Un altro complotto contro il governo evocato dal ministro della Difesa

Stavolta Guido Crosetto ha messo in mezzo la magistratura, altre volte ha parlato di «dossieraggio» o di una taglia su di lui del gruppo Wagner

(ANSA / ANGELO CARCONI)
(ANSA / ANGELO CARCONI)
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Domenica il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto che si aprirà una stagione di ostilità da parte della magistratura nei confronti del governo di Giorgia Meloni. «L’unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria», ha detto Crosetto alla giornalista che gli chiedeva quale fosse il più grave pericolo per la tenuta del governo. Sollecitato a spiegare meglio cosa intendesse, Crosetto ha proseguito così:

A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese, mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle europee.

Queste parole hanno innescato una grossa polemica politica tra i partiti, ma non è la prima volta in questo primo anno di governo che alcuni interventi di Crosetto, uno dei fondatori e dei massimi dirigenti di Fratelli d’Italia, richiamano presunte macchinazioni contro di lui o contro il governo. Era già successo ad agosto, quando Crosetto era intervenuto per commentare un’inchiesta che riguardava una raccolta illecita di informazioni sensibili proprio sul ministro della Difesa (Crosetto l’aveva definito un «sistema di dossieraggio illegittimo»). Nel marzo scorso, invece, Crosetto aveva fatto delle dichiarazioni su una presunta minaccia di morte nei suoi confronti da parte del gruppo Wagner, la milizia di mercenari russi impegnata su vari fronti di guerra in Ucraina e in Africa.

Stavolta è sembrato poco opportuno che accuse così gravi contro la magistratura venissero fatte in un’intervista a un quotidiano, e non in una sede istituzionale. Crosetto ha poi scritto su X (Twitter) che sarebbe stato disponibile a riferire in parlamento. Lui stesso ha suggerito che l’audizione possa avvenire o alla commissione Antimafia o al COPASIR, il Comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti. Sono due sedi particolari: le attività del COPASIR sono infatti quasi sempre secretate, data la delicatezza dei temi trattati; quelle dell’Antimafia possono esserlo se i suoi componenti lo ritengono opportuno.

Il presidente del COPASIR è Lorenzo Guerini, deputato del Partito Democratico ed ex ministro della Difesa. «Nessun commento da parte mia» dice. «Il governo conosce quali sono le modalità formali per interagire con il parlamento e le sue articolazioni. Qualora venissero attivate valuteremo secondo le nostre prerogative e funzioni, con i modi che sono consoni e rispettosi della corretta grammatica istituzionale». Guerini fa evidentemente riferimento al fatto che le procedure per avviare un’azione del COPASIR rispondono di solito a una prassi ben precisa: e in questo caso dovrebbe essere il governo, o il ministro stesso, a informare il comitato che è a conoscenza di dettagli importanti per la sicurezza nazionale. Ma questa comunicazione dovrebbe avvenire con un documento ufficiale, non sui social network.

Quanto all’Antimafia, il PD ha chiesto l’audizione di Crosetto in quella sede. La presidente della commissione, Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia, non ha finora commentato. Altri parlamentari, come ad esempio il deputato Benedetto Della Vedova di +Europa, ritengono invece che l’audizione debba avvenire in aula, dove ci sarebbe un dibattito più trasparente.

La segnalazione di Crosetto nasce da alcuni interventi fatti nel corso del recente convegno di AREA, un’organizzazione formata dalle due associazioni di magistrati progressisti, Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia. Da decenni esistono infatti varie associazioni a cui i magistrati aderiscono in base alla propria sensibilità giuridica e politica, e ciascuna di queste associazioni – spesso indicate come correnti – ha un orientamento abbastanza definito. Magistratura Democratica (MD) è la più importante delle associazioni che si collocano a sinistra di questo scenario. Il peso attuale di AREA all’interno del Consiglio superiore della magistratura (il CSM, l’organo con cui la magistratura si autogoverna) è assai inferiore a quello avuto in passato. Oggi, sui 20 membri scelti dai magistrati, 8 sono di AREA, di cui solo 2 appartengono a MD.

