Un altro giudice del tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di sei migranti tunisini nel centro di Pozzallo

Il centro di Pozzallo visto da fuori (ANSA/FRANCESCO RUTA)
Il centro di Pozzallo visto da fuori (ANSA/FRANCESCO RUTA)

Domenica il tribunale di Catania non ha convalidato la detenzione di sei migranti tunisini nel nuovo Centro per le procedure accelerate di frontiera di Pozzallo, in provincia di Ragusa, dove vengono trattenute le persone migranti che arrivano in Italia in attesa che venga valutata la loro domanda d’asilo. Nelle motivazioni della sentenza il giudice ha ritenuto le disposizioni del cosiddetto “decreto Cutro” in contrasto con le normative europee, in modo simile a quanto aveva fatto nelle scorse settimane una sentenza di un’altra giudice del tribunale di Catania, poi criticata molto duramente dal governo.

Il decreto Cutro è quello con cui a marzo il governo di Giorgia Meloni introdusse nuove misure per la creazione di appositi centri, come appunto quello di Pozzallo, che avrebbero dovuto permettere un esame “accelerato” delle domande d’asilo delle persone migranti provenienti da paesi considerati “sicuri”, quindi dove il governo ritiene vengano rispettati l’ordinamento democratico e i diritti della popolazione. L’applicazione di questa definizione è però controversa: il ministero dell’Interno italiano attualmente considera “sicuri” 16 paesi, tra cui la Tunisia, dove però il presidente Kais Saied ha progressivamente smantellato lo stato di diritto, accentrato i poteri e imprigionato i suoi oppositori politici.

Oltre a giudicare il decreto Cutro in contrasto con le norme europee, la sentenza di domenica ha sostenuto che la Tunisia non si possa considerare “un paese sicuro”, ordinando quindi la liberazione dei sei migranti tunisini. Alcuni giorni fa anche il tribunale di Firenze aveva annullato l’espulsione di un migrante tunisino per ragioni simili.