed estorsioni da parte delle forze dell’ordine era così diffusa che i siriani spesso evitavano del tutto di menzionare parole riconducibili al contrabbando: per parlare di dollari spesso usavano le parole “prezzemolo” o “menta” in arabo.

Clienti passeggiano in un mercato di Damasco, il 9 gennaio 2025 (AP Photo/Omar Sanadiki)
Il sistema consolidato di corruzione e abusi da parte delle forze dell’ordine aveva creato grossi problemi anche al commercio dei prodotti locali, soprattutto alimentari. Spesso gli agricoltori che portavano i loro prodotti ai grossisti dovevano pagare delle tangenti per poter passare i posti di blocco che erano diffusi in tutto il paese. Il risultato è stato un aumento generalizzato dei prezzi del cibo.
Con la fine del regime e la rimozione dei posti di blocco il prezzo dei prodotti alimentari si è già ridotto: le patate costano la metà, le banane un terzo in meno, e il prezzo dell’olio di oliva è un quarto rispetto a novembre.
Il nuovo governo ha riammesso le transazioni in valuta straniera e ha ridotto sensibilmente i dazi sulle importazioni. Le merci straniere, che per anni sono entrate nel paese illegalmente dalla Turchia e dal Libano, hanno iniziato ad arrivare ai supermercati e ai negozi senza controlli o restrizioni, e chi aveva merci nascoste da vendere in segreto oggi le ha tirate fuori ed esposte normalmente.
Come racconta il Financial Times nei negozi della capitale Damasco si possono ora trovare molti prodotti stranieri che fino a qualche settimana fa sarebbe stato impensabile reperire, come bottiglie d’acqua turche, spezie saudite, latte in polvere libanese. Un supermercato del centro ha riempito un’intera parete con diverse varietà di Pringles. I prodotti locali restano comunque ancora più convenienti di quelli stranieri: una bottiglia di ketchup Heinz costa cinque volte rispetto a una confezione del marchio siriano Dolly’s.
Il nuovo governo ha anche rimosso i limiti alla vendita di carburante, che prima era monopolio del regime e sottoposto a vincoli molto stringenti: ora si può fare benzina in tranquillità, e a Damasco si iniziano anche a vedere nuovi modelli di auto straniere, sulla cui importazione prima c’erano molte restrizioni.