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  • Mercoledì 20 novembre 2024

C’era una volta l’area Schengen

Per limitare l'immigrazione sempre più paesi europei impongono controlli alle frontiere, di fatto annullando il diritto alla libera circolazione

Due poliziotti tedeschi effettuano controlli al confine tra Germania e Francia il 16 settembre 2024 all’altezza della città tedesca di Kehl (Thomas Niedermueller/Getty Images)
Due poliziotti tedeschi effettuano controlli al confine tra Germania e Francia il 16 settembre 2024 all’altezza della città tedesca di Kehl (Thomas Niedermueller/Getty Images)
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La settimana scorsa il governo dei Paesi Bassi ha annunciato che dal prossimo 9 dicembre e per i successivi sei mesi verranno rafforzati i controlli di frontiera con i paesi confinanti, cioè Belgio e Germania, per limitare l’ingresso di persone migranti nel paese. Tutti e tre gli stati fanno parte dell’area Schengen, la zona di libera circolazione di merci e persone che coinvolge quasi tutti i paesi dell’Unione Europea più Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

I Paesi Bassi sono solo l’ultimo di una serie di stati europei che negli ultimi anni, in particolare dalla fine del 2015, hanno aumentato i controlli alle loro frontiere per periodi di tempo più o meno lunghi, adducendo ragioni legate all’immigrazione o alla sicurezza. Negli ultimi mesi questi stati sono aumentati fino ad arrivare a nove, fra cui l’Italia, un numero mai raggiunto prima per motivazioni di questo tipo: è una tendenza che è stata criticata dai governi degli altri membri e che è stata descritta come una prova che, a trent’anni dalla sua entrata in vigore, il sistema di Schengen sia entrato in crisi.

Secondo le regole europee un paese ha il diritto di sospendere temporaneamente la libertà di movimento prevista da Schengen «come misura di ultima istanza» e «in situazioni eccezionali», anche in occasione di grossi eventi sportivi o in altri casi straordinari, come fu per esempio la pandemia di Covid-19. Il tipo di controlli varia da stato a stato, ma la forma più comune e visibile è quella dei controlli stradali o sui treni che passano la frontiera: possono essere sistematici, ma più spesso sono a campione, motivo per cui alcuni governi sono stati accusati di usare la sospensione di Schengen come uno strumento di propaganda politica in un periodo in cui molti paesi stanno approvando leggi sempre più restrittive in ambito migratorio.

È possibile riscontrare questa attitudine anche nel modo in cui sono formulate le motivazioni dei singoli paesi alla base dell’introduzione dei controlli, consultabili sul sito della Commissione Europea: molti, fra cui i Paesi Bassi, utilizzano varie declinazioni dell’espressione «immigrazione irregolare», una formula imprecisa e spesso scorretta, ma ormai molto comune, per descrivere quelle che nella quasi totalità dei casi sono persone richiedenti asilo (quindi persone che possono stare legalmente in quel paese, almeno finché la loro richiesta non venga rifiutata).

Oltre ai Paesi Bassi, gli stati che al momento hanno attivi dei controlli alla frontiera che di fatto annullano l’accordo di Schengen sono i seguenti.

Austria
Dallo scorso ottobre fino almeno ad aprile 2025 l’Austria ha ripristinato i controlli alle frontiere con Slovacchia e Repubblica Ceca, e fino a maggio 2025 ha esteso questi controlli anche alle frontiere terrestri di Ungheria e Slovenia. Ha dato come motivazioni una pressione eccessiva sul proprio sistema di accoglienza delle persone migranti, una preoccupazione per l’aumento di attività di gruppi terroristici legati alla situazione in Medio Oriente e le attività criminali legate alla guerra della Russia in Ucraina.

Danimarca
Da novembre 2024 fino a maggio 2025 la Danimarca ha istituito dei controlli alle frontiere terrestri e marittime con la Germania citando più o meno le stesse motivazioni dell’Austria. È citata l’immigrazione, ma solo al terzo posto: è preceduta dalle minacce alla sicurezza causate dalla criminalità organizzata e dal pericolo di possibili attività di spionaggio da parte della Russia.

– Leggi anche: Il problema delle bande criminali svedesi si è allargato alla Danimarca

Francia
La Francia a partire dal 2015 non ha mai eliminato del tutto i controlli alle frontiere e ha mantenuto un livello di sicurezza più alto rispetto ad altri stati membri, normalizzando la militarizzazione di strade, stazioni e aeroporti. Quest’estate furono per esempio applicate delle misure restrittive senza precedenti in vista delle Olimpiadi.

Al momento l’annullamento della libera circolazione di Schengen è motivato da ragioni di sicurezza e controllo dell’immigrazione: vengono citate, fra le altre cose, «gravi minacce» poste da «attività terroristiche di alto livello» e la «crescente presenza di reti criminali che facilitano la migrazione irregolare e il contrabbando e da flussi migratori che rischiano l’infiltrazione di individui radicalizzati».

