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  • Venerdì 22 dicembre 2023

Israele ha bombardato molte zone della Striscia di Gaza che aveva indicato come sicure per i civili

Con ordigni particolarmente potenti, che non dovrebbero essere usati in zone densamente popolate: lo dimostra un'inchiesta del New York Times

Un edificio bombardato a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza (Ahmad Hasaballah/Getty Images)
Un edificio bombardato a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza (Ahmad Hasaballah/Getty Images)
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Un’inchiesta giornalistica curata dal New York Times, tra i giornali più prestigiosi e affidabili al mondo, ha rivelato che negli ultimi mesi l’esercito israeliano ha sganciato oltre 200 bombe particolarmente potenti in zone della Striscia di Gaza che in precedenza aveva indicato come sicure, e dove aveva quindi suggerito ai civili di rifugiarsi. L’inchiesta si può guardare nel video qui sotto, che contiene alcune scene particolarmente impressionanti.

Le bombe citate dal New York Times sono dette “2.000-pound bombs”, ossia pesano duemila libbre, pari a circa 900 chilogrammi: fanno parte dell’arsenale militare di molti paesi occidentali, ma a causa del loro effetto particolarmente devastante vengono usate raramente in aree densamente popolate dai civili, come la Striscia di Gaza. Uno tra i modelli più diffusi è l’Mk 84, che può causare danni a cose o persone entro un raggio di quasi un chilometro dal punto di impatto.

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Con un software di intelligenza artificiale, i giornalisti del New York Times hanno analizzato le immagini satellitari che mostrano il territorio della Striscia per individuare i crateri con un diametro di almeno 12 metri. Secondo gli esperti di balistica, solo delle bombe simili alle Mk 84 possono causare buche così grandi nel suolo sabbioso della Striscia.

I giornalisti hanno poi valutato personalmente ogni immagine, per escludere eventuali errori del sistema di intelligenza artificiale, e i crateri che erano già presenti prima dell’inizio della guerra. Dall’analisi è risultato che Israele ha lanciato intenzionalmente almeno 208 bombe Mk 84 sul territorio della Striscia di Gaza a partire dallo scorso 7 ottobre, in zone che in precedenza aveva indicato come sicure.

Per esempio, all’inizio di dicembre Israele aveva iniziato a chiedere ai civili di evacuare zone molto specifiche nel sud della Striscia, indicate tramite delle mappe piuttosto confuse (e con tutta probabilità inaccessibili per le persone coinvolte). L’indagine del New York Times sostiene che diverse bombe Mk 84 siano state lanciate in alcuni quartieri di Khan Yunis, una città nella zona meridionale della Striscia dove dall’inizio della guerra si erano rifugiate centinaia di migliaia di civili, e la cui evacuazione era stata ordinata solo poche ore prima.

L’esercito israeliano ha commentato l’indagine dicendo che al momento la sua priorità è quella di eliminare completamente Hamas, e che l’uso che viene fatto delle bombe «sarà valutato in un secondo momento». Un portavoce dell’esercito ha aggiunto che Israele «prende le dovute precauzioni per limitare i danni ai civili». Questa affermazione, ripetuta spesso dai rappresentanti dell’esercito e del governo israeliano, è stata però messa in discussione da molti osservatori internazionali e anche dal governo degli Stati Uniti, che nella guerra sta sostenendo Israele con aiuti economici e armi.

Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno inviato a Israele oltre 5mila bombe Mk 84, ma di recente hanno iniziato a inviare anche bombe Gbu 39, che sono più piccole e considerate più adatte agli ambienti urbani.

Da quasi tre mesi nella Striscia di Gaza è in corso una guerra tra Israele e il gruppo radicale palestinese Hamas, che governa la Striscia e lo scorso 7 ottobre ha compiuto un grave attacco contro Israele. In risposta a quell’attacco Israele ha bombardato, assediato e poi invaso via terra la Striscia di Gaza, concentrandosi inizialmente nella parte nord e arrivando nelle ultime settimane anche a sud.