I forti legami tra Delmastro e la Polizia penitenziaria

Il sottosegretario alla Giustizia ha rapporti con agenti e con il sindacato di categoria che vanno oltre le partecipazioni alle feste

Andrea Delmastro Delle Vedove al carcere femminile di Rebibbia, a Roma (ANSA/ETTORE FERRARI)
Andrea Delmastro Delle Vedove al carcere femminile di Rebibbia, a Roma (ANSA/ETTORE FERRARI)

Sull’incidente alla festa di Capodanno in provincia di Biella, in cui un 31enne è stato ferito da un colpo della pistola del deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, ci sono ancora alcuni aspetti poco chiari e che stanno facendo discutere. Tra le altre cose, sta suscitando perplessità la presenza accertata di vari agenti di polizia al cenone organizzato anche su iniziativa del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, importante dirigente di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva Matteo Renzi, in un’intervista a Repubblica, ha chiesto le dimissioni di Delmastro accusandolo di utilizzare la Polizia penitenziaria «come una falange privata». Sempre sullo stesso argomento il PD ha chiesto un’interrogazione in parlamento.

Il riferimento è al fatto che molti degli agenti presenti alla festa insieme alle loro famiglie appartengono in realtà alla Polizia penitenziaria, addetta principalmente alla sorveglianza dei detenuti. La Polizia penitenziaria dipende dal ministero della Giustizia, dove Delmastro ricopre la carica di sottosegretario. Più in particolare, l’ufficio del ministero da cui dipende direttamente la Polizia penitenziaria è il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (DAP), la cui competenza è stata attribuita dal ministro della Giustizia Carlo Nordio proprio a Delmastro con una specifica delega.

Anche il capo della scorta di Delmastro appartiene alla Polizia penitenziaria. È l’ispettore capo Pablito Morello, che era presente alla festa con la moglie, la figlia e il marito della figlia: il 31enne colpito dallo sparo. Morello è nato a Novara nel 1964 ma residente da tempo a Biella, la stessa città di Delmastro. Il suo cognome originario era in realtà Porcello, ma nel 1996 lo modificò in Morello, come consentito dalla legge. Morello ha prestato servizio in varie carceri d’Italia, da Napoli a Palermo, prima di essere assegnato in maniera stabile a quello di Biella. Nel 2016 rimase coinvolto in un grave incidente autostradale mentre era in servizio in moto e scortava un convoglio diretto a Roma in occasione della parata del 2 giugno.

Fa parte di Shot Gun, un’associazione non profit che è un po’ un motoclub, a cui aderiscono agenti di polizia, militari in servizio o in pensione e simpatizzanti vari. I membri dell’associazione sono perlopiù appassionati di motociclette custom (tipo le Harley-Davidson, per intenderci). Pablito Morello è il referente del gruppo di Biella di Shot Gun, dove è conosciuto col soprannome di “Blito”, o “President”.

Oltre alla provenienza geografica, Morello condivide con Delmastro anche la fede politica. È stato per anni impegnato nella politica locale, anche se non in ruoli di primo piano. Si candidò al consiglio comunale di Biella con il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi nel 2009, risultando eletto. Poi nel 2013 aderì insieme a Delmastro e a un altro consigliere a Fratelli d’Italia, che nel frattempo era nato da una scissione dal Popolo delle Libertà e a Biella era guidato proprio da Delmastro, assessore ai Lavori pubblici nella giunta comunale.

Delmastro insieme a Meloni alla Camera, il 13 dicembre 2023 (Roberto Monaldo/LaPresse)

Nel febbraio del 2023 il governo ritenne di assegnare una scorta a Delmastro. In quel periodo si parlava moltissimo dello sciopero della fame del detenuto anarchico Alfredo Cospito contro il regime carcerario 41-bis a cui era (ed è tuttora) sottoposto. La protesta di Cospito aveva suscitato proteste in diverse città italiane e il governo vide un rischio per l’incolumità di Delmastro, visto il ruolo che ricopre.

L’opportunità di assegnare una scorta viene decisa da un ufficio del ministero dell’Interno, l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (UCIS), che segue anche le procedure connesse. I servizi di scorta vengono di solito assegnati ad agenti della Polizia e dei Carabinieri, e a seconda dei casi la squadra può essere più o meno numerosa e può includere anche agenti dei servizi segreti. Più raramente si scelgono agenti della Guardia di Finanza e ancora meno spesso agenti della Polizia penitenziaria.

Tuttavia non è insolito che un politico esprima delle preferenze, come ha fatto Delmastro scegliendo l’ispettore capo Morello. È piuttosto strano invece che un esponente di governo scelga come capo della propria scorta un suo compagno di partito, come è il caso di Delmastro e Morello.

Ma i rapporti di Delmastro con la Polizia penitenziaria, soprattutto con quella della sua provincia, sono ancora più ampi. Per esempio c’è un legame molto evidente tra Delmastro e il SINAPPE, il sindacato autonomo di Polizia di cui Morello è stato per anni rappresentante locale. Lo scorso 3 dicembre a Biella è stata organizzata la cena per gli auguri di Natale di Fratelli d’Italia. Erano presenti, tra gli altri, Delmastro e Pozzolo, che hanno tenuto anche brevi discorsi. Uno dei tavoli del ristorante che ha ospitato l’evento era riservato proprio per la Polizia penitenziaria.

