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  • Sabato 23 marzo 2024

L’Ucraina sta usando i droni per colpire le raffinerie di petrolio russe

Dall'inizio dell'anno questi attacchi sono aumentati e stanno avendo un certo successo: il rischio, dicono alcuni, è che si alzino i prezzi del petrolio in tutto il mondo

Una raffineria a Volgograd, Russia, 2022 (REUTERS)
Una raffineria a Volgograd, Russia, 2022 (REUTERS)
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Dall’inizio del 2024 ci sono state decine di attacchi con droni ucraini contro raffinerie di petrolio in Russia. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati sabato mattina, in cui sono morte due persone ed è stata danneggiata l’importante raffineria di Samara. Questi attacchi, sebbene non abbiano avuto tutti successo, hanno creato danni consistenti alle capacità petrolifere russe, al punto che alcuni analisti hanno parlato del loro uso come parte di una nuova strategia dell’Ucraina per colpire le risorse e le capacità militari della Russia.

Al tempo stesso, però, l’efficacia degli attacchi ucraini contro le raffinerie potrebbe diventare un problema per l’Ucraina stessa, o quanto meno per i suoi alleati occidentali. Poiché la Russia è uno dei maggiori produttori di petrolio, se le sue capacità produttive entrano in crisi il prezzo del petrolio potrebbe aumentare in tutto il mondo. Questo non è ancora avvenuto, ma le preoccupazioni sono tali che secondo fonti anonime del Financial Times l’amministrazione americana di Joe Biden avrebbe chiesto al governo ucraino di interrompere questi attacchi con droni.

L’Ucraina aveva cominciato a usare i droni per attaccare raffinerie e altre infrastrutture in territorio russo già l’anno scorso, ma a partire da gennaio del 2024 gli attacchi si sono intensificati e soprattutto si sono concentrati sulle raffinerie, ritenute un importante obiettivo strategico. La Russia continua a vendere petrolio in tutto il mondo (anche ai paesi occidentali alleati dell’Ucraina, per vie indirette), risorsa che è ormai la principale fonte di entrate estere per il regime di Vladimir Putin.

Dall’inizio dell’anno l’Ucraina ha compiuto numerosi attacchi contro raffinerie in territorio russo, alcune delle quali sono distanti anche centinaia di chilometri dal confine ucraino. Per questi attacchi vengono impiegati droni guidati a distanza, che sono caricati con esplosivo e si schiantano sull’obiettivo una volta raggiunto. Benché gli attacchi siano apparentemente rudimentali, in realtà si tratta di operazioni complesse: i droni sono progettati in modo da evitare le interferenze nelle comunicazioni emesse dai sistemi di difesa russi, e spesso vengono governati direttamente dai piloti ucraini, senza sistemi automatici.

Non si sa esattamente quanti siano stati gli attacchi con droni contro le raffinerie dall’inizio dell’anno, anche perché i media russi stanno cominciando a censurare le notizie, per non allarmare la popolazione. Usando i dati legati al funzionamento delle raffinerie o gli annunci dei funzionari russi locali, Bloomberg ha contato 15 attacchi tra l’inizio di gennaio e la metà di marzo, di cui sette hanno provocato un qualche tipo di danno alla raffineria (gli altri attacchi invece o sono stati intercettati oppure non hanno provocato danni rilevanti). Alcune delle raffinerie colpite hanno poi ripreso a funzionare, altre risultano invece tuttora danneggiate.

Gli attacchi hanno principalmente due obiettivi: ridurre le capacità della Russia di esportare petrolio (e dunque limitare un’importante fonte di entrate per lo stato russo) e provocare scontento nella popolazione russa, che rischia di veder aumentare il prezzo della benzina e di altri generi. «La Russia è una stazione di benzina con un esercito, e noi vogliamo distruggere questa stazione di benzina», ha detto sempre a Bloomberg Francisco Serra-Martins, un imprenditore che collabora con l’esercito ucraino nella produzione di droni.

Al momento in realtà i prezzi della benzina in Russia non sono aumentati, ma ci sono alcuni segnali che sembrano indicare come il governo russo si stia preoccupando. La Russia ha vietato le esportazioni di benzina (ma non di petrolio) dal 1° marzo al 31 agosto, e vari governatori locali hanno chiesto di non diffondere filmati degli attacchi con droni per non spaventare la popolazione.

L’efficacia potenziale di questi nuovi attacchi ucraini, però, potrebbe diventare un problema anche per l’Occidente. La Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo e, sebbene dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina i paesi occidentali abbiano ridotto gli acquisti di petrolio russo, se la produzione russa entra in crisi il prezzo del petrolio potrebbe aumentare in tutto il mondo.

Questo al momento non sta avvenendo, perché la portata degli attacchi è ancora tutto sommato limitata: il prezzo del petrolio è in rialzo da qualche settimana, ma è comunque più basso del livello raggiunto a febbraio, al culmine della crisi nel mar Rosso. Ci sono però alcuni segnali di preoccupazione: i “futures” sul petrolio (cioè particolari strumenti finanziari in cui gli investitori scommettono sul prezzo futuro di un bene) sono in aumento, segno che i mercati si aspettano prezzi più alti.

Anche per questo, secondo fonti del Financial Times gli Stati Uniti avrebbero chiesto alle agenzie ucraine che si occupano della campagna con i droni di interrompere gli attacchi in territorio russo. Gli Stati Uniti vogliono evitare che questi attacchi siano percepiti dalla Russia come una provocazione, cosa che potrebbe comportare gravi ritorsioni. Inoltre temono che, se la campagna con i droni andrà avanti, i prezzi del petrolio potrebbero davvero aumentare, con conseguenze sulle economie occidentali.