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  • Giovedì 23 gennaio 2025

Trump sta smantellando tutti i programmi governativi su inclusione e diversità

Negli ultimi tre giorni ha emesso due ordini esecutivi in merito, uno dei quali riguarda le persone trans e i loro diritti

(AP Photo/Matt Rourke)
(AP Photo/Matt Rourke)
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Mercoledì l’ufficio di gestione del personale degli Stati Uniti (OPM), l’agenzia governativa che si occupa di risorse umane, ha ordinato la messa in congedo immediata di tutti i funzionari che si occupano di promuovere inclusione, diversità e rispetto dell’uguaglianza all’interno del governo federale. Sono i lavoratori del cosiddetto settore “D.E.I.” (Diversity, Equity and Inclusion), più volte attaccato in campagna elettorale dal presidente neoeletto Donald Trump, secondo cui è una struttura discriminatoria e inutile.

La nota dell’OPM è stata inviata a tutti gli uffici e le agenzie governative in cui è impiegato personale D.E.I. proprio a seguito di un ordine esecutivo del giorno precedente, in cui Trump ordinava lo smantellamento del settore D.E.I. definendolo «pericoloso, avvilente e immorale». Biden lo aveva invece rinforzato con un ordine esecutivo del 2021.

La nota ha ordinato la messa in congedo dei lavoratori D.E.I. entro le 17 locali di ieri, mercoledì 23 gennaio, e chiesto che nel frattempo si prendano misure per chiudere «tutti» i programmi e le iniziative in cui lavoravano, ritirando anche documenti, direttive e materiali in circolazione relativi a iniziative in corso.

I lavoratori D.E.I. verranno messi in congedo retribuito, e nel frattempo l’OPM ha ordinato anche che entro il 31 gennaio venga pianificata una riduzione del personale impegnato in questo settore: un’indicazione che sembra in contraddizione con la volontà di interrompere «tutte» le attività D.E.I.: non è chiaro se Trump abbia intenzione di ridurre il personale D.E.I. per impiegarlo altrove e, in generale, di quante persone si parli. L’OPM ha chiesto che entro giovedì gli uffici D.E.I. forniscano una lista di tutti i propri funzionari e dei programmi in cui erano impiegati fino allo scorso 5 novembre.

Nella nota dell’OPM si ordina anche la chiusura dei profili social e dei siti relativi a uffici o programmi governativi D.E.I., e si chiede ai funzionari messi in congedo di segnalare «qualsiasi tentativo» di continuare a portare avanti in maniera «nascosta» i programmi e le iniziative in cui erano impiegati. Mercoledì Trump è tornato su questa questione, minacciando possibili «conseguenze negative» per i lavoratori D.E.I. che continuino a portare avanti le proprie iniziative, o che non denuncino chi lo fa «entro dieci giorni» da quando lo vengono a sapere.

Nel suo ordine esecutivo di martedì Trump ha chiesto anche che la procura generale degli Stati Uniti metta insieme entro quattro mesi un documento di non meglio identificate «raccomandazioni» perché i programmi D.E.I. vengano interrotti anche nel settore privato, su cui il governo federale non ha un controllo diretto. Nel frattempo, comunque, in vista dell’insediamento di Trump alcune grosse aziende private, tra cui Meta e McDonald’s, hanno già interrotto i propri programmi D.E.I.

Con un altro ordine esecutivo emesso lunedì, Trump aveva ordinato la chiusura di una serie di altri programmi sul rispetto della diversità all’interno del governo e revocato misure introdotte per tutelare le persone trans sul posto di lavoro.

Nello specifico, l’ordine esecutivo di lunedì stabiliva che d’ora in poi il governo statunitense riconoscerà l’esistenza di soli due generi, maschile e femminile, attribuiti in base a se si sia nati con gli spermatozoi o con gli ovuli (e non in base ai cromosomi, come viene normalmente determinato il sesso): e quindi indipendentemente da come le persone si identificano.

L’ordine esecutivo ha revocato anche l’obbligo, attualmente in vigore negli uffici governativi, di riferirsi alle persone trans utilizzando i pronomi relativi al genere verso cui hanno fatto la transizione. Trump ha presentato queste decisioni come un modo per proteggere le donne «dall’estremismo di genere» e per tutelare la libertà di parola, a suo dire minacciata e violata dalle scelte linguistiche sul rispetto dell’identità di genere.

Nell’ordine esecutivo Trump ha stabilito anche che non possono essere utilizzati soldi pubblici per finanziare i percorsi di transizione. Attualmente le spese legate alla transizione sono coperte dal programma sanitario statale Medicaid solo in alcuni stati: l’ex presidente Biden aveva tentato di estendere questa copertura a livello nazionale, senza riuscirci.