La cena è stata anche l’occasione per una grande dimostrazione di solidarietà verso Delmastro, che quattro giorni prima era stato rinviato a giudizio per avere rivelato documenti riservati legati al caso Cospito. Nella sala principale c’era un grande striscione con su scritto: «Siamo tutti Delmastro». Alcuni agenti della Polizia penitenziaria locale, iscritti al sindacato SINAPPE, hanno sfilato tra i tavoli indossando una maglietta con scritto «anche io sono Delmastro», tenendo in mano un cartoncino con la faccia del sottosegretario.

Agenti della Polizia penitenziaria sfilano in sostegno a Delmastro durante la cena di Natale di Fratelli d’Italia a Biella (SINAPPE/Facebook)

La vicinanza tra Delmastro e il SINAPPE è antica, e questo spiega come mai per esempio i profili sui social network del SINAPPE Piemonte condividano interviste, iniziative e post del sottosegretario alla Giustizia. Nel luglio del 2022, di ritorno da una missione parlamentare in Algeria, da semplice deputato di opposizione Delmastro partecipò a una festa della Polizia penitenziaria. Poi pubblicò le foto su Facebook che lo ritraevano abbracciato a Raffaele Tuttolomondo, segretario regionale del SINAPPE che è molto in confidenza con Delmastro e anche con Morello (lo dimostra tra l’altro il fatto che abbiano festeggiato insieme il Natale a un ristorante di Oropa, vicino a Biella).

Nella scorsa legislatura Delmastro ha portato avanti varie battaglie care al sindacato SINAPPE, per esempio per assegnare al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la sola tutela degli agenti di polizia, e non anche le responsabilità sulle condizioni dei detenuti. Delmastro ha realizzato alcuni video davanti al carcere di Biella per dare visibilità a queste sue proposte. In un video del settembre del 2020 disse: «Intanto il 33 per cento dei detenuti sono stranieri: prendano la barca e tornino a casa loro a scontare [la pena, ndr]».

L’abilità con cui Delmastro ha saputo costruire questi legami privilegiati con agenti della Polizia penitenziaria locale ha molto a che vedere con alcune vicende che hanno segnato il carcere di Biella, e che sono oggetto di diverse inchieste della magistratura. Nel marzo del 2023 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Biella sospese dal servizio 23 agenti e mise ai domiciliari il vicecomandante della polizia penitenziaria. L’ipotesi di reato era tortura di Stato per alcuni casi di presunti maltrattamenti e violenze nei confronti di tre detenuti stranieri. Uno di loro, in particolare, sarebbe stato immobilizzato con nastro adesivo alle caviglie e picchiato dopo che gli erano stati sfilati i pantaloni.

In quegli stessi giorni Fratelli d’Italia tentò di accelerare la discussione di una proposta di legge presentata dalla sua deputata Imma Vietri alla Camera, per abrogare il reato di tortura introdotto nell’ordinamento italiano nel 2017. Nel presentare la proposta Vietri scrisse:

Gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate.

Delmastro condivise l’iniziativa, ribadendo la necessità di rivedere le norme sul reato di tortura. Poche settimane più tardi, in un evento pubblico, tornò sull’argomento criticando i governi precedenti:

Pretendevano che i poliziotti affrontassero i detenuti armati di olio bollente con nulla più che la Costituzione nella mano sinistra e l’Ordinamento Penitenziario nella destra. Per ‘ringraziarli’ dei loro sacrifici, che spesso comprendevano versamenti di sangue, gli hanno regalato un reato di tortura che, per come è stato scritto, ha tolto loro ogni possibilità di difesa. Noi stiamo lavorando per riscriverlo.

A giugno il Tribunale del riesame di Torino, che doveva valutare l’opportunità delle misure adottate nei confronti dei 23 agenti, ordinò la «remissione delle misure cautelari», di fatto annullando le sospensioni e non trovando che ci fossero elementi concreti per sostenere la tesi del reato di tortura. Lo stesso tribunale confermò che gli agenti avevano «operato sì impropriamente nell’adozione di misure di rigore complessivamente eccessive e illegittime», ma che non lo avevano fatto per una gratuita volontà di tortura, quanto per reagire alle intemperanze dei tre detenuti, che erano in stato alterato.

Gli agenti furono reintegrati in servizio. Alcuni di loro parteciparono poi insieme a colleghi e famiglie a una grigliata nella caserma del carcere di Biella la sera del 27 luglio. Alla festa erano presenti esponenti politici della destra locale, e anche Delmastro, il quale poi disse di essere passato solo per un saluto. Secondo alcuni giornali locali la grigliata fu un’occasione per celebrare il reintegro in servizio degli agenti coinvolti nell’inchiesta, e ci sarebbero stati anche brindisi per l’abolizione del reato di tortura. Su questo alcuni parlamentari del Partito Democratico piemontese presentarono un’interrogazione al ministro della Giustizia Nordio.

I sindacati di polizia coinvolti nell’organizzazione della grigliata fecero poi un comunicato per ringraziare il sindaco di Biella e il sottosegretario Delmastro per avere partecipato alla festa, spiegando che l’iniziativa era servita a creare «un momento di gioviale condivisione al fine di incentivare lo spirito di Corpo in presenza delle loro famiglie». A settembre una nuova inchiesta della procura di Biella ha coinvolto lo stesso carcere cittadino, con 89 persone indagate e 56 fermate, tra cui tre agenti della penitenziaria, mentre per altri tre è stata chiesta la sospensione dal servizio. L’inchiesta è ancora in corso e sta indagando su un presunto sistema di spaccio di stupefacenti all’interno del carcere, al quale avrebbero collaborato anche alcuni agenti.

Rispetto alla versione iniziale di questo articolo è stato rimosso un passaggio che equivocava un’associazione relativa al motoclub “Shot Gun”.