Il convegno di AREA, trasmesso integralmente da Radio Radicale, si intitolava Il ruolo della giurisdizione all’epoca del maggioritarismo, e si è svolto a Palermo tra il 29 settembre e il primo ottobre. Tra gli ospiti c’era anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. In particolare è stato l’intervento di Stefano Musolino, segretario di MD, a inquietare Crosetto. In un passaggio della sua relazione ha detto: «C’è insomma una evidente insofferenza verso l’indipendenza della magistratura e la sua fisiologica costituzionale funzione anti-maggioritaria a tutela dei diritti fondamentali». Questa frase, quest’enfasi sulla funzione «anti-maggioritaria», è stata interpretata da alcuni come un’esortazione a opporsi al governo Meloni.

«In realtà ho espresso questi stessi concetti in varie interviste rilasciate subito dopo la mia elezione a segretario di MD, cioè nel luglio di due anni fa, quando la maggioranza di governo era di tutt’altro colore» dice Musolino, ammettendo di essere «molto sorpreso e anche dispiaciuto da questa polemica». Prosegue Musolino: «Io credo che MD debba ribadire che l’autonomia che la Costituzione assegna alla magistratura non vada intesa come un regalo corporativo, ma come una prerogativa che implica un impegno preciso da parte nostra: quello di fare in modo che le legittime e doverose scelte che le varie maggioranze parlamentari prendono non mettano a rischio le garanzie fondamentali dei cittadini, specie dei più deboli».

Alcuni di questi concetti sono stati poi ripetuti anche al Congresso di MD che si è svolto a Napoli tra il 10 e il 12 ottobre, anche questo trasmesso da Radio Radicale. In quella circostanza è stato condiviso anche un documento di MEDEL, un’associazione europea di magistrati di cui MD fa parte, in cui si indica «il rischio di una deriva verso ciò che è stato osservato in altri contesti, come la Polonia, dove le campagne pubbliche sostenute dai politici per screditare i giudici sono state utilizzate per promuovere riforme che hanno portato a uno stravolgimento dello Stato di diritto e dell’indipendenza della magistratura». Alcuni interventi hanno fatto riferimento alle polemiche sul caso di Iolanda Apostolico, la giudice del tribunale di Catania che non ha convalidato la detenzione di alcuni migranti tunisini nel centro di Pozzallo. Tra gli ospiti esterni invitati al Congresso c’era il presidente del Senato Ignazio La Russa, esponente di Fratelli d’Italia.

Dopo che la polemica era montata, e senza che Meloni abbia ritenuto di dire nulla al riguardo, Crosetto ha poi ribadito su X che la sua denuncia si basa su una cosa che gli è stata riferita, e che è «una preoccupazione, non un attacco».

Ad agosto il ministro della Difesa era intervenuto per commentare un’inchiesta di «dossieraggio» condotta prima dalla procura di Roma e poi da quella di Perugia e iniziata dopo una denuncia fatta dallo stesso Crosetto nel novembre 2022. Tutto era nato, in quel caso, da alcuni articoli del quotidiano Domani che denunciavano presunti conflitti d’interesse per Crosetto, che prima di diventare ministro per la Difesa aveva svolto, tra il 2018 e il 2021, un ruolo di consulente per Leonardo, l’azienda pubblica che è una della più importanti società al mondo nel settore della produzioni di armi. Crosetto aveva denunciato «un tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false per attaccarmi». L’inchiesta è ancora in corso a Perugia.

Ancora prima, a marzo, era stata diffusa la notizia di una minaccia diretta dei mercenari del gruppo Wagner nei confronti di Crosetto, su cui pareva fosse stata messa perfino una taglia di 15 milioni di dollari. Il ministro della Difesa aveva commentato su X senza smentire. In quel caso il presidente del COPASIR Guerini aveva chiesto direttamente un chiarimento al governo, ricevendo una risposta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, responsabile per i servizi segreti, che ridimensionava molto l’entità della minaccia, sostanzialmente liquidandola come una notizia non fondata. Poi si è scoperto che a segnalare questo rischio a Crosetto e ad alcuni dirigenti dell’intelligence era stata Elisabetta Trenta, ex ministra della Difesa durante il primo governo di Giuseppe Conte.