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  • Mercoledì 6 settembre 2023

Kirkenes, in Norvegia, è piena di spie

È una cittadina al confine con la Russia dove agiscono i servizi segreti di entrambi i paesi, coinvolgendo loro malgrado anche gli abitanti

Kirkenes (Mathis Heibert / Flickr)
Kirkenes (Mathis Heibert / Flickr)
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Nel nord della Norvegia, a meno di dieci chilometri dal confine con la Russia, si trova Kirkenes, una piccola città di 3.500 abitanti che è stata sfruttata negli anni dai servizi segreti di Russia e Norvegia per condurre operazioni di spionaggio e controspionaggio, spesso coinvolgendo cittadini comuni.

Come ha detto Thomas Nilsen, direttore dell’Independent Barents Observer, un giornale che si occupa della regione, benché la città viva grazie al suo porto, alla pesca dei granchi reali e ai turisti che vogliono visitare i fiordi nella regione, «tutti a Kirkenes hanno avuto un vicino di casa, un amico, qualcuno del club sportivo o un genitore dell’asilo che lavora con l’intelligence militare».

Dal 2010, fino all’inizio della guerra in Ucraina, chi abitava entro 30 chilometri dal confine poteva attraversarlo senza bisogno di un visto grazie a un accordo fra Norvegia e Russia. Nel 2018, gli attraversamenti furono 250mila: chi si spostava lo faceva per motivi di lavoro, per visitare la propria famiglia che abitava dall’altra parte, come spesso succede nelle zone di confine, e anche solo per fare la spesa. Secondo Rune Rautio, che si occupava dello sviluppo dell’economia della città, nel 2017 i clienti russi avevano speso circa 100 milioni di corone norvegesi (8,7 milioni di euro oggi) a Kirkenes. Prima dell’inizio della guerra, benché i rapporti fra Russia e Norvegia stessero già peggiorando, ogni anno facevano scalo al porto di Kirkenes circa 800 barche di vario tipo, e metà di queste erano pescherecci russi che attraccavano per il cambio dell’equipaggio, il rifornimento e la riparazione.

Essendo la Norvegia un membro della NATO, la regione ha da sempre un valore strategico per l’organizzazione, che sul confine norvegese ha messo numerose postazioni di ascolto, ossia delle antenne che intercettano suoni anche a molti chilometri di distanza, rivolte verso la Russia. Ma anche la libertà di movimento degli abitanti della zona, che ora a causa della guerra in Ucraina è stata limitata a pochi permessi per motivi lavorativi, è da anni vista come un’opportunità dai servizi segreti, che spesso reclutano gli abitanti del luogo per fargli compiere delle piccole, ma potenzialmente pericolose, azioni di spionaggio.

Gli agenti dei servizi di intelligence norvegesi (NIS) e del servizio di sicurezza nazionale norvegese (PST) sono interessati a cittadini norvegesi che per motivi lavorativi devono recarsi regolarmente in Russia, poiché possono passare il confine di frequente senza destare sospetti. Alcune persone rimaste anonime che hanno avuto contatti con NIS e PST hanno detto a NRK, l’azienda radiotelevisiva di stato norvegese, che gli agenti possono essere anche molto insistenti nelle loro richieste e che cercano di far leva sul patriottismo dei cittadini che provano a reclutare. La richiesta più comune è quella di fornire informazioni ad un agente norvegese al ritorno da un viaggio in Russia, ma ad alcuni viene specificamente chiesto di tenere d’occhio certe persone o raccogliere notizie su specifici argomenti durante i loro soggiorni. Ad altri viene chiesto di portare al di là del confine e spedire delle buste contenenti dei soldi, dei documenti o delle schede di memoria.

Rune Rafaelsen, ex sindaco di Kirkenes ed ex capo del Segretariato norvegese di Barents, un’agenzia del ministero degli Esteri norvegese per la cooperazione civile con la Russia, ha detto all’Economist che è accaduto più volte che dei cittadini si rivolgessero a lui perché non sapevano come rifiutare delle richieste che giudicavano troppo rischiose. In un caso, ha ricordato Rafaelsen, gli agenti del NIS avevano chiesto al proprietario di un’azienda norvegese con uffici a Murmansk, capoluogo della regione russa confinante con quella di Kirkenes, di assumere un loro collega in modo che potesse usare il lavoro come copertura.

Un numero crescente di cittadini del posto non è contento di queste continue richieste, che danneggiano le loro relazioni, anche commerciali, con la Russia e che soprattutto sono pericolose: un caso particolarmente rilevante e che ha segnato un prima e un dopo nella relazione fra la popolazione locale e i servizi segreti norvegesi è quello di Frode Berg.

Berg era un ispettore di frontiera di Kirkenes vicino alla pensione quando, nel 2014, venne reclutato dai NIS per portare oltre il confine una busta contenente 3mila euro in contanti e spedirla a un indirizzo di Mosca. A causa del suo lavoro, era normale che Berg facesse avanti e indietro fra i due paesi e nei mesi successivi portò in Russia altre buste contenenti dei contanti descritti come delle vincite a poker, prima di essere assegnato a un nuovo agente che gli chiese di portare oltre il confine anche una scheda di memoria. Berg, che è stato intervistato a maggio da Ian MacDougall per l’Economist, sostiene che provò a rifiutarsi di farlo, ma che l’agente era molto insistente e alla fine lo convinse.

