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  • Martedì 20 febbraio 2024

Il governo giapponese è sempre più nei guai, tra scandali e recessione economica

I consensi per il primo ministro conservatore Fumio Kishida hanno raggiunto un minimo storico: a settembre il Partito Liberal Democratico potrebbe cambiare il suo leader

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida (Kazuhiro Nogi/Pool Photo via AP)
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Diversi sondaggi realizzati in questi giorni da alcuni quotidiani giapponesi hanno mostrato come il governo conservatore di Fumio Kishida stia continuando a perdere consensi, in particolare per via di diversi scandali e dell’entrata del paese in recessione economica. Lo scandalo più recente è quello che riguarda presunti fondi raccolti in maniera irregolare da membri influenti del partito di Kishida: è il più grave degli ultimi decenni per i conservatori giapponesi e ha portato a dimissioni e arresti di vari membri del governo. La notizia della recessione invece è stata comunicata la settimana scorsa, per via del calo del PIL per due trimestri di fila nel 2023 (quando il PIL diminuisce per due trimestri di fila si dice per convenzione che il paese si trova in recessione tecnica, una condizione di certificata difficoltà economica).

Kishida fa parte del Partito Liberal Democratico (PLD) ed è primo ministro dalla fine del 2021. I risultati dei sondaggi pubblicati in questi giorni confermano una tendenza in atto da tempo, per cui si parla già di una sua possibile sostituzione. Il prossimo settembre sono in programma le elezioni interne al partito per eleggerne il nuovo presidente, che diventerà anche il primo ministro fino alle prossime elezioni generali, previste per luglio del 2025: in Giappone, infatti, il leader del partito di maggioranza è per convenzione anche il primo ministro. Sulla stampa locale circolano già nomi di possibili sostituti di Kishida.

Uno dei sondaggi è stato realizzato lunedì dal quotidiano Mainichi Shimbun: l’82 per cento delle persone intervistate ha detto di disapprovare il governo di Kishida, il 10 per cento in più rispetto al mese precedente. La percentuale di persone che dicono di non sostenere il governo di Kishida è inoltre la più alta da quando il Mainichi Shimbun ha iniziato a condurre sondaggi di questo tipo, nel 1947. Sempre rispetto al mese scorso, la percentuale di persone che si dicono favorevoli al governo di Kishida è calata di sette punti percentuali ed è ora pari al 14 per cento.

Altri due sondaggi sono stati realizzati dai quotidiani Asahi Shimbun e Yomiuri Shimbun: nel primo caso il sostegno al governo di Kishida è sceso al 21 per cento (a dicembre era al 23), nel secondo è rimasto fermo al 24 per cento.

La crisi del governo di Kishida è il risultato di una serie di eventi e fattori accumulatisi nel corso dei suoi tre anni di governo, piuttosto caotici.

Anzitutto gli scandali: il primo ha riguardato i legami tra il partito di Kishida e la Chiesa dell’Unificazione, un gruppo religioso diffuso soprattutto negli Stati Uniti e in Asia orientale che ha milioni di membri e che è considerato da molti piuttosto simile a una setta. La questione innescò una crisi politica nel luglio del 2022, a meno di un anno dall’insediamento di Kishida, con l’attentato in cui fu ucciso l’ex primo ministro Shinzo Abe a Nara, vicino a Kyoto. Dalle indagini emerse che l’assassino di Abe, il 42enne Tetsuya Yamagami, riteneva la Chiesa e i suoi sostenitori politici, tra cui proprio i membri del PLD, responsabili di aver impoverito la sua famiglia.

Già allora il caso fece registrare un primo forte calo di consensi per il governo di Kishida, dato che secondo i suoi critici la Chiesa dell’Unificazione aveva costruito forti legami con i politici del PLD per guadagnare membri e credibilità, permettendo al contempo al partito di rafforzare la sua presenza tra i fedeli. Kishida aveva risposto facendo un rimpasto di governo per via dei legami di sette ministri del suo governo con la Chiesa, e tempo dopo, a seguito di forti pressioni dell’opposizione, si era dimesso anche il ministro dell’Economia Daishiro Yamagiwa.