Gli ultimi controlli sono entrati in vigore dall’inizio di novembre, come prolungamento di quelli terminati il 31 ottobre, e dureranno almeno fino ad aprile del 2025. È molto probabile che verranno rinnovati. Riguardano le frontiere terrestri, aeree e marittime di tutti i paesi confinanti, ossia Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Italia e Spagna. La Francia confina anche con il Principato di Monaco e Andorra, che però non fanno parte dell’area Schengen.

Germania
Negli ultimi mesi la Germania ha attivato controlli alle frontiere di tutti i paesi confinanti, cosa che aveva fatto a periodi intermittenti già a partire dal 2015. A giugno del 2024 erano stati imposti ai confini con Polonia, Svizzera e Repubblica Ceca e la misura era stata estesa a settembre anche ai confini di Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Danimarca. La prima dovrebbe scadere a metà dicembre, mentre la seconda il prossimo marzo, ma è probabile che il governo le rinnoverà: è già capitato con quella che aveva imposto i controlli alla frontiera con l’Austria, che scadeva a metà novembre ed è stata prolungata almeno fino a marzo 2025.

A settembre il governo tedesco ha detto che questi controlli sarebbero serviti a frenare l’immigrazione e contrastare il pericolo di terrorismo in Germania, con l’obiettivo del governo di respingere i richiedenti asilo che hanno fatto domanda in un altro paese europeo, in modo che le loro pratiche siano gestite nel paese d’arrivo e non in Germania. I controlli più estesi annunciati a settembre erano arrivati dopo un accoltellamento avvenuto nella città di Solingen in cui erano state uccise tre persone: l’attacco era stato rivendicato dall’ISIS e a costituirsi alla polizia come responsabile dell’attacco era stato un uomo arrivato in Germania nel 2022 la cui richiesta d’asilo era stata respinta, ma che era rimasto nel paese anziché essere espulso.

L’istituzione di controlli così estesi era stata criticata da molti e considerata una mossa politica per cercare di contrastare l’ascesa del partito di estrema destra e anti immigrazione Alternative für Deutschland (AfD).

– Leggi anche: La decisione della Germania di aumentare i controlli di frontiera sta creando scompiglio

Italia
Il governo italiano ha imposto controlli ai confini terrestri con la Slovenia a ottobre del 2023 e da allora li ha prorogati più volte: sarebbero dovuti terminare a metà dicembre, ma lunedì il ministro dell’Interno Piantedosi ha annunciato che verranno estesi per altri sei mesi. La motivazione fornita sin dall’inizio è quella del rischio di infiltrazioni terroristiche legate a «flussi migratori irregolari» attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”. Secondo Piantedosi sarebbero anche serviti a «evitare un ingresso incontrollato sul territorio nazionale» di migranti.

In questo anno si sono aggiunte quelle di pericoli legati alla situazione in Medio Oriente e in Ucraina, alla presidenza italiana del G7 e, più recentemente, all’inizio del Giubileo 2025.

Come raccontato dal Post lo scorso maggio, è impossibile dimostrare se questi controlli abbiano effettivamente portato a una diminuzione di ingressi, dato che estese parti del confine non sono controllate e nelle parti in cui sono stati posti dei varchi la polizia comunque ferma le macchine a campione.

– Leggi anche: I controlli alla frontiera con la Slovenia usati per propaganda politica

Norvegia
In Norvegia i controlli, che erano stati inizialmente introdotti per una settimana a metà ottobre, sono stati prolungati almeno fino a maggio del 2025 e riguarderanno tutti i confini di terra, aria e acqua: quelle più sorvegliate saranno le frontiere terrestri con Finlandia e Svezia, oltre che quella con la Russia, dove però il passaggio è praticamente chiuso e costantemente sorvegliato. Le motivazioni presentate dalla Norvegia riguardano proprio possibili attività di spionaggio della Russia, aumentate dopo l’inizio della guerra in Ucraina, oltre che il rischio di attacchi contro cittadini ebrei come risultato dell’«escalation del conflitto in Medio Oriente».

Slovenia
I controlli attuali sono stati istituiti alla fine dello scorso giugno e dovrebbero terminare il 21 dicembre 2024. I paesi interessati sono la Croazia e l’Ungheria. Le ragioni che il paese ha dato sono molto generiche e riguardano i «rischi associati alla situazione della sicurezza globale, […] nonché a UEFA EURO 2024 [il campionato europeo di calcio maschile che si è svolto quest’estate in Germania] e ai Giochi Olimpici [che si sono tenuti in Francia]».

Svezia
I controlli in Svezia dureranno almeno fino a maggio del 2025 e non riguardano l’immigrazione, quanto i problemi del paese con la criminalità organizzata. Sono applicati alle frontiere terrestri, marittime e aeree di tutti i paesi confinanti, ossia Finlandia, Norvegia e Danimarca, la cui capitale Copenaghen è collegata alla città svedese di Mälmo attraverso un ponte.

– Leggi anche: La Svezia non riesce a risolvere il suo problema con le gang criminali