Durante la sua ultima missione, alla fine del 2017, fu fermato fuori dal suo hotel di Mosca dal servizio di sicurezza nazionale russo (FSB) e portato nella prigione di Lefortovo, a Mosca. Durante il suo processo per spionaggio scoprì che la scheda di memoria che aveva portato oltre il confine conteneva delle domande sui sistemi di armamento dei sottomarini russi, e che il destinatario del denaro da lui inviato – un operaio di un cantiere navale statale – era in realtà un agente che faceva il doppio gioco. Nel 2019 è stato dichiarato colpevole e condannato a 14 anni di carcere, diventando il primo cittadino norvegese condannato per spionaggio dalla fine della Seconda guerra mondiale. Sette mesi dopo è stato rimandato a casa in uno scambio di prigionieri, e gli è stato offerto dal governo norvegese un risarcimento di 4 milioni di corone (circa 347mila euro).

La storia di Frode Berg è stata molto seguita in Norvegia e ha portato i cittadini di Kirkenes, dove ora Berg è tornato a vivere, a essere meno aperti alle richieste dei servizi segreti, per paura di finire anche loro in una prigione russa. Il clima di paranoia è stato alimentato anche dalla pubblicazione di alcuni articoli che dimostravano come anche i russi avessero delle loro spie nell’area: sia Berg che altri norvegesi interrogati dagli agenti dell’FSB hanno detto che la conoscenza che i russi avevano delle loro abitudini e di quelle di molti agenti del NIS era così approfondita che questo sarebbe stato possibile solo attraverso un monitoraggio prolungato e ravvicinato. MacDougall scrive di aver saputo di un abitante di Kirkenes che ha deciso di chiudere tutti i suoi affari in Russia dopo essere stato avvicinato da un agente del NIS e che c’è una crescente diffidenza per i circa 350 russi che vivono in città, molti dei quali lavorano al porto perché accettano paghe più basse dei norvegesi, così come per quelli che la visitano per lavoro o, prima della guerra in Ucraina, per turismo.

Ad esempio, nel 2019 la visita di una delegazione di sacerdoti ortodossi russi provenienti da Severomorsk, città gemellata con Kirkenes e sede del quartier generale della flotta settentrionale russa, fu annullata all’improvviso dagli organizzatori quando il gruppo, che si era mostrato molto interessato alla gestione dell’acqua potabile locale, chiese di vedere i serbatoi che rifornivano le stazioni di pompaggio: questa cosa fu ritenuta sospetta dalla polizia locale. Da allora anche il gemellaggio fra le due città è stato annullato. Lo scetticismo della polizia norvegese era giustificato dal fatto che i legami tra la Chiesa ortodossa e i servizi d’intelligence russi sono noti, e che conoscere la rete idrica di un paese è un’informazione molto utile per diversi scopi, fra cui quello di contaminare l’acqua potabile. Tuttavia, secondo il sacerdote norvegese Brox Webber, quelle richieste potevano essere motivate da semplice curiosità, dato che quando lui aveva fatto una visita simile in Russia qualche anno prima, gli abitanti del posto avevano parlato a lungo della loro gestione dell’acqua potabile, e di come riuscissero a mantenere attiva la fornitura nonostante il rigido clima della regione.

Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, questa preoccupazione si è estesa anche al porto. Le navi russe, nonostante siano una grande fonte di guadagno per i cantieri navali della città, sono sempre più malviste dalla popolazione, così come i loro equipaggi. L’attuale sindaca della città, Lena Bergeng, spiega che questo cambiamento è stato alimentato anche dal documentario Skyggekrigen (“La guerra delle ombre”), un’inchiesta giornalistica prodotta dalle emittenti nazionali di Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia, secondo cui nel Mare del Nord e nel Mar Baltico ci sarebbero almeno 50 navi da pesca e da ricerca che sono in realtà delle “navi spia” che stanno gettando le basi per futuri atti di sabotaggio in caso di una guerra con l’Occidente. Benché Bergeng non sia molto preoccupata delle navi russe che attraccano nel porto della sua città, il governo norvegese sta valutando la possibilità di vietare alle navi russe di operare nelle acque norvegesi senza un cittadino norvegese a bordo, dopo aver escluso per ora di impedire ai cantieri navali di Kirkenes di lavorare su imbarcazioni russe, una decisione che avrebbe avuto un risultato disastroso sull’economia della città.

Ian MacDougall, che ha visitato Kirkenes a maggio, scrive che benché le autorità locali incoraggino la popolazione a limitare il proprio scetticismo e la propria paranoia, anche lui non ha potuto fare a meno di provarla. Poche settimane prima del suo arrivo, il governo norvegese aveva annunciato di voler espellere 15 diplomatici russi con l’accusa di spionaggio e mentre passeggiava in un parco nel Giorno della Costituzione, una festa nazionale norvegese, si era imbattuto in tre donne russe che avevano l’aria di star nascondendo qualcosa, due delle quali avevano un’aria familiare. Una volta tornato a casa, aveva riconosciuto due di loro nelle foto pubblicate sul profilo Twitter del consolato russo di Kirkenes, fra i partecipanti a due controverse commemorazioni del ruolo dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale. Durante la parata per celebrare la Costituzione norvegese, il giornalista locale Thomas Nilsen aveva spiegato a MacDougall che fra la folla si trovavano anche agenti norvegesi di controspionaggio che tenevano d’occhio gli abitanti del luogo che davano più confidenza ai russi e aveva anche riconosciuto un’agente che l’aveva seguito e avvicinato in passato per chiedergli informazioni a seguito di un suo viaggio in Russia. È un’esperienza molto comune per la gente del luogo, ma che MacDougall, da visitatore, ha definito «snervante».

Durante la loro conversazione, Nilsen ha descritto Kirkenes come una specie di laboratorio, un luogo che i russi usano per «testare le autorità norvegesi» per capire «fino a che punto puoi spingerti prima che la polizia interferisca?».