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  • Martedì 9 aprile 2024

In Arizona rischia di tornare il divieto quasi totale di aborto stabilito 160 anni fa

La Corte Suprema dello stato ritiene applicabile una legge del 1864 che vieta l'interruzione di gravidanza anche in caso di stupro e incesto, ma non è detto che tornerà in vigore

Attiviste in favore del diritto all'aborto davanti a un tribunale di Tucson, in Arizona, il 3 maggio del 2022
Attiviste in favore del diritto all'aborto davanti a un tribunale di Tucson, in Arizona, il 3 maggio del 2022 (REUTERS/ Rebecca Noble)
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La Corte Suprema dell’Arizona, nel sud-ovest degli Stati Uniti, ha stabilito la legittimità di una legge approvata nel 1864 che prevede il divieto quasi totale di aborto e pene dai due ai cinque anni di carcere per chi ne procura uno. Attualmente la legge dell’Arizona permette di abortire nelle prime 15 settimane di gravidanza: qualora venisse ripristinata quella di 160 anni fa, che la Corte ritiene «applicabile», l’interruzione volontaria di gravidanza tuttavia sarebbe consentita solo in caso di rischio per la vita della donna incinta. Non è comunque detto che tornerà a essere in vigore.

Le norme che regolano l’aborto in Arizona risalgono al marzo del 2022, quando l’allora governatore Repubblicano Doug Ducey firmò una legge che introdusse il divieto di aborto oltre le 15 settimane. Il problema è che la legge del 1864, che tra le altre cose non contempla eccezioni in caso di stupro o incesto, non fu mai revocata.

Nell’ottobre del 2022 una Corte d’appello dell’Arizona accolse un ricorso presentato da Planned Parenthood, un’organizzazione di cliniche non profit che fornisce molti servizi sanitari alle donne, contro la sentenza di un tribunale della contea di Pima che aveva reintrodotto la legge del 1864, sospendendola. Poi nel 2023 un’altra Corte d’appello aveva stabilito che la legge di metà Ottocento poteva rimanere in vigore, purché «armonizzata» con le disposizioni della legge del 2022, creando una certa confusione su quando e come potesse essere legale abortire nello stato.

Adesso, secondo i giudici della Corte Suprema dell’Arizona, la legge che vieta di abortire dopo la 15esima settimana di gravidanza non comporta una revoca o una limitazione del divieto stabilito dalla legge di 160 anni fa: invece «si basa interamente sull’esistenza di un diritto costituzionale all’aborto a livello federale», che però è stato eliminato nel giugno del 2022 in seguito alla contestata decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha ribaltato la storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973.

In base alla decisione, approvata con quattro voti favorevoli e due contrari, in ogni caso la legge non potrà essere applicata per altri 45 giorni: la Corte ha infatti rimandato il caso a un tribunale di grado inferiore per ulteriori discussioni.

L’Arizona è uno degli stati statunitensi che negli ultimi vent’anni sono cresciuti di più a livello economico e quindi anche uno di quelli che sono cambiati di più, diventando più giovane, urbano e cosmopolita. La politica locale è stata a lungo dominata dai Repubblicani, ma alle elezioni del 2020 la maggior parte degli elettori dello stato ha votato per il Democratico Joe Biden, ed è Democratica anche l’attuale governatrice, Katie Hobbs.

Come ha notato NBC News, è probabile che le organizzazioni che si battono per il diritto all’aborto riusciranno a portare al voto, il prossimo novembre, una proposta di legge per istituire il “diritto di base” ad abortire fino al momento in cui il feto può sopravvivere da solo fuori dall’utero, generalmente considerato attorno alle 24 settimane, e revocare. la legge del 1864.

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