Joe Biden ha dato la grazia preventiva ai suoi parenti stretti e a varie persone sgradite a Trump
Ma non a se stesso né alla moglie Jill

Lunedì, poche ore prima di lasciare il suo incarico, il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha emesso vari provvedimenti di grazia preventiva per alcuni suoi parenti stretti e per altre persone che Donald Trump aveva detto di voler perseguire non appena divenuto presidente. Nessuna delle persone graziate è stata accusata formalmente, né condannata, ma Biden ha deciso di agire in modo preventivo per evitare che queste persone siano oggetto di procedimenti giudiziari «ingiustificati e politicamente motivati». È una decisione con pochissimi precedenti, la cui attuazione non è molto chiara e che era stata sconsigliata da alcuni membri del Partito Democratico.
Con un provvedimento emesso lunedì pomeriggio, poco prima del giuramento di Trump, Biden ha graziato il fratello minore James B. Biden e sua moglie Sara Jones Biden, la sorella minore Valerie Biden Owens e suo marito John T. Owens, e suo fratello minore Francis W. Biden. Non ha graziato se stesso né la moglie Jill. A dicembre aveva già concesso la grazia «piena e incondizionata» anche al figlio Hunter, che è accusato di possesso illegale di arma da fuoco e di evasione fiscale.
In un comunicato, Biden ha detto che la sua famiglia «è stata sottoposta a continui attacchi e minacce, motivate soltanto dal desiderio di ferire me, nel peggior tipo di politica faziosa. Sfortunatamente, non ho motivo di credere che questi attacchi termineranno».
Un altro provvedimento di grazia, diffuso in mattinata, ha coinvolto il celebre immunologo Anthony Fauci, l’ex capo di stato maggiore delle forze armate Mark Milley, che ha più volte criticato apertamente Trump, e tutti i membri della commissione parlamentare d’inchiesta sull’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte di centinaia di sostenitori di Trump: quest’ultimo ha più volte detto che i membri della commissione andrebbero messi in carcere. Il comitato è formato da deputati Democratici e Repubblicani, fra cui la deputata Liz Cheney, che Trump accusa in particolare quando parla di questo tema.
Nell’ultima campagna elettorale le accuse e gli attacchi che Trump ha diretto verso quelli che considera i suoi avversari politici si sono fatti più insistenti e violenti: nei suoi comizi e nelle sue interviste ha regolarmente insultato deputati, funzionari e giornalisti che si sono esposti contro di lui, arrivando a minacciare azioni legali nei loro confronti non appena sarebbe diventato presidente. Ha anche nominato come nuovo capo dell’FBI Kash Patel, un agente che ha dichiarato di essere determinato a «dare la caccia» alle persone critiche di Trump nei media.
In un comunicato relativo ai provvedimenti di grazia per le persone che non sono suoi familiari, Biden ha scritto che è «ottimista sul fatto che la forza delle nostre istituzioni giuridiche alla fine prevarrà sulla politica. Ma queste sono circostanze eccezionali e non posso, in coscienza, non fare nulla». Ha specificato che queste grazie non indicano in alcun modo che queste persone siano colpevoli di qualcosa, ma che servono a proteggerli da «indagini prive di fondamento e politicamente motivate» che «distruggono la vita, la sicurezza e la protezione finanziaria delle persone prese di mira e delle loro famiglie».
È una decisione che non ha precedenti chiari e per questo non è possibile sapere con certezza in che modo sarà attuata. Molti esperti legali consultati dai media statunitensi ritengono comunque che la grazia preventiva rientri fra i poteri del presidente, anche se non espressamente prevista. Il precedente più vicino ricordato è quello della grazia che il presidente Gerald Ford concesse al suo predecessore Richard Nixon nel 1974, per proteggerlo da eventuali cause legali collegate allo scandalo del Watergate. Al tempo Nixon non era accusato di alcun reato, ma le indagini sul suo coinvolgimento nel caso erano in corso e Ford aveva da poco giurato come presidente.
Concedere una grazia preventiva potrebbe creare un precedente che amplierà i confini dell’uso di questo istituto in futuro. Secondo i critici potrebbe anche portare i collaboratori dei futuri presidenti a comportamenti più spregiudicati, sapendo di poter contare su uno “scudo legale presidenziale” a fine mandato.
A livello pratico non è chiaro come la grazia sarà applicata, se i riceventi dovranno accettarla e se hanno la facoltà di rifiutarla. Alcuni dei membri della commissione parlamentare d’inchiesta sull’attacco al Congresso, fra cui l’ex deputato Repubblicano dell’Illinois Adam Kinzinger, sono stati critici con la decisione: «Non appena ricevi la grazia, è come se tu fossi colpevole di qualcosa».
Il generale Milley e l’immunologo Fauci hanno invece ringraziato Biden per la decisione. Entrambi hanno ribadito di non essere colpevoli di alcun reato, hanno ricordato la loro lunga carriera di «servitori dello stato» ma hanno anche detto di non voler passare i prossimi anni a difendersi da minacce e azioni legali, che avrebbero causato problemi economici, personali e psicologici a loro e alle loro famiglie.
La giornalista di NBC Kristen Welker ha scritto su X di aver ricevuto un messaggio di testo da Donald Trump in cui definiva «vergognosa» la decisione, scrivendo che molte persone graziate erano «colpevoli di REATI GRAVI!».
Poche ore prima Biden aveva concesso la grazia a cinque persone: una postuma soprattutto a Marcus Garvey, sindacalista giamaicano e attivista per i diritti dei neri – considerato tra i precursori del movimento per la fine della segregazione razziale – che negli anni Venti fu condannato per frode, per presunte irregolarità nel sistema di finanziamento della compagnia di navigazione riservata a soli clienti neri da lui fondata.
Gli altri provvedimenti avevano riguardato Don Scott, speaker della Camera della Virginia, che nel 1994 fu condannato per traffico di droga; Darryl Chambers, un sostenitore della prevenzione della violenza causata dalle armi, che era stato condannato per reati di droga; Ravi Ragbir, promotore di campagne per i diritti delle persone migranti, condannato nel 2001 per reati minori; e Kemba Smith Pradia, attivista per i diritti dei carcerati, condannata nel 1994 per traffico di droga.
Nelle ultime settimane Biden aveva graziato 39 persone condannate per crimini non violenti e ridotto le pene di altre 4mila persone. Aveva anche commutato in ergastolo la pena di 37 persone condannate a morte a livello federale su 40 totali.