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  • Sabato 18 gennaio 2025

In India un uomo è stato condannato per un caso di stupro e omicidio che causò molte proteste

Il fatto successe lo scorso agosto in un ospedale di Calcutta: seguirono grossi scioperi e manifestazioni contro la violenza di genere

Una manifestazione contro la violenza sulle donne in India lo scorso 25 novembre, la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne (AP Photo/Bikas Das)
Una manifestazione contro la violenza sulle donne in India lo scorso 25 novembre, la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne (AP Photo/Bikas Das)
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Al termine di un processo che si è svolto in un tribunale di Calcutta, in India, Sanjay Roy è stato ritenuto colpevole per lo stupro e l’omicidio di una specializzanda indiana di 31 anni, che era stata trovata morta lo scorso agosto in un ospedale della città. L’uccisione della donna aveva provocato per mesi estesi scioperi e proteste in tutta l’India.

Il tribunale ha dichiarato Roy colpevole sulla base di prove raccolte dall’Ufficio centrale di investigazione (CBI nell’acronimo inglese, usato anche in India), un’agenzia di polizia indiana che si occupa principalmente di corruzione. Secondo quanto emerso dalle indagini, lo scorso 9 agosto Roy sarebbe entrato al RG Kar Medical College and Hospital, avrebbe aggredito e stuprato la donna e poi l’avrebbe soffocata. La donna si trovava in un’aula per seminari dell’ospedale: dopo un turno di 36 ore era andata lì per dormire, dato che nella struttura non c’è un’area di riposo designata.

Il corpo era stato trovato il giorno dopo, e quando la famiglia era arrivata in ospedale aveva dovuto aspettare ore per poterlo vedere e poi ottenere un’autopsia, i cui risultati sono stati diffusi dai giornali. Secondo l’autopsia la donna sarebbe stata strangolata dopo «un attacco brutale e violento», aveva ferite alle orecchie che suggerivano che potesse essere stata imbavagliata, morsi sul collo e le gambe «divaricate di 90 gradi» in un modo innaturale e forzato. L’autopsia dice anche che nel suo corpo è stato trovato dello sperma.

Roy era stato arrestato il giorno dopo il ritrovamento del corpo della donna ed era stato formalmente incriminato lo scorso 7 ottobre. Fin da subito si è dichiarato innocente e sostiene di essere stato incastrato. È accusato di vari reati: la pena sarà annunciata lunedì, ma tenendo conto dei reati rischia l’ergastolo o la pena di morte.

Era un volontario di polizia civica, cioè un lavoratore a contratto assunto dalla polizia locale per assistere gli agenti in alcuni compiti minori. Tra le prove raccolte dal CBI ci sono le registrazioni della telecamera di sicurezza che mostrano Roy entrare e poi uscire nell’ospedale, ma non è chiaro se al momento dell’aggressione stesse prestando servizio all’interno dell’edificio o meno.

Negli scorsi mesi il caso ha provocato proteste molto partecipate in diverse città indiane: il 15 agosto, per esempio, decine di migliaia di persone (in gran parte donne e ragazze, ma anche uomini) si erano riunite a Calcutta per protestare contro la violenza di genere. Vari scioperi dei medici e del personale sanitario organizzati in seguito alla violenza causarono molti problemi, al punto che a settembre la Corte Suprema indiana ordinò di interromperli.

Anche l’udienza in cui Roy è stato dichiarato colpevole ha ricevuto molta attenzione in India, e nonostante la polizia non le avesse autorizzate fuori dal tribunale si erano riunite moltissime persone.

Secondo i dati del National Crime Records Bureau indiano, nel 2022 in India sono stati denunciati in media 90 stupri al giorno. È probabile che il numero reale sia più alto, dato che le violenze sessuali vengono denunciate meno di altri tipi di crimini per via di un diffuso stigma, paura di ritorsioni e scarsa fiducia negli agenti delle forze dell’ordine, che più volte sono stati responsabili di stupri nei confronti delle donne che andavano in commissariato a denunciare.

Le operatrici e gli operatori sanitari sono particolarmente soggetti a casi di violenza, sessuale o meno. Uno dei casi più noti è quello di Aruna Shanbaug, un’infermiera di un importante ospedale di Mumbai che nel 1973 venne violentata e strangolata da un inserviente nell’ospedale in cui lavorava e che è rimasta in stato vegetativo per via dei gravi danni cerebrali riportati fino alla sua morte, nel 2015.