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  • Martedì 9 aprile 2024

La squadra di provincia cresciuta attorno a Mathieu van der Poel

L'Alpecin-Deceuninck è passata dall'essere una piccola squadra di ciclocross a una delle più forti squadre ciclistiche al mondo, sempre insieme al recente vincitore del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix

Mathieu van der Poel dopo aver vinto il Giro delle Fiandre (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
Mathieu van der Poel dopo aver vinto il Giro delle Fiandre (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
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In una settimana il ciclista olandese Mathieu van der Poel ha vinto prima il Giro delle Fiandre e poi la Parigi-Roubaix, le due più importanti classiche monumento, le corse con più storia e rilevanza del ciclismo su strada. Sono state le edizioni delle due corse con la più alta velocità media di sempre e Van der Poel le ha vinte in solitaria, dopo aver attaccato a circa 45 e 60 chilometri dall’arrivo. Solo un altro corridore (Rik Van Looy più di mezzo secolo fa) aveva vinto nello stesso anno queste due corse da campione del mondo in carica, erano undici anni che un corridore (Fabian Cancellara) non vinceva queste due classiche nello stesso anno, ed era da quindici che un ciclista (Tom Boonen) non vinceva per due edizioni consecutive la Parigi-Roubaix.

Già vincitore di altre quattro classiche monumento, Van der Poel, 29 anni, ha dominato entrambe le corse grazie a eccezionali qualità fisiche e mentali, grazie a una capacità di guidare la bicicletta fuori dall’ordinario, a una non comune lettura delle dinamiche di corsa e a un misto di potenza e resistenza, efficienza e aerodinamica. Ma queste vittorie, così come diverse altre prima, sono state ottenute anche grazie alla sua squadra: l’Alpecin-Deceuninck, la prima nella storia ad aver vinto nello stesso anno la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix. L’Alpecin-Deceuninck è ora tra le squadre più forti al mondo, con il migliore ciclista al mondo – insieme allo sloveno Tadej Pogacar, che corre per la UAE Team Emirates – nelle corse di un giorno, ma fino a una decina di anni fa era una squadra di provincia che gareggiava nel ciclocross, una disciplina minore del ciclismo, invernale, spesso fangosa e popolare perlopiù in Belgio (ma in crescita anche altrove).

È un po’ come se una squadra di calcio ora in Serie C tra dieci anni vincesse la Champions League, con il giocatore vincitore del Pallone d’oro che resta sempre lì resistendo alle sirene di squadre più ricche e blasonate, come si dice spesso sui giornali sportivi con un’espressione ormai codificata e molto retorica. Ed è successo grazie all’azzardo e alla lungimiranza di Philip e Christoph Roodhooft, i fratelli belgi che gestiscono l’Alpecin-Deceuninck, e al rapporto che si è creato tra loro e Van der Poel, che poche settimane prima delle due recenti vittorie aveva rinnovato il suo contratto con la squadra, per la quale corre dal 2014, quando aveva 18 anni, e alla quale è vicino da quando ne aveva 10.

Philip e Christoph Roodhooft, che oggi hanno 48 e 50 anni, hanno entrambi un passato da ciclisti. Christoph andava un po’ meglio, ma senza mai arrivare ai massimi livelli. Philip scelse invece di fare qualche esperienza manageriale nel ciclismo. Qualche tempo dopo il ritiro di Christoph i due trovarono gli investimenti necessari e nel 2009 avviarono la loro squadra di ciclocross, la BKCP-Powerplus, mettendo a contratto Niels Albert, campione del mondo Under 23 di ciclocross. I due fratelli strutturarono attorno ad Albert tutta la loro squadra, con sede a Herentals, vicino ad Anversa, nella regione belga delle Fiandre.

«Mio fratello Philip e io sognavamo in grande fin dai primi anni», ha raccontato Christoph durante il Tour de France del 2023, «ma non lo dicevamo troppo in giro, perché altrimenti ci avrebbero preso per pazzi».

