Il Giappone è in recessione

Per il secondo trimestre di fila il suo PIL è sceso a causa dell'inflazione e della debolezza dello yen, e ha perso il suo posto come terza economia più grande al mondo

Foto di un tabellone con i valori di borsa, a Tokyo, in Giappone
(Chris McGrath/Getty Images)
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Nell’ultimo trimestre del 2023, quello che va da ottobre a dicembre, il Prodotto Interno Lordo del Giappone si è ridotto dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,4 rispetto allo stesso trimestre del 2022. Il PIL giapponese era già sceso nel terzo trimestre dello 0,8 per cento: in economia quando il PIL si contrae per due trimestri di fila si dice, per convenzione, che il paese si trova in recessione tecnica, una condizione di certificata difficoltà economica. È però solo una convenzione, che non dà alcuna indicazione sulla gravità del rallentamento economico e sulla sua possibile durata.

Nonostante gli ultimi due trimestri negativi, nel 2023 l’economia del Giappone è comunque cresciuta dell’1,9 per cento rispetto al 2022, ma nella classifica dei paesi con il PIL più alto è scesa dal terzo al quarto posto, dopo Stati Uniti, Cina e Germania: la causa principale è che la classifica è misurata in dollari, e lo yen giapponese ha perso molto valore nell’ultimo periodo rispetto alle altre monete. La conseguenza è stata che l’economia giapponese vale oggi complessivamente di meno, se misurata in dollari.

Sebbene la recessione tecnica sia arrivata sorprendendo un po’ gli analisti, così come la perdita di una posizione nella classifica globale, l’economia giapponese è in difficoltà da tempo: la valuta locale vale sempre meno, il paese ha fatto i conti con l’inflazione, come il resto del mondo, e a causa dell’aumento del costo generale della vita i consumi e gli investimenti sono in calo.

L’inflazione giapponese dipende soprattutto dalla strutturale debolezza dello yen: con una valuta locale che vale sempre meno è diventato sempre più costoso comprare merce straniera in dollari o in euro. Di conseguenza è salito il valore delle importazioni e a cascata il costo della vita. All’aumento dell’inflazione la banca centrale non ha però risposto con un aumento dei tassi di interessi, facendo le cose un po’ al contrario rispetto al resto del mondo.

Da anni l’economia giapponese cresce pochissimo, e banca centrale e governo hanno tentato di stimolarla con tanti strumenti, tra cui i tassi di interesse assai bassi, che non sono stati alzati nemmeno per contrastare l’inflazione (come ha fatto invece tutto il resto del mondo). Mentre l’Occidente sta gradualmente uscendo dal problema dell’inflazione, per il Giappone la questione è sempre più seria.

Per molti versi la struttura dell’economia giapponese è simile a quella dell’Italia. Il Giappone ha il debito pubblico più alto del mondo, vicino al 240 per cento del PIL, e negli ultimi 25 anni, insieme a Grecia e Italia, è tra i tre paesi con il più basso tasso di crescita del reddito pro capite di tutti i paesi avanzati. Le cause di questa bassa crescita sono strutturali: la popolazione è invecchiata e questo ha comportato una riduzione della forza lavoro, che a sua volta ha avuto pessime conseguenze in termini di innovazione e produttività, cioè i due elementi centrali per garantire la crescita.

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