Jimmy Chérizier detto “Barbecue”, il leader delle bande criminali di Haiti

Negli ultimi giorni ha guidato gli assalti a stazioni di polizia e carceri, facendo fuggire migliaia di detenuti: dice di voler rovesciare il governo del primo ministro Ariel Henry, che per ora è bloccato fuori dal paese

Jimmy Chérizier al funerale di Jovenel Moïse nel 2021
Jimmy Chérizier al funerale di Jovenel Moïse nel 2021 (AP Photo/Joseph Odelyn)
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Da una settimana ad Haiti sono in corso violenti scontri armati fra la polizia e bande criminali, cominciati dopo più di un mese di grosse proteste contro il governo: il primo ministro ad interim Ariel Henry, che avrebbe dovuto organizzare nuove elezioni entro il 7 febbraio, non lo ha fatto sostenendo la necessità di ripristinare prima la stabilità nel paese. Lo scorso fine settimana le bande hanno attaccato diverse stazioni di polizia, lo stadio e il principale scalo merci del porto, dicendo di voler rovesciare il governo di Henry, che al momento è bloccato fuori dal paese. Hanno anche preso d’assalto due prigioni in cui erano detenuti numerosi leader della criminalità organizzata, e migliaia di persone sono evase. Il governo ha quindi dichiarato lo stato di emergenza nel dipartimento dell’Ouest, dove si trova la capitale Port-au-Prince, fino al 3 aprile.

La mobilitazione è stata guidata da Jimmy Chérizier, un ex ufficiale di polizia ora leader della “G9 an fanmi” (G9 e famiglia), una coalizione delle bande più potenti del paese che da tempo controlla gran parte di Port-au-Prince. È conosciuto anche come “Barbecue”, soprannome che lui sostiene derivi dal ristorante di pollo fritto di sua madre e non dalla sua reputazione criminale, secondo cui avrebbe più volte bruciato persone vive. Chérizier, che sostiene di voler «liberare il paese con le armi e con la gente», pochi giorni fa ha detto che se Henry non si dimetterà si andrà «direttamente a una guerra civile che porterà a un genocidio».

Haiti – piccolo stato dei Caraibi che si trova sull’isola di Hispaniola, non lontano da Cuba – è uno dei paesi più poveri al mondo ed è da tempo alle prese con una gravissima crisi politica, sociale ed economica. Questa situazione si è aggravata negli ultimi anni a causa della presenza di decine di bande criminali che hanno sfruttato anni di alleanze e legami con i politici haitiani per accrescere il loro potere. Non a caso, gli scontri con la polizia sono iniziati quando è stato reso noto che, mentre era in visita in Kenya, Henry aveva firmato un accordo per una missione di sicurezza sostenuta dall’ONU che prevede l’invio di circa mille agenti di polizia dal paese africano ad Haiti, proprio per contrastare le bande criminali.

Prima di diventare uno dei leader criminali più importanti del paese, Jimmy  “Barbecue” Chérizier, 46 anni, era un ufficiale di polizia e già a quel tempo si ritiene che abbia preso parte a diversi massacri: secondo le Nazioni Unite per esempio avrebbe avuto un ruolo nell’uccisione di almeno 71 persone nel 2018, quando oltre 400 case nel quartiere La Saline della capitale vennero bruciate e diverse donne vennero stuprate. Nel 2020 annunciò in un video di essere diventato il capo di una coalizione di nove potenti bande armate che operano a Port-au-Prince, la cosiddetta “G9 an fanmi” (G9 e famiglia), che in seguito si è allargata. Chérizier si mostra spesso in pubblico vestito da militare e ha detto di ispirarsi a François Duvalier, il dittatore che ha governato Haiti dal 1957 al 1971. Molti sostengono che la sua fama derivi anche dalla sua abilità comunicativa e dalla sua pretesa di apparire come un leader del popolo, più che come un capo criminale.

Jimmy Chérizier parla con i giornalisti il 5 marzo 2024

Jimmy Chérizier parla con i giornalisti il 5 marzo 2024 (AP Photo/Odelyn Joseph)

Secondo il sito di giornalismo investigativo InSight Crime, specializzato nella criminalità organizzata in America Latina, Chérizier avrebbe creato il G9 accordandosi con l’ex presidente Jovenel Moïse, sotto al quale dal 2017 al 2021 sarebbe avvenuta la «gangsterizzazione» di Haiti: i politici locali vicini a Moïse avrebbero infatti usato le bande per controllare meglio le proprie aree di competenza, per esempio ostacolando il voto e le proteste dei sostenitori dei loro avversari. In cambio, avrebbero fornito alle bande armi, munizioni, mezzi di trasporto e finanziamenti.

Il 7 luglio 2021 Jovenel Moïse fu assassinato da un gruppo di persone che fecero irruzione nella sua residenza, in circostanze sospette e ancora non chiare, ma che in seguito si è ipotizzato possano coinvolgere anche persone vicine all’attuale primo ministro Henry. Dopo la sua morte Henry assunse il potere, promettendo di organizzare presto elezioni. In quei giorni le bande criminali di Chérizier contribuirono a far scoppiare violente proteste, accusando i leader dell’opposizione e la polizia di aver architettato l’omicidio di Moïse, e sfruttarono il momento per acquisire più potere: nei mesi successivi presero il controllo di aree tradizionalmente fuori dal loro dominio aumentando le estorsioni, i rapimenti e gli omicidi di componenti di bande rivali e di civili. Oggi molte bande hanno le loro sedi nelle baraccopoli della capitale, dove si contendono il territorio, gestiscono la distribuzione del cibo e decidono quali organizzazioni non governative possano entrare per fornire i servizi di base alla popolazione.

La notorietà di Chérizier si consolidò nel settembre 2022, quando i suoi uomini sequestrarono 25mila tonnellate di gasolio, portando ad una crisi energetica nel paese. Il mese successivo le Nazioni Unite lo sanzionarono per aver commesso «atti che minacciano la pace, la sicurezza e la stabilità di Haiti» e «gravi violazioni dei diritti umani», aggiungendosi alle sanzioni statunitensi già esistenti nei suoi confronti. Da allora Chérizier era relativamente scomparso dalla sfera pubblica, prima di ricomparire nelle ultime settimane con l’obiettivo di rimuovere Henry e «rompere il sistema».

Anche prima dello scoppio di queste proteste, la situazione ad Haiti era piuttosto critica: secondo l’ONU, circa la metà degli 11,4 milioni di abitanti di Haiti non ha cibo sufficiente e l’anno scorso più di 8.400 persone sono state vittime della violenza delle bande criminali. È stato stimato che nel 2023 fossero 200mila le persone haitiane sfollate, molte delle quali vengono sempre più spesso bloccate mentre cercano di entrare negli Stati Uniti senza permesso, attraversando la frontiera con il Messico.

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