I problemi sono continuati: una decina di giorni fa l’attuale ministro dell’Istruzione Masahito Moriyama aveva ammesso di avere a sua volta legami con la Chiesa e di essersi formalmente impegnato a sostenere alcune sue cause prima delle elezioni del 2021, suscitando nuove critiche.

– Leggi anche: Cos’è la Chiesa dell’Unificazione

Un altro scandalo, il più recente, è quello sui presunti fondi raccolti in maniera irregolare. Sul caso è in corso un’indagine della procura giapponese che riguarda in particolare i membri della corrente Seiwakai, meglio conosciuta come “corrente Abe”, la più ampia e influente del PLD, composta da persone vicine ad Abe. Il sospetto è che molti membri del gruppo, fra cui diversi rappresentanti del governo, non abbiano dichiarato almeno 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti negli ultimi cinque anni negli eventi di raccolta fondi del partito, tenendone parte per sé.

Lo scandalo sui fondi ha portato alle dimissioni del segretario di gabinetto, Hirokazu Matsuno, di tre ministri e di altri esponenti importanti del partito, come il capogruppo al Senato, Hiroshige Seko. Il primo ministro Kishida al momento non è indagato, ma lo scandalo ha ulteriormente fatto calare i consensi nei suoi confronti in quanto capo del governo. Più di tre quarti degli intervistati nel sondaggio del quotidiano Yomiuri Shinbun hanno detto di non ritenere che le misure adottate finora dal suo governo porteranno a qualche risultato; oltre il 90 per cento ha detto di non ritenere che i leader della corrente del partito coinvolta nello scandalo abbiano dato spiegazioni sufficienti.

– Leggi anche: Il peggior scandalo degli ultimi decenni per i conservatori giapponesi

Ci sono state poi le proteste e le critiche al governo per la questione della dispersione nell’oceano Pacifico dell’acqua contenente sostanze radioattive accumulata nell’ex centrale nucleare di Fukushima Daiichi, sulla costa orientale del paese. È una questione di cui si discuteva da anni: la centrale fu gravemente danneggiata dal terremoto dell’11 marzo del 2011 e al suo interno continuavano ad esserci circa mille serbatoi pieni d’acqua trattata ma ancora in parte contaminata con materiali radioattivi: di fatto la presenza dell’acqua ne impediva lo smantellamento, oltre a essere un rischio nel caso di nuovi terremoti o di tsunami.

Nel 2021 il governo di Kishida aveva deciso di disfarsi di quell’acqua disperdendola nell’oceano Pacifico, con una scelta estremamente contestata da gruppi ambientalisti, dai pescatori e dai paesi vicini al Giappone. Esperti e istituzioni internazionali avevano dato varie rassicurazioni sull’operazione, e anche dopo la dispersione dell’acqua trattata in mare le rilevazioni effettuate non hanno individuato livelli rilevanti di radioattività nell’acqua: la scelta del governo di Kishida però è stata fortemente impopolare e contestata.

Una decina di giorni fa c’è stato inoltre un incidente alla centrale: durante un’ispezione è stata trovata una perdita, e la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), la società responsabile dell’impianto, ha stimato che sono fuoriusciti circa 5,5 metri cubi di acqua radioattiva attraverso una presa d’aria. L’acqua sarebbe poi filtrata nel terreno circostante. L’incidente ha fatto aumentare le critiche nei confronti del governo e della sua scelta di disperdere nell’ambiente l’acqua trattata della centrale.

A tutto questo si aggiungono le condizioni dell’economia. La notizia sul PIL in calo per il secondo trimestre di fila è arrivata dopo varie difficoltà e al termine di una serie di scelte di politica economica del governo di Kishida rischiose e piuttosto contestate. Il Giappone ha perso la propria posizione di terza economia del mondo: ora è la quarta, dopo Stati Uniti, Cina e Germania. In Giappone è una notizia di grossa rilevanza e con un forte impatto, come lo era stata nel 2010 quella del passaggio da seconda a terza economia mondiale, dietro alla Cina.