Van der Poel con il trofeo della Parigi-Roubaix (AP Photo/Christophe Ena)

All’inizio le cose andarono molto bene: Albert vinse i Mondiali Elite di ciclocross nel 2009 e nel 2012, ottenendo intanto altre importanti vittorie. La situazione però peggiorò quando nel 2014 Albert, il corridore al centro di tutto il progetto, si ritirò per problemi cardiaci.

Qualche mese prima la BKCP-Powerplus aveva però firmato un contratto di quattro anni con Van der Poel, un giovane talento con un cognome che non passava inosservato da quelle parti e in quello sport: era infatti figlio di Adrie, vincitore di un Mondiale di Ciclocross, un Giro delle Fiandre e una Liegi-Bastogne-Liegi. Mathieu van der Poel era inoltre nipote da parte di madre del francese Raymond Poulidor, lo storico e quasi sempre perdente rivale del connazionale Jacques Anquetil, vincitore tra le altre cose di cinque Tour de France. Dopo aver provato vari sport Van der Poel aveva scelto il ciclismo, attività per cui sembrava dotato in diverse discipline: la strada, la mountain bike e il ciclocross.

I due fratelli tenevano d’occhio Van der Poel già da qualche anno, anche perché Christoph Roodhooft era amico di Adrie van der Poel. Nei primi anni della BKCP-Powerplus Mathieu van der Poel non correva ancora per la loro squadra, ma era già molto probabile che dopo l’adolescenza sarebbe finito lì: come spesso succede in casi simili, pur non avendolo ancora sotto contratto i fratelli lo sostenevano in vari modi, per esempio fornendogli gratuitamente le biciclette con cui gareggiare. Un po’ per la fama del padre e del nonno, e molto per i suoi eccellenti risultati tra gli juniores, già da adolescente Van der Poel era comunque un giovane ciclista su cui c’erano molte attenzioni, e che quindi rappresentò un investimento non indifferente per la BKCP-Powerplus, presentata da Christoph Roodhooft come «una piccola squadra di ciclocross, in una piccola regione di un piccolo paese».

Intervistato nel 2020 dalla Gazet van Antwerpen, Philip Roodhooft disse: «Certe cose sembrano ovvie adesso, ma nel 2013 fu un rischio fare quattro anni di contratto, per un mucchio di soldi, a Mathieu van der Poel». Soprattutto, sebbene già Van der Poel avesse vinto i Mondiali juniores su strada, i due potevano garantirgli solo una carriera nel ciclocross, dato che la loro squadra esisteva quasi solo in quella disciplina.

La scommessa funzionò: Van der Poel iniziò a vincere di tutto nel ciclocross (ha vinto più del 70 per cento delle gare a cui ha preso parte negli ultimi dieci anni, finendo sul podio quasi 9 volte su 10) e solo dopo anni, con calma e secondo molti perfino in ritardo rispetto al suo potenziale, si dedicò anche alla strada, applicando lì le capacità di guida e le doti di potenza muscolare affinate nel ciclocross. Prima in corse minori, poi in gare di primo livello, a cominciare dalla Amstel Gold Race del 2019, Van der Poel iniziò a vincere anche nel ciclismo su strada, in quella che almeno fino ai suoi 25 anni era rimasta un’attività secondaria.

Già dopo le vittorie nel ciclocross e ancor più in seguito alle sempre più frequenti e pesanti vittorie su strada, Van der Poel sarebbe potuto andare in qualsiasi squadra, e invece restò con i fratelli Roodhooft in una squadra forte nel ciclocross ma debole su strada, che fino al 2018 era ancora di livello Continental, il terzo livello del ciclismo mondiale.

Van der Poel restò per il legame con i fratelli Roodhooft (entrambi direttori sportivi della squadra) e perché restare gli permetteva di decidere dove e quando gareggiare, di gestire con considerevole autonomia allenamenti, calendario e tempi di avvicinamento al ciclismo su strada. Intanto, anche grazie a lui, i fratelli poterono alzare il livello degli investimenti, e di conseguenza quello degli atleti ingaggiati.

