Nell’ultimo anno ai Campi Flegrei ci sono state migliaia di scosse

Di cui 450 soltanto nell'ultimo mese, la maggior parte di bassa entità: l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha sempre invitato alla calma, perché non ci sono segnali di un'imminente eruzione vulcanica

Un abitante di Pozzuoli vicino a una tenda allestita lunedì sera dalla Protezione civile per ospitare le persone spaventate dal terremoto
Un abitante di Pozzuoli vicino a una tenda allestita lunedì sera dalla Protezione civile per ospitare le persone spaventate dal terremoto (ANSA/CIRO FUSCO)
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Dalle 19:51 di lunedì 20 maggio nell’area dei Campi Flegrei, vicino a Napoli, sono stati registrati circa 150 terremoti. La scossa più forte, di magnitudo 4.4, è avvenuta alle 20:10 ed è stata segnalata da molte persone, che sono uscite dalle proprie abitazioni temendo eventuali crolli o danni agli edifici. Alle 21:46 è stata registrata una seconda scossa di magnitudo 3.9 seguita alle 21:55 da un’altra di magnitudo 3.1. Non sono stati segnalati feriti o danni particolarmente gravi agli edifici, ma in diverse parti della città le persone si sono agitate e hanno mandato in tilt i numeri di emergenza e i siti internet dei comuni e delle sedi locali della Protezione civile.

Un terremoto di magnitudo 4.4 è solitamente moderato e raramente provoca conseguenze, ma la particolare conformazione geologica dell’area e l’intenso sviluppo urbanistico avvenuto nell’ultimo secolo contribuiscono ad alimentare la preoccupazione degli abitanti, molti dei quali non si sentono al sicuro nelle loro case.

A differenza del Vesuvio, i Campi Flegrei non hanno un vulcano principale, ma sono un’insieme di vulcani attivi da più di 80mila anni. Hanno una struttura detta “caldera”, cioè un’area ribassata a forma più o meno circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive. L’attività sismica è dovuta al bradisismo, cioè alla lenta deformazione del suolo della caldera, un processo di sollevamento che riguarda in particolare l’area di Pozzuoli.

Negli ultimi cento anni ci sono stati tre periodi di sollevamento particolarmente intenso: tra il 1950 e il 1952, tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984. In quest’ultimo periodo il suolo si sollevò di circa 3 metri, a cui seguì un periodo di relativa tranquillità interrotto nel 2005, anno in cui iniziò una nuova fase di sollevamento rimasto costante fino all’inizio del 2023. Negli ultimi 19 anni il suolo si è sollevato anche più di un metro. In generale è stato un processo più lento, con un minor numero di terremoti rispetto agli anni Settanta e Ottanta.

Secondo i dati dell’osservatorio vesuviano dell’INGV, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dall’inizio del 2024 è stata registrata una velocità di sollevamento di 2 centimetri al mese. Nell’ultimo anno sono stati segnalati migliaia di terremoti, di cui la maggior parte di magnitudo inferiore a 1, difficilmente percepibili dalla popolazione: soltanto nell’ultimo mese ne sono stati registrati 450. Come si può notare dal grafico, l’attività sismica è stata piuttosto intensa in particolare dall’inizio di maggio.

Negli ultimi mesi l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha più volte segnalato l’importanza di non fare allarmismo e attenersi ai dati che «non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni».

Un’eruzione di grande scala può essere causata solo dall’accumulo di una grande quantità di magma al di sotto del vulcano e un accumulo del genere avrebbe conseguenze molto evidenti, che dunque permetterebbero di prepararsi a un evento catastrofico. Prima del più recente periodo eruttivo – l’ultimo fu nel 1538 – il suolo in alcune zone dei Campi Flegrei si sollevò di circa 50 metri a causa della presenza sotterranea del magma: un’eruzione davvero catastrofica sarebbe quindi preceduta da un forte sollevamento, che non sta avvenendo.

Lunedì sera l’INGV ha diffuso un comunicato per ribadire che i parametri geochimici «non mostrano variazioni significative rispetto agli andamenti degli ultimi mesi, se non il ben noto incremento di temperatura e pressione che caratterizza il sistema idrotermale». I terremoti, ha specificato l’istituto, non sono un fenomeno prevedibile, pertanto non può essere escluso che ce ne siano degli altri anche di magnitudo simile a quelli registrati lunedì.

In questa mappa sono visualizzate le scosse di terremoto di magnitudo superiore a 2 registrate nell’ultimo anno.

– Leggi anche: Il bradisismo e il destino incerto di Pozzuoli