Il governo ha approvato nuove limitazioni per il Superbonus

Per provare a contenerne i costi per i conti pubblici, che continuano ad aumentare anche dopo l'ultimo decreto-legge di dicembre

Ponteggi per la ristrutturazione della facciata di un palazzo a Genova (ANSA/LUCA ZENNARO)
Ponteggi per la ristrutturazione della facciata di un palazzo a Genova (ANSA/LUCA ZENNARO)
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Il Consiglio dei ministri ha approvato martedì un nuovo decreto-legge sul Superbonus, che introduce nuove limitazioni e di fatto elimina alcune eccezioni e concessioni che lo stesso governo aveva approvato con il precedente decreto-legge sull’argomento. Il provvedimento, inatteso perché non previsto nell’ordine del giorno dei lavori del Consiglio dei ministri, è stato deciso per provare a limitare i costi della misura, che secondo le ultime stime del ministero dell’Economia potrebbero essere ulteriormente più alti rispetto a quanto previsto.

Il provvedimento presentato martedì dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti elimina ogni possibilità di ricorrere ai cosiddetti “sconti in fattura” e “cessione del credito” e cancella la possibilità di fare correzioni ai piani dei lavori fino al 15 ottobre 2024. In precedenza era previsto che per i lavori non ancora ultimati si potessero compiere variazioni ai piani con il pagamento di sanzioni limitate.

Il Superbonus è in vigore da maggio del 2020 e fino alla fine del 2022 prevedeva un rimborso del 110 per cento delle spese sostenute per i lavori. Per chi ha fatto domanda nel 2023 il rimborso è invece del 90 per cento, e dal 2024 è sceso ulteriormente al 70 per cento. Inizialmente poteva essere riscosso in tre diversi modi. Il primo, il più lineare e sicuro, era la detrazione fiscale per i proprietari delle case che pagavano i lavori di tasca propria: i rimborsi venivano fatti dallo Stato detraendo gli importi dalle tasse dovute negli anni successivi.

Gli altri due modi erano legati alla cosiddetta cessione del credito. Uno era lo sconto in fattura applicato dai fornitori e dalle imprese: chi faceva i lavori si accollava il credito fiscale dei proprietari per recuperarlo successivamente dallo Stato sotto forma di detrazione fiscale. L’altro era la cessione del credito di imposta: si poteva trasferire la detrazione fiscale ad altre imprese, banche, enti o professionisti. Attualmente la riscossione era possibile solo attraverso il primo modo, gli altri due erano stati cancellati da un decreto-legge approvato lo scorso febbraio, ma erano previste eccezioni.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Era permesso a chi aveva chiesto il Superbonus al 110 o al 90 per cento con la cessione del credito di imposta o con lo sconto in fattura di mantenere l’agevolazione, anche se i lavori non erano stati completati entro la fine del 2023 e anche se non avevano effettivamente migliorato l’efficienza energetica dell’abitazione. Questa possibilità è stata eliminata.

È stato inoltre previsto che per tutti i lavori che prevedano il ricorso al Superbonus sia necessario inviare una comunicazione preventiva all’inizio dei lavori, per poterne controllare i costi, che in precedenza diventavano noti solo quando le fatture erano caricate sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate.

Il ministro Giorgetti ha detto che la volontà del Governo è di «chiudere definitivamente l’eccessiva generosità di una misura che ha causato problemi alla finanza pubblica». Ha detto anche che il conto «è già salatissimo» e peserà «sulle finanze pubbliche per anni».