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  • Martedì 5 marzo 2024

Il rapporto dell’ONU sulle violenze sessuali compiute da Hamas il 7 ottobre

Conferma quanto raccontato da diverse inchieste giornalistiche, e racconta anche di stupri ai danni degli ostaggi detenuti a Gaza

Il luogo del festival musicale Supernova (AP Photo/Ohad Zwigenberg, File)
Il luogo del festival musicale Supernova (AP Photo/Ohad Zwigenberg, File)
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Lunedì l’ONU ha reso pubblici risultati di una propria indagine sulle violenze sessuali compiute dai militanti di Hamas durante l’attacco in territorio israeliano del 7 ottobre: il rapporto ha confermato che esistono «chiare e convincenti informazioni» su casi di violenza sessuale in almeno tre località durante l’attacco. Secondo il rapporto dell’ONU anche gli ostaggi rapiti e trasferiti a Gaza durante il periodo di prigionia sono stati in alcuni casi soggetti a stupri, torture a sfondo sessuale e trattamenti inumani e degradanti.

Il rapporto è frutto di un lavoro di un mese e mezzo condotto fra Israele e la Cisgiordania da un gruppo guidato da Pramila Patten, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU per la violenza sessuale in guerra. Gli stupri e i casi di violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre erano stati molto raccontati, sin dai primi giorni e poi con inchieste di vari media internazionali che hanno raccolto varie testimonianze. Il documento dell’ONU conferma per lo più quelle informazioni e raccoglie anche testimonianze di violenze sessuali su persone palestinesi da parte di forze di sicurezza israeliane e coloni in Cisgiordania.

I casi di stupro durante gli attacchi del 7 ottobre che risultano documentati nel rapporto sono avvenuti nell’area del festival musicale Supernova, lungo la strada statale 232 che conduce dal confine con Gaza ad alcuni dei kibbutz, e al kibbutz Re’im. Nella maggior parte dei casi, si dice nel rapporto, le donne vittime di violenza sessuale venivano in seguito uccise e in almeno due casi la «violenza è stata perpetrata sui cadaveri». Non è stato possibile verificare i racconti di violenze sessuali avvenute nei kibbutz Kfar Aza e Be’eri, ma secondo l’ONU qui e altrove il ricorrente ritrovamento di donne «svestite, legate e uccise» indica che possano essere state oggetto di violenza sessuale, comprese «possibili torture di natura sessuale».

Il rapporto indica che in molte occasioni non è stato possibile raccogliere alcuna prova legale di tipo classico di stupri e violenze, perché i primi soccorritori si sono occupati principalmente di salvare i superstiti e recuperare i corpi e non di raccogliere prove, come nei casi di crimini più circoscritti. In alcuni casi i cadaveri erano inoltre bruciati negli incendi.

Una manifestazione delle famiglie degli ostaggi (AP Photo/Martin Meissner)

Il gruppo di esperti che ha redatto il rapporto ha anche ascoltato alcuni degli ostaggi liberati, che hanno fornito «convincenti informazioni» sul ricorso alla violenza sessuale nei confronti degli ostaggi detenuti a Gaza, e in particolare su donne e bambini. L’ONU ritiene che questi abusi possano ancora essere in corso sugli ostaggi ancora detenuti da Hamas.

Il rapporto dell’ONU contiene anche denunce e testimonianze di «trattamenti crudeli, inumani e degradanti» ai danni dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, comprese varie forme di violenza sessuale quali «ispezioni corporali prolungate, minacce di stupro e persone obbligate a rimanere a lungo senza vestiti». Casi di abusi sessuali sarebbero avvenuti anche durante i raid dei coloni e ai checkpoint in Cisgiordania.