La situazione ad Haiti è fuori controllo
Le violente proteste antigovernative in corso si sono intensificate e le bande che controllano la capitale hanno attaccato più stazioni di polizia e una prigione
In settimana le violente proteste antigovernative in corso da ormai un mese ad Haiti e sfociate in gravi scontri con la polizia hanno continuato a intensificarsi. Negli scontri con le bande criminali che controllano la gran parte della capitale Port-au-Prince sono stati uccisi quattro poliziotti e tra venerdì e sabato i membri di alcune bande hanno attaccato diverse stazioni di polizia e la prigione più grande del paese, dalla quale secondo il quotidiano locale Gazette Haiti sarebbe evaso un numero «significativo» di detenuti.
Haiti è uno dei paesi più poveri al mondo ed è da tempo alle prese con una gravissima crisi politica, sociale ed economica. Le proteste sono rivolte in particolare contro il governo del primo ministro ad interim Ariel Henry, che avrebbe dovuto organizzare nuove elezioni entro il 7 febbraio, ma non lo ha fatto sostenendo la necessità di ripristinare prima la stabilità nel paese.
Le proteste vanno avanti da settimane ma si sono estese negli ultimi giorni in seguito alla visita di Henry in Kenya, dove ha firmato un accordo per una missione di sicurezza per contrastare le bande criminali nel suo paese, sostenuta dall’ONU. Il leader della coalizione delle nove bande più potenti del paese, Jimmy Chérizier, sta guidando una grossa mobilitazione dei gruppi criminali haitiani per rovesciare Henry, sostenendo di voler «liberare il paese con le armi e con la gente». Negli ultimi giorni a Port-au-Prince ci sono stati violenti scontri armati, anche nell’aeroporto; le bande hanno preso il controllo di due stazioni di polizia, minacciando di attaccarne altre, e bloccato il principale scalo merci del porto.
Sabato inoltre hanno attaccato il carcere di Port-au-Prince, progettato per ospitare 800 detenuti ma che si stima ne ospiti più di 3.500. Un agente di polizia citato in forma anonima da Associated Press perché non autorizzato a parlare con i media ha detto che le bande avevano avuto la meglio sulle forze di sicurezza della prigione, anche se non ne avevano ancora preso il controllo. Due sindacati delle forze dell’ordine haitiane hanno fatto un appello per «mobilitare l’esercito e le forze di polizia» per evitare che le bande entrassero nella prigione, dove sono detenuti numerosi leader della criminalità organizzata e alcune delle persone accusate dell’omicidio dell’ex presidente Jovenel Moïse, ucciso nel luglio del 2021.
Al momento il governo haitiano non ha commentato la situazione e non è nemmeno chiaro quando è previsto che Henry rientri ad Haiti. Le violenze di queste settimane complicano molto gli sforzi per ripristinare una qualche forma di controllo nel paese, in vista di possibili elezioni. Le ultime elezioni parlamentari e presidenziali ad Haiti si erano tenute nel novembre del 2016, ormai quasi dieci anni fa.