• Mondo
  • Domenica 8 ottobre 2023

La strage di Hamas al festival musicale israeliano

Sono stati uccisi almeno 260 ragazzi e ragazze, da miliziani che «sparavano in tutte le direzioni»

Immagine tratta dal profilo X del Jerusalem Post
Immagine tratta dal profilo X del Jerusalem Post

Secondo i media israeliani sono stati ritrovati i cadaveri di almeno 260 persone uccise dai miliziani del gruppo radicale palestinese Hamas al festival Supernova, un rave party organizzato nel sud di Israele e che è stato attaccato sabato, nel contesto del più ampio attacco via terra del paese. I testimoni raccontano di aver visto i miliziani sparare contro le ragazze e i ragazzi che cercavano di scappare o di nascondersi, parlandone come di «un campo di battaglia», «un massacro», «quattro-cinque ore di un film dell’orrore».

Al momento non ci sono dati ufficiali su quante persone siano state uccise al festival, né quante siano state prese in ostaggio. Dalle testimonianze sembra che Hamas si sia comportata nello stesso modo con cui ha attaccato i kibbutz, sparando sui civili e rapendo alcuni di loro.

– Leggi anche: Gli attacchi tra Hamas e Israele continuano

Il festival si stava svolgendo nel deserto del Negev, nel sud di Israele, vicino al kibbutz di Re’im. L’area del festival è distante circa 5 chilometri dalla Striscia, cioè la porzione di territorio tra Israele ed Egitto controllata da Hamas, da cui è partito l’attacco. I primi miliziani di Hamas sono entrati in territorio israeliano attorno alle 6:30 del mattino ora israeliana, quando molti giovani stavano ancora ballando nell’area del festival, che comprendeva tre palchi, un’area campeggio e vari punti di ristoro. Come spesso accade per eventi di questo tipo, gli organizzatori dell’evento avevano deciso che i partecipanti avrebbero saputo il luogo preciso in cui si sarebbe svolta la festa soltanto poche ore prima del suo inizio. Le persone erano state informate che il festival si sarebbe svolto «in un luogo naturale ricco di alberi, di straordinaria bellezza e organizzato per la vostra comodità, circa un’ora e un quarto a sud di Tel Aviv». Non è quindi ancora chiaro se il festival fosse un obiettivo di Hamas o se si sia trovato in un’area che i miliziani avrebbero attraversato comunque, dato che era così vicina al confine con Gaza e a un kibbutz.

Peleg Oren, un barista al festival, ha detto che a un certo punto si è sentito il suono delle sirene di emergenza che segnalano un probabile attacco aereo, a cui è seguito un lancio di razzi durato cinque minuti. Ortel, una ragazza che stava partecipando al rave, ha parlato poi di «cinquanta terroristi arrivati in furgoni, vestiti con divise militari» spuntati fuori «all’improvviso, dal nulla», che hanno cominciato «a sparare in tutte le direzioni». I testimoni hanno raccontato che tutte le persone avevano iniziato a correre per raggiungere le auto e provare a scappare.

Risale a quel momento, o a poco dopo, il primo video circolato sabato sull’attacco al rave Supernova, pubblicato dal Jerusalem Post.

Adam Karel, un partecipante al rave intervistato da Haaretz, dice che era riuscito a prendere l’auto, ma poi era sceso e aveva cominciato a correre quando i miliziani avevano cominciato a sparargli addosso da un furgone. Altre due, Esther Borochov e Gili Yoskovich, sono sopravvissute: la prima ha finto di essere morta, la seconda si è nascosta per ore in una piantagione di pomelo, un agrume. Entrambe sono state soccorse dai soldati israeliani. Karel ha detto ad Haaretz che tutti erano al corrente dell’eventualità di lanci di razzi dalla Striscia di Gaza, ma che nessuno si sarebbe aspettato un attacco armato via terra.

Molte persone hanno cercato di scappare in auto. Millet Ben Haim, una partecipante intervistata dal Washington Post, ha detto che quando ha visto i miliziani di Hamas venire verso di loro ha preso le chiavi della macchina di un suo amico che non era in grado di guidare, ha «fatto salire in macchina quante più persone possibili» e ha «iniziato a guidare come una pazza», ma la strada era piena di uomini armati che sparavano alle auto. La stessa situazione è stata descritta da un altro partecipante, Gal Raz, che ha cercato di fuggire in macchina con i suoi amici prima di rendersi conto che la strada principale era «bloccata da auto con sopra dei cadaveri». Intanto, «sette o otto» miliziani hanno iniziato a sparare alla loro macchina in corsa.

Molte macchine si sono ribaltate mentre le persone a bordo cercavano di scappare (Telegram)

Entrambi hanno dovuto presto abbandonare le loro auto e si sono messi a correre fra i campi. Ben Haim si è nascosta sotto a un cespuglio con due amici e ha contattato la polizia, che però ha detto di non poterli «aiutare perché erano state rapite troppe persone». Dopo sette ore sono stati portati via da un abitante del luogo che aveva preso la sua macchina ed era andato nella zona per cercare di salvare chi era rimasto, mentre Raz è stato prelevato dai militari israeliani.

Altre persone sono state però rapite dai miliziani di Hamas. In un video molto circolato su Telegram si vede una partecipante, Noa Argamani, chiamare il suo fidanzato Avinatan Or mentre lei viene portata via in moto e lui viene spinto a piedi da altri miliziani. Poche ore dopo un altro video che mostra la ragazza seduta in una stanza mentre beve dell’acqua è circolato su alcuni canali Telegram palestinesi.

In un video ripreso da un drone che mostra l’area dove si è svolto il festival dopo l’attacco si vedono moltissime macchine abbandonate o distrutte mentre i partecipanti cercavano di fuggire.

Un medico che ha partecipato alle operazioni di soccorso al festival ha detto alla tv pubblica Kan News di aver visto almeno 200 corpi solo nell’area in cui stava prestando assistenza. «È stato un massacro. Un’imboscata pianificata. C’erano 3mila persone all’evento», ha aggiunto. Le sue parole sono state confermate da diverse immagini pubblicate su Telegram da altre persone impegnate nel primo soccorso, dove si vedono molti corpi a terra o ancora dentro alle macchine. Tra le persone uccise o comunque prese in ostaggio al festival sembrerebbe esserci anche Shani Lauk, una donna tedesca il cui corpo è stato esibito da miliziani di Hamas su un furgone e che sarebbe stata identificata dalla madre grazie a un loro video pubblicato sui social network.

– Leggi anche: Le violenze e i sequestri a Sderot