Nel 2018 la BKCP-Powerplus divenne la Corendon-Circus (dal nome di una compagnia di viaggi e di una società di scommesse) e di fatto creò da zero una squadra su strada per supportare Van der Poel nelle sue ambizioni. Nel 2019 salì alla categoria sopra al livello Continental e nel 2020 cambiò di nuovo sponsor e quindi nome, diventando la Alpecin-Fenix (il marchio di uno shampoo tedesco alla caffeina e di una linea di materiali per l’interior design) ma mantenendo la guida dei Roodhooft, che nel frattempo avevano anche rifiutato le proposte di acquisizione da parte di una squadra più importante. Nel 2021 la squadra ottenne per meriti sportivi l’invito a partecipare al Tour de France insieme con le squadre del primo livello, il World Tour, e nel 2023 ottenne a sua volta la promozione nel World Tour: sì, anche nel ciclismo ci sono promozioni e retrocessioni.

Il podio della Parigi-Roubaix, con al centro Van der Poel e alla sua destra il suo compagno di squadra Jasper Philipsen, arrivato secondo (AP Photo/Christophe Ena)

Nel frattempo Van der Poel aveva rinnovato il suo contratto fino al 2025 e aveva vinto, tra le altre cose, i suoi primi due Giri delle Fiandre (il primo battendo in volata Wout Van Aert, storico rivale prima nel ciclocross e poi su strada) e nel 2023 la Milano-Sanremo e la sua prima Parigi-Roubaix. La sua squadra nel frattempo si è rafforzata sempre di più, in gran parte proprio grazie a quelle vittorie, e ha potuto così fornirgli gregari capaci di assisterlo al meglio e aggiungere altri forti corridori, su tutti il velocista belga Jasper Philipsen. C’è stato anche un altro cambio di nome, l’ultimo per ora, con la squadra che è diventata Alpecin-Deceuninck (dal nome di una società belga che fa porte e finestre in PVC, e che prima era sponsor della squadra erede di quella che negli anni Novanta era stata la fortissima Mapei).

La piccola squadra di ciclocross è ora diventata – dopo una crescita rapida e sorprendente, ma comunque graduale e ponderata – una delle squadre più forti del ciclismo mondiale, capace di vincere nella mountain bike, nel ciclocross e su strada, a livello sia maschile che femminile. L’Alpecin-Deceuninck è una squadra internazionale, multidisciplinare, che ha perfino trovato alcuni suoi atleti attraverso il ciclismo virtuale.

È una squadra che vince perché ha Van der Poel e perché ha saputo convincerlo a restare, ma che a lui ha aggiunto altri ciclisti capaci di fornire alternative tattiche e contributi determinanti alle sue vittorie. È stato il caso di Philipsen nella Milano-Sanremo di quest’anno, vincitore grazie al determinante contributo di Van der Poel che si è sacrificato per lui. Ed è successo alla Parigi-Roubaix, dove prima e dopo l’attacco di Van der Poel i suoi compagni, in particolare Philipsen e il belga Gianni Vermeersch, si sono dedicati per decine di chilometri a vanificare, tramite la loro presenza in testa al gruppo di inseguimento, ogni tentativo di riprendere Van der Poel.

In cambio della sua fiducia quasi incondizionata nei fratelli Roodhooft, Van der Poel ha grandissima libertà decisionale, quasi come fosse lui stesso uno dei direttori sportivi, e la possibilità di contare su una squadra per cui è stato scritto che rappresentava “il centro del sistema solare”. Ora che la squadra è cresciuta le cose stanno un po’ cambiando, e lo stesso Van der Poel ha anche saputo proporsi come “uomo squadra” e gareggiare talvolta al servizio dei compagni. Soprattutto fuori dalle gare Van der Poel continua però ad avere grande peso nelle scelte della squadra, anche a livello di collaborazioni con aziende e contratti di altri corridori, cosa che difficilmente potrebbe fare altrove.