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  • Giovedì 16 gennaio 2025

La Svezia vorrebbe revocare la cittadinanza a chi considera una minaccia per lo Stato

È una proposta su cui sono d'accordo diversi partiti, anche se il governo di destra vorrebbe criteri più ampi che comprendano i membri delle gang criminali

La bandiera svedese a mezz'asta davanti al parlamento svedese di Stoccolma, nel 2023 (ANSA/Henrik Montgomery/TT via ZUMA Press)
La bandiera svedese a mezz'asta davanti al parlamento svedese di Stoccolma, nel 2023 (ANSA/Henrik Montgomery/TT via ZUMA Press)
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Mercoledì in Svezia una commissione composta da tutti i principali partiti ha presentato al governo il risultato di un anno e mezzo di discussioni che riguardavano possibili modifiche costituzionali. Fra le proposte, una approvata da quasi tutti i partiti consiste nella possibilità di revocare la cittadinanza svedese alle persone con doppia cittadinanza condannate per crimini che rappresentano una minaccia per lo Stato, come lo spionaggio. Oppure per i reati di cui si occupa la Corte penale internazionale: genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e aggressione.

La Svezia è soltanto l’ultimo paese europeo che intende inasprire le norme sulla cittadinanza, dopo anni in cui un po’ in tutta Europa vari partiti istituzionali si sono spostati verso destra in materia di immigrazione. In Italia la revoca della cittadinanza per persone che l’hanno ottenuta e poi hanno compiuto reati molto gravi è stata introdotta nel 2018 durante i primi mesi del governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega.

In Svezia, comunque, questa proposta di modifica deve essere ancora formalizzata. In seguito, come tutte le norme che intendono modificare la Costituzione, per passare dovrà essere approvata dal parlamento unicamerale svedese in due voti a maggioranza semplice: uno in questa legislatura e uno nella prossima, dopo le elezioni previste per il 2026. Ci sono buone possibilità che superi il primo passaggio, dato che sei degli otto partiti che hanno partecipato alla commissione la appoggiano. Sono i quattro partiti che sostengono il governo, di destra, più il Partito Socialdemocratico e il Partito di Centro. Sono contrari invece i Verdi e la Sinistra.

Al momento in Svezia non è possibile revocare la cittadinanza, mentre è permesso per esempio nella vicina Danimarca per un atto «gravemente pregiudizievole per gli interessi vitali dello Stato». È una definizione che include anche gravi crimini legati alle bande criminali, che in Danimarca stanno diventando un problema sempre maggiore per via della sua vicinanza con la Svezia, dove sono da tempo una delle più dibattute questioni di sicurezza pubblica.

– Leggi anche: Il problema delle bande criminali svedesi si è allargato alla Danimarca

In Svezia la possibilità di revocare la cittadinanza per reati legati alla criminalità organizzata, quindi alle gang, non è stata raccomandata dalla commissione parlamentare ma è appoggiata dai partiti al governo. Mercoledì il ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, del partito dei Moderati, si è lamentato del fatto che «le proposte che ho ricevuto oggi non ci daranno la possibilità di revocare la cittadinanza svedese ai capi delle bande criminali che si trovano all’estero e che dirigono sparatorie, attentati e omicidi nelle strade svedesi».

Gli altri partiti, anche quelli che appoggiano la modifica alla Costituzione, sostengono però che ampliare la definizione di quali reati possano portare a una revoca della cittadinanza sia rischioso. Amalia Rud Stenlöf, la rappresentante dei Socialdemocratici nella commissione che ha proposto le riforme costituzionali, ha detto che il governo vorrebbe inserire, ispirandosi alla legge danese, la revoca della cittadinanza per chi lede “interessi vitali” dello Stato.

Secondo Stenlöf sarebbe una definizione troppo vaga, in cui in futuro i partiti di destra o estrema destra potrebbero far rientrare un po’ di tutto. «Non voglio lasciare che siano i Democratici Svedesi a definire arbitrariamente cosa siano gli interessi vitali» della Svezia, ha detto Stenlöf al quotidiano Aftonbladet facendo riferimento al partito di estrema destra che offre appoggio esterno al governo e che è il secondo più rappresentato in parlamento dopo i Socialdemocratici.

– Leggi anche: Chi sono questi Democratici Svedesi

L’attuale governo svedese, formato da una coalizione di partiti di destra e centrodestra dopo le elezioni legislative del 2022, è infatti molto influenzato dai Democratici Svedesi, specialmente nell’ambito delle politiche che riguardano l’immigrazione e i cittadini o gli abitanti svedesi di origine straniera, che rappresentano circa il 20 per cento della popolazione (in Germania sono il 18 per cento, mentre in Italia le persone con cittadinanza straniera sono l’8,7 per cento). In questi due anni per esempio c’è stata una riduzione consistente del numero di permessi di soggiorno rilasciati alle persone richiedenti asilo e ai loro famigliari. Il governo ha inoltre approvato una legge che da giugno del 2026 renderà più lungo e impegnativo il percorso per ottenere la cittadinanza svedese.

Il contrasto alle bande criminali è un altro dei punti principali del programma di governo e dei Democratici Svedesi, che le collegano all’immigrazione poiché sono composte principalmente da cittadini svedesi di seconda generazione, ossia figli di persone immigrate, che abitano nei quartieri più poveri di grandi città come Stoccolma, Göteborg e Malmö.

Non è chiaro se il governo deciderà di formalizzare la proposta di revocare la cittadinanza anche a persone condannate per gravi reati legati alla criminalità organizzata. Il ministro della Giustizia Strömmer ha detto al quotidiano svedese Dagens Nyheter di sperare di riuscire a convincere i partiti dell’opposizione durante il processo di stesura della legge. Fra i voti dei partiti della coalizione e quelli dei Democratici Svedesi avrebbe abbastanza voti per farla passare, anche senza il consenso dell’opposizione: questo tuttavia infrangerebbe la regola non scritta ma piuttosto rispettata nella politica svedese di far passare le modifiche alla Costituzione solo quando c’è un consenso molto più ampio della maggioranza semplice.