Cos’è questa storia delle accuse di furto a Piero Fassino
A metà aprile è stato fermato dalla vigilanza in un negozio dell'aeroporto di Fiumicino con un profumo in tasca, ma lui dice che c'è stato un malinteso
Da qualche giorno sui giornali si sta parlando di accuse di furto a Piero Fassino, deputato del Partito Democratico molto noto e che in passato ha ricoperto incarichi politici di rilievo: secondo queste accuse Fassino avrebbe cercato di rubare un profumo in un negozio dentro all’aeroporto Fiumicino di Roma. Lui stesso ha confermato di aver avuto di recente un problema con la vigilanza dell’aeroporto, ma ha detto che c’è stato un malinteso e che in realtà non aveva intenzione di rubare nulla. Al momento comunque le accuse contro Fassino non sono state formalizzate in una denuncia.
Tra le altre cose, Fassino è stato ministro della Giustizia tra il 2000 e il 2001 e sindaco di Torino tra il 2011 e il 2016. È stato deputato tra il 1994 e il 2011, e poi di nuovo dal 2018. Ha 75 anni.
I fatti risalgono allo scorso 15 aprile. Secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, che per primo ha diffuso la notizia, Fassino doveva andare in aereo da Roma a Strasburgo per partecipare a una riunione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove è presidente del comitato sul Medio Oriente (il Consiglio d’Europa è un organo che non ha a che fare con l’Unione Europea e si occupa di democrazia e diritti umani). Dopo aver superato i controlli di routine Fassino era entrato in un duty free e aveva messo nella tasca del giaccone un profumo da donna dal costo di circa 100 euro.
Ci sono versioni discordanti riguardo alla dinamica con cui Fassino è stato fermato dalla vigilanza. Fassino ha spiegato al Fatto che mentre si trovava nel negozio voleva usare il telefono per rispondere a una chiamata, e per questo si era messo provvisoriamente il profumo in tasca, con l’idea di andare poi a pagarlo: «Avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse», ha detto. Secondo Fassino il gesto di mettere la merce in tasca era stato notato dagli agenti della vigilanza, che l’avevano fermato all’interno del negozio e poi allertato la polizia. Secondo il Fatto, invece, Fassino si sarebbe allontanato dalle casse con il profumo non pagato nella tasca, provocando l’intervento degli agenti. Ci sono anche altre discrepanze. Fassino ha detto a Repubblica che mentre era nel negozio aveva il cellulare «in mano». Nei filmati però non si vedrebbe alcun telefono, secondo una fonte anonima che ha avuto accesso ai video delle telecamere di sicurezza, citata sempre da Repubblica.
In ogni caso, dopo essere stato avvicinato dalla vigilanza Fassino ha presentato la sua versione dei fatti agli agenti, cercando di spiegare il presunto equivoco. Un testimone, citato sempre dal Fatto, ha detto che il deputato si era offerto di pagare non solo una boccetta di profumo, ma due, per dimostrare le sue buone intenzioni. Dopo aver guardato le immagini delle telecamere di sicurezza, gli agenti hanno comunque deciso di denunciare Fassino alla Polaria, la polizia di frontiera aerea.
Il 24 aprile, intervistato dalla radio RTL 102.5, Fassino ha detto: «Non sto bene, non vivo bene questa vicenda, che mi suscita disagio e molto malessere. È tutto frutto di un equivoco, di un malinteso che spero si chiarisca […] È un episodio che mi mette profondamente a disagio». Fassino ha anche detto di non aver ricevuto, fino a quel momento, alcuna notifica di denuncia. Venerdì anche il suo avvocato, Fulvio Gianaria, ha confermato a Repubblica di non aver ricevuto nulla.
L’Ansa ha scritto che per ora la Polaria ha raccolto i filmati delle telecamere di sicurezza del duty free e le testimonianze di alcuni dei presenti. Nei prossimi giorni il materiale dovrebbe essere inviato alla procura di Civitavecchia, responsabile per la zona di Fiumicino, che deciderà come procedere.