La giudice Iolanda Apostolico del tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di quattro migranti tunisini nel centro di Pozzallo

La struttura per il trattenimento dei migranti di Pozzallo (ANSA/FRANCESCO RUTA)
La struttura per il trattenimento dei migranti di Pozzallo (ANSA/FRANCESCO RUTA)

La giudice Iolanda Apostolico del tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di quattro migranti tunisini nel nuovo Centro per le procedure accelerate di frontiera di Pozzallo, in provincia di Ragusa, dove vengono trattenute le persone migranti che arrivano in Italia in attesa che venga valutata la loro domanda d’asilo. Il tribunale di Catania aveva emesso altre due sentenze simili nelle ultime settimane, di cui la prima proprio dalla giudice Apostolico. Quella sentenza era stata criticata molto duramente dal governo, che ha annunciato anche che farà ricorso.

La nuova sentenza, come quelle precedenti, ritiene le disposizioni del cosiddetto “decreto Cutro” in contrasto con le normative europee: il decreto Cutro è quello con cui a marzo il governo di Giorgia Meloni introdusse nuove misure per la creazione di appositi centri, come appunto quello di Pozzallo, che avrebbero dovuto permettere un esame “accelerato” delle domande d’asilo delle persone migranti provenienti da paesi considerati “sicuri”, quindi dove il governo ritiene vengano rispettati l’ordinamento democratico e i diritti della popolazione. L’applicazione di questa definizione è però controversa: il ministero dell’Interno italiano attualmente considera “sicuri” 16 paesi, tra cui la Tunisia, dove però il presidente Kais Saied ha progressivamente smantellato lo stato di diritto, accentrato i poteri e imprigionato i suoi oppositori politici.

Negli ultimi giorni la giudice Apostolico è stata al centro di un dibattito riguardante l’imparzialità dei giudici, dopo che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e la Lega avevano diffuso dei video che mostravano la sua partecipazione a una manifestazione a favore dei migranti a Catania, nel